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FATTI E
PERSONE
Cibo, ogni anno 6 milioni di tonnellate in eccesso
Solo il 6,4% agli enti caritatevoli
Ogni anno nella filiera agroalimentare italiana vengono prodotte 6 milioni
di tonnellate di eccedenza alimentare (pari al 17,4% dei consumi alimentari)
per un valore di circa 13 miliardi di euro. Più della metà
è generata all’interno della filiera (dal settore primario
alla ristorazione), mentre solo il 41,9% dai consumatori. È quanto
emerge dalla ricerca effettuata dalla Fondazione per la sussidiarietà
in collaborazione con il Politecnico di Milano e Nielsen Italia presentata
a Bologna in presenza del ministro per le Politiche agricole, Mario Catania.
Ma dove finiscono queste eccedenze? Dall’indagine risulta che solo
una minima parte è destinata a enti caritatevoli (6,4%) o a mercati
secondari (1,1%). La maggior parte (81%) è conferita a enti di
smaltimento e utilizzata per la concimazione del terreno o la produzione
di energia. Mentre l’11,5% è conferita o venduta ad aziende
di trasformazione che la utilizzano per l’alimentazione animale
o per la produzione di mangimi. Ciò significa che nella filiera
agroalimentare lo spreco ammonta a 5,5 milioni di tonnellate ovvero il
92,5% delle eccedenze prodotte.
Ogni famiglia italiana “butta” ogni anno una quantità
di cibo pari a 42 chilogrammi pro capite (circa l’8% della spesa)
per un valore di circa 6,9 miliardi di euro (circa 117 euro a persona).
Gli anziani sono più attenti dei giovani. L’85% delle famiglie
in cui il responsabile acquisti ha più di 65 anni ha dichiarato
di buttare meno del 5% degli alimenti portati a tavola. Al contrario il
30% dei responsabili acquisti con meno di 34 anni ha dichiarato di buttare
il 5-10% del cibo. La percentuale di cibo buttato arriva al 15% nel caso
del 7,8% dei single o delle coppie senza figli. Le cause? Alimenti andati
a male (pari al 3,4% della spesa) o scaduti o avanzi non riutilizzati
(pari al 4,8% del cibo portato a tavola). La maggior parte degli alimenti
che vanno buttati sono bevande (40%), fresco (25%) e frutta e verdura
(14%), mentre il 17% sono generi a lunga conservazione.
Il 58,1% delle eccedenze è prodotto nella filiera agroalimentare,
dal settore primario alla ristorazione. Nella maggior parte dei casi la
generazione dell’eccedenza è riconducibile a un disallineamento
fra quantità prodotta o acquistata e quantità venduta o
consumata. Ciò significa per i settori di trasformazione o distribuzione
il raggiungimento della sell-by date interna, per l’agricoltura
la sovrapproduzione, per la ristorazione e il consumo da casa una preparazione
di pasti superiore a quanto dovuto. Dalla ricerca emerge che nella fase
di produzione industriale vengono prodotte poco più di 181 mila
tonnellate all’anno di eccedenze (0,41% della produzione di questo
stadio) di cui 81 mila non sono recuperate per l’alimentazione umana,
quindi sono sprecate. Nella distribuzione, le eccedenze ogni anno ammontano
a 777 mila tonnellate di cui solo il 7,5% viene recuperato per l’alimentazione
umana. Infine, nella ristorazione le eccedenze sono circa 209 mila tonnellate
all’anno di cui solo il 9,2% viene recuperato per l’alimentazione.
Gran parte delle eccedenze in filiera (2,3 milioni di tonnellate) sono
prodotte in agricoltura. (http://social.tiscali.it)
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