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FATTI E
PERSONE
Donne, l’altra metà dell’agricoltura
Oggi rappresentano in media il 43 per cento della forza lavoro agricola
nei paesi in via di sviluppo, con percentuali che vanno dal 20 per cento
in America Latina a circa il 50 per cento nel Sudest asiatico e nell'Africa
sub-sahariana. Sono donne che coltivano o producono gran parte del cibo
nel mondo e che potrebbero fare ancora di più se avessero accesso
alle risorse indispensabili.
Le donne nei campi ci sono sempre
state. Oggi rappresentano in media il 43 per cento della forza lavoro
agricola nei paesi in via di sviluppo, con percentuali che vanno dal 20
per cento in America Latina a circa il 50 per cento nel Sudest asiatico
e nell'Africa sub-sahariana. La percentuale è più alta in
alcuni paesi e talvolta varia molto all'interno dello stesso paese.
Sono donne che coltivano o producono gran parte del cibo nel mondo e che
potrebbero fare ancora di più se avessero accesso alle risorse
indispensabili, lo evidenzia la Fao nell'ultima edizione del rapporto
‘Lo stato dell'alimentazione e dell'agricoltura’ (Sofa 2010-11).
I rendimenti degli appezzamenti coltivati dalle donne sono spesso più
bassi, si legge nel rapporto. Ma questo avviene solo perché non
dispongono di uguali fattori produttivi, non perché le donne coltivino
la terra peggio degli uomini. Secondo il rapporto, se vi avessero accesso,
i loro rendimenti salirebbero, produrrebbero di più e la produzione
agricola nel suo complesso aumenterebbe.
Se le donne delle zone rurali avessero le stesse opportunità degli
uomini in termini di accesso alla terra, alla tecnologia, ai servizi finanziari,
alla scolarizzazione ed ai mercati, la produzione agricola potrebbe aumentare
ed il numero delle persone che soffrono la fame potrebbe ridursi di 100-150
milioni di unità. Sono Paesi in cui è ancora presente la
discriminazione che impedisce alle donne di avere gli stessi diritti degli
uomini sulla proprietà o il possesso della terra. Nell’altra
parte del mondo, le donne nei campi rappresentano il punto di riferimento
per il benessere delle loro famiglie, lo sviluppo dell’economia
rurale, la produzione di cibo e la sicurezza alimentare. Donne che operano
in modo incisivo per una competitività reale sui mercati nazionali
e mondiali, che fanno dell'innovazione uno strumento indispensabile per
crescere e svilupparsi. Nel tessuto agricolo italiano, crescono , le giovani
imprese guidate da donne. L’Anga, che rappresenta i giovani imprenditori
di Confagricoltura, in occasione dell’8 marzo scorso, ha diffuso
un’indagine da cui risulta che il 40% delle giovani imprese di Confagri
è a guida femminile. Le giovani dell’associazione che conducono
direttamente le proprie imprese, sulla base dell'indagine effettuata su
un campione di 1.000 associati, si contraddistinguono per l'alto tasso
di scolarizzazione: due su tre sono laureate. Si anche occupano di attività
innovative: agriturismo (25%), settore biologico (15%), fattorie didattiche
(5%). Dieci anni prima le giovani imprenditrici dell'Anga erano il 10%,
oggi sono più del 40% e dimostrano un grado di consapevolezza del
ruolo, di soddisfazione per l'attività scelta e un livello di ottimismo
verso il futuro (75%) più elevato rispetto ai colleghi maschi.
Un ruolo sul quale è decisivo investire.
Il perché lo aveva spiegato Terri Raney durante la presentazione
di ‘The State of Food and Agriculture 2010-11. Women in agriculture:
Closing the gender gap for development’, il nuovo report Fao, lo
scorso settembre: “Le donne sono una risorsa chiave, possono contribuire
significativamente all’economia rurale, soprattutto nei paesi in
via di sviluppo”. La Raney, una delle massime autorità nel
campo dell’agricoltura e del settore alimentare, sostiene che il
settore agricolo rappresenta una fonte di sostentamento economico rilevante,
di cui le donne sono parte integrante.
Il ruolo delle donne in agricoltura era stato al centro della Giornata
Mondiale dell'Alimentazione della Fao, lo scorso ottobre: "Poiché
le donne sono in prima linea per garantire la sicurezza alimentare, è
necessario che negli investimenti agricoli e commerciali sia data priorità
ai loro bisogni e ai loro diritti, se vogliamo passare dalla crisi alla
stabilità" aveva dichiarato Michelle Bachelet, ex Presidentessa
del Cile, attuale Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite e Direttrice
Esecutiva di "UN Women". Un ruolo sempre più centrale
e “arma segreta per sconfiggere la fame” aveva aggiunto Josette
Sheeran, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale della Nazioni
Unite. “Una forza ineguagliabile nella lotta alla malnutrizione.
Quando le donne hanno cibo, anche i bambini hanno cibo - ha aggiunto -
quando vengono aiutate a produrre cibo, anche le comunità a cui
esse appartengono hanno la cibo con cui nutrirsi. E' per questo che una
strategia insostituibile nella lotta alla fame è proprio fornire
alle donne conoscenza e capacità, capitale e strumenti, per aiutarle
a raggiungere la sicurezza alimentare per se', per i propri figli, per
le proprie comunità”. (Rita Pedditzi e Natalie Nicora - www.aiol.it)
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