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FATTI E
PERSONE
Basta tasse: indagine ipsos, “no” degli italiani ad una tassa
su cibi e bevande
Gli Italiani sono contrari a una tassa su alimenti e bevande
che considerano solo un altro modo dello Stato di fare cassa. E’
quanto emerge dai risultati dell’indagine IPSOS condotta su un campione
di 1000 intervistati, in merito all’ipotesi di una tassa aggiuntiva
su alcuni cibi e bevande: l’85,6% dichiara di non volere l’introduzione
di un simile provvedimento e ben l’81,5% la ritiene una misura finalizzata
solo a fare cassa, non ad orientare i consumi.
La diffidenza degli italiani nei confronti di uno Stato etico che tassi
alimenti e bevande riducendo il potere d’acquisto dei consumatori
si attesta all’85,9%, diffidenza che trova un’ulteriore conferma
nella convinzione espressa dal 76,5% degli intervistati che si tratterebbe
solo del primo di una lunga serie di provvedimenti che andrebbero a toccare
alimenti e bevande. Cosa può fare la differenza nella diffusione
di uno stile alimentare equilibrato secondo gli intervistati? Anche qui,
pochi dubbi. Per l’85,4% è necessario ricorrere a un approccio
basato sull’educazione alimentare e l’informazione.
“Questa indagine – dichiara il Presidente di Federalimentare,
Filippo Ferrua – conferma quanto i timori dell’industria alimentare
nei confronti di ipotetiche tasse di scopo su alcuni cibi e bevande siano
in realtà i timori di gran parte degli italiani, che dimostrano
di averne abbastanza di imposte e gabelle. L’aumento dell’IVA
al 21% ha già colpito più di un terzo dei consumi alimentari
e il paventato ulteriore incremento di due punti per altre due aliquote
di questa imposta impatterebbe su circa il 75% del fatturato dei prodotti
del settore: è impensabile pertanto ipotizzare altre misure fiscali
senza pensare che tutto ciò avrebbe delle inevitabili ripercussioni
sui consumi, sulla produzione e quindi sull’occupazione. Non esiste
poi alcun fondamento scientifico capace di dimostrare la reale efficacia
di una food tax sui comportamenti alimentari della popolazione. Ovunque
in Europa sia stata introdotta non ha dato alcun esito rilevante in proposito,
traducendosi di fatto in un mero aggravio del carrello della spesa dei
cittadini. E di tutto questo non c’è bisogno in un momento
di seria difficoltà per le famiglie e le imprese. Il 2011 si è
chiuso con una flessione del 2% delle vendite alimentari e il 2012 si
annuncia, con l’efficace titolo di un servizio di un autorevole
settimanale, come l’anno del grande digiuno. Non vorremmo divenisse
ben peggio per effetto di una tassa inutile e inefficace”.
Metodologia di ricerca
L’indagine è stata condotta tra il 27 e il 28 gennaio 2012,
con metodologia CAWI su un campione di 1.006 individui, rappresentativo
della popolazione italiana nazionale, con accesso a internet, tra i 16
e i 64 anni, per età, sesso, area geografica e condizione lavorativa.
(www.federalimentare.it)
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