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FATTI E
PERSONE
Certificazione etica in agricoltura, l'alternativa proposta dai
piccoli
Prodotti sani, stagionali e rispettosi della terra, senza ricorrere
a sostanze chimiche
Prodotti stagionali e sani, realizzati
nel rispetto delle risorse naturali, ma anche di quelle umane, in grado
di garantire qualità e impegno sociale, rispetto della biodiversità
e del patrimonio genetico dei prodotti locali. I piccoli produttori chiedono
una certificazione unica che garantisca la sostenibilità di tutto
il processo in agricoltura, dalla semina alla raccolta alla trasformazione
fino al rispetto di chi lavora nei campi e nei laboratori, senza gravare
sulle aziende di piccole e piccolissime dimensioni.
Considerando anche che spesso queste certificazioni "instaurano un
rapporto che si esaurisce in uno o due controlli e nel pagamento della
quota", spiega all'Adnkronos Michela Cusano, manager della Giovane
Compagnia Meridionale, 5 ettari di terra pugliese, nelle campagne di San
Ferdinando, strappati all'abbandono e restituiti alla produttività
e alla vendita (esclusivamente diretta) di olio, vino e passata di pomodoro,
conserve dell'orto e di frutta. Braccia rubate all'università,
visto che lei ha scelto la terra dopo la laurea in Giurisprudenza, sposando
un modello alternativo alla Grande distribuzione, quello del connettivo
di produttori e contadini Terra Terra, al quale la Compagnia aderisce.
Una certificazione etica, dunque, a 360 gradi. Una proposta esiste già,
ed è quella di Genuino Clandestino, la campagna per la libera lavorazione
dei prodotti contadini. Si chiama "autocertificazione partecipata"
e garantisce la sostenibilità e l'impegno dell'azienda in tutte
le fasi di produzione e lavorazione oltre a un controllo continuativo
da parte di tecnici e consumatori. L'azienda infatti, oltre a ricevere
le visite dei tecnici, ovvero dei produttori anziani specializzati, apre
le porte dei laboratori e degli orti ai consumatori, invitati ad andare
a toccare con mano i metodi di produzione e a partecipare alle campagne
di raccolta.
L'azienda sposa i principi di sovranità alimentare, mantenimento
delle terre pubbliche, qualità della terra e rispetto del lavoro,
"questo significa dire no al lavoro nero, anche se stagionale, e
regolarizzare tutti". E' dunque in linea con tutte le realtà
che aderiscono a Genuino Clandestino, da Campi aperti in Emilia Romagna
a Terra Terra a Roma, da La Ragnatela di Napoli al Movimento Terre in
Puglia e Basilicata, passando per Terra Fuori Mercato in Umbria e Marche,
Terra in Moto in Lombardia e altre realtà in Sicilia e Sardegna.
Spese da sostenere per aderire all'autocertificazione partecipata: nessuna.
Tranne quelle necessarie per realizzare un prodotto etico, sano, stagionale
e rispettoso della terra, senza ricorrere a sostanze chimiche. Di pari
passo con questa innovativa idea di certificazione etica, si muove anche
la questione relativa alla libera lavorazione dei prodotti contadini.
"In Italia, per quanto riguarda la lavorazione dei prodotti contadini,
è previsto l'obbligo di dotarsi di un laboratorio, uguale tanto
per le grandi aziende quanto per le piccole imprese, con costi proibitivi
per le realtà minori", spiega la Cusano.
Anche in questo caso l'alternativa c'è, e "il modello da seguire
è quello delle Province Autonome di Trento e Bolzano dove, grazie
a una legge regionale, viene riconosciuto al piccolo contadino il diritto
a trasformare il prodotto anche nella cucina di casa, per poi venderlo,
fermo restando il superamento dei controlli Asl", conclude. (www.adnkronos.com)
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