FATTI E PERSONE

Enoturismo, da svago di nicchia a fenomeno globale
Turisti per Bacco: viaggio che fai, vino che trovi. Da Langhe a Chianti, mete evergreen, a appeal di nuovi territori (Puglia, Sicilia ...). World Wine Tourism Conference (Perugia, 30 gennaio)

Di cosa vive un territorio? Della sua storia, arte e cultura, del fascino del paesaggio, dei suoi monumenti più belli, e di coloro che, da tutto il mondo, si muovono per venire ad ammirare ciò che rende unico il Belpaese. In una parola, di turismo, voce importante dell’economia italiana in generale, e per quella di chi, in quel territorio, vi abita - se solo si pensa all’indotto - in particolare. Ma, soprattutto, in Italia molti territori vivono ancora di agricoltura e vino, al centro di uno dei fenomeni legati al viaggiare di maggior successo degli ultimi decenni: l’enoturismo. E che oggi ha numeri importanti: 5 miliardi di euro di giro d’affari e quasi 5 milioni di eno-turisti, molti italiani, secondo i dati Città del Vino/Censis. Oltre 300 tra tour operator, aziende, giornalisti, blogger e player dell’enoturismo da 40 Paesi del mondo, sono invece i numeri dell’“International Wine Tourism Conference & Workshop”, gli “stati generali” del turismo del vino che, grazie alla partnership tra Wine Pleasures e Movimento Turismo del Vino, si riuniranno per la prima volta in Italia (Perugia, 30 gennaio-2 febbraio; www.movimentoturismovino.it), come riconoscimento importante al ruolo che il Belpaese ha avuto nel fare dell’enoturismo da uno svago per intenditori, un fenomeno globale. “Il vino è sempre più globale - spiega Chiara Lungarotti, presidente del Movimento Turismo del Vino - anche la promozione dell’enoturismo, che è la vetrina del settore, deve seguire la stessa strada. Per intercettare nuovi viaggiatori è indispensabile puntare, per esempio, anche sui nuovi media, web in primis, elementi ormai centrali quanto qualità del vino ed accoglienza”.
Del resto, il 30% degli eno-turisti organizza le vacanze proprio sul web, a caccia di luoghi capaci di soddisfare più passioni in una volta, per il vino e la gastronomia ma anche per l’arte, l’ambiente, lo sport, il wellness. L’enoturismo in Italia continua ad arricchirsi di nuove mete, di territori che, negli ultimi anni, sono protagonisti di una vera e propria ascesa, perché capaci di rispondere alle esigenze degli eno-appassionati. E così, accanto a territori unici e riconoscibili, come Langhe, Montalcino, Chianti Classico, ma anche Franciacorta, Bolgheri e Montepulciano, Alto Adige, Oltrepo Pavese e Friuli, ci sono poi, da una parte, il Veneto, con i distretti del Prosecco e dell’Amarone della Valpolicella, l’Umbria, con il Sagrantino di Montefalco, la Puglia, con la “rinascita” di territori come il Salento; dall’altra, i cosiddetti “macro-territori”, come il Trentino, con le sue bollicine raccolte nell’unica denominazione Trentodoc, e la Sicilia, con i suoi grandi vini, tutte regioni che si caratterizzano non solo per le singole denominazioni di origine, ma per la qualità dell’offerta complessiva.
Sempre al passo con i tempi: è questa la prima regola da seguire per l’enoturismo. Anche perché, secondo chi, negli anni ’90, ha contribuito a fondarlo, “c’è ancora molto da fare - dice Magda Antonioli Corigliano dell’Università Bocconi, consulente del commissario Ue per il Turismo - perché i turisti cercano vino e cibo, ma soprattutto emozioni. Non dobbiamo rallentare, disporre dei nostri vini è una condizione necessaria, ma non sufficiente per fare turismo, dobbiamo investire ancora sull’accoglienza e creare prodotti”. (www.winenews.it)


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