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FATTI E
PERSONE
Il blocco dei TIR costa caro all'agricoltura
Danni per 100 mln al settore. Gli effetti del fermo si aggiungono
alla batosta di Imu e caro-gasolio. Il Milleproroghe un’occasione
mancata per invertire il tiro.
Gli scaffali si svuotano e i prezzi decollano. Gli effetti del blocco
dei tir, che sta paralizzando il Paese, pesano sui listini della spesa
e sui bilanci delle aziende agricole. A rincarare vertiginosamente sono
le merci più deperibili, cioè i prodotti freschi come frutta
e verdura, lievitati in alcuni casi anche più del 100 per cento
in poco più di una settimana. Alla difficoltà di rifornimento
degli esercizi commerciali, che 9 volte su 10 vedono arrivare i prodotti
proprio dal trasporto su gomma, si aggiungono i fenomeni speculativi,
che divaricano ulteriormente la forbice dei prezzi tra il campo e la tavola.
Ma se da una parte sono i consumatori a pagare l’ennesima occasione
di aumento del carrello della spesa, dall’altra gli agricoltori
non riescono a conferire il prodotto, riducendo ancora di più i
già striminziti margini di guadagno, ricavati tra costi in ascesa
e prezzi sul campo decisamente non remunerativi. Il blocco dei tir di
questi giorni sta dando il colpo di grazia a un settore profondamente
segnato dalla crisi economica e ulteriormente penalizzato dai provvedimenti
governativi, orientati ad uscirne. Se la manovra “Salva Italia”
aveva escluso il settore dalle misure per lo sviluppo e aveva aggiunto
l’Imu sui fabbricati rurali alla lunga lista dei costi produttivi,
ora il Milleproroghe poteva essere l’ultima occasione per invertire
la rotta.
Occasione purtroppo mancata: in sede di commissione Affari costituzionali
e Bilancio della camera sono stati ritirati due emendamenti, che prevedevano
una proroga al 30 giugno per il riaccatastamento dei fabbricati rurali
e una revisione dei coefficienti della base imponibile Imu. Causa del
ritiro, a quanto pare, la mancanza di copertura economica.
Eppure, “l’emendamento proposto -ha affermato Angelo Zucchi,
vicepresidente Pd della commissione Agricoltura a Montecitorio-, non comportava
maggiori oneri per lo Stato e aveva come obbiettivo di riequilibrare l’onere
a carico dell'agricoltura fra chi è imprenditore e chi no”.
Il mondo agricolo registra così un nulla di fatto, visto che l’Imu,
la tassazione iniqua che colpisce gli strumenti di lavoro, rimane e gli
agricoltori dovranno versare complessivamente nelle casse dei comuni italiani
1 miliardo di euro l’anno: vale a dire in media oltre 1100 euro
l’anno a impresa. Cifra che varierà moltissimo a seconda
del numero di fabbricati presenti e della superficie aziendale. Oltre
alla novità dell’Imu sugli immobili strumentali, prima esenti
da imposte, anche la terra subisce un importante aumento della tassazione.
La base imponibile per i redditi dominicali, infatti, verrà calcolata
con moltiplicatore 100.
Altra voce di spesa a lievitare sono i carburanti, che da due anni a questa
parte ha collezionato aumenti da record: solo il gasolio agricolo è
aumentato di oltre il 100 per cento dal 2010 a oggi, arrivando a toccare
punte di 1,30 euro, per un spesa media aggiuntiva di 5000 euro a impresa.
L’incremento dei prezzi del carburante, comunque, incide sia sul
funzionamento delle macchine agricole sia sui trasporti su gomma, che
contribuiscono ad aumentare ancora di più il gap dei prezzi dal
campo alla tavola, già oggi decisamente troppo esteso.
È proprio lo spropositato aumento dei carburanti ad aver provocato
il fermo degli autotrasportatori, che dalla Sicilia si è esteso
a tutta la Penisola. Ma se il diritto a manifestare il proprio dissenso
è “sacrosanto”, ricorrere a forme di protesta che arrecano
danni così ingenti ad altre categorie non è accettabile.
Ed è proprio l’agricoltura a pagare più di tutti gli
effetti della “paralisi” delle vie di comunicazione nel Paese.
Si tratta di un vero e proprio “salasso” per tutto l’agroalimentare
italiano Il blocco dei tir costa caro all’agricolturache ha già
perso in più di una settimana 200 milioni di euro, di cui ben la
metà ricade sull’agricoltura, tra mancate consegne di merci,
impossibilità di stoccare i prodotti e perdita di commesse estere.
(www.nuovaagricoltura.net)
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