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FATTI
E PERSONE
Cibo in aereo? Il gusto cambia a seconda dell'altitudine
Il cibo in aereo è una vera e propria scienza. Non si
tratta di una pubblicità per attirare nuovi clienti convincendoli
delle prestazioni di una determinata compagnia. La percezione delle pietanze
che consumiamo in volo – secondo quanto riportato dal New York Times
– non dipende soltanto dalla qualità del cibo, decisamente
più scadente in classe economica, mentre in business e first class
le aziende fanno a gara per catturare nuovi clienti puntando su menù
raffinati e chef a cinque stelle. Fino a circa 3.000 metri di altitudine
infatti le nostre papille gustative lavorano più o meno regolarmente,
percependo odori e sapori.
Quando invece l'aereo sale verso la quota di crociera circa un terzo delle
papille si addormentano, e le cose peggiorano arrivati a 10.000 metri.
I sapori si alterano e preparare buoni piatti richiede uno studio accurato
sul bilanciamento degli ingredienti.
Gli esperti per esempio hanno notato che in aereo viene consumato molto
succo di pomodoro, e questo deriva dal fatto che in volo il sapore percepito
è meno acido e quindi apprezzato da un numero maggiore di persone.
Inoltre le compagnie tendono a utilizzare molto sale e spezie, poiché
con la stessa quantità utilizzata a terra i piatti risulterebbero
completamente insipidi. Così dopo anni in cui le aziende aeree
hanno trascurato l'aspetto culinario durante i voli aerei, ora si torna
a dare grande attenzione alla cura dei clienti, soprattutto delle classi
superiori, per catturare un numero maggiore di passeggeri. E per fare
questo insieme alla cooperazione di rinomati maestri dei fornelli, le
compagnie fanno appello anche alla scienza, servendosi di veri e propri
studi per progettare i piatti migliori. (www.blitzquotidiano.it)
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