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FATTI
E PERSONE
Wikileaks: Coldiretti, con etichetta stop a business su cibi camorra
Le ecomafie fanno affari per 7,5 miliardi all’anno dalle campagne.
L’approvazione definitiva prevista per il 18 gennaio del disegno
di legge in materia di etichettatura alimentare, in sede legislativa alla
Commissione Agricoltura della Camera, annunciata dal Ministro della Salute
Ferruccio Fazio significa anche dare un deciso stop agli affari sporchi
sui cibi della mafia e della camorra denunciati da Wikileaks sui quali
è comunque importante fare chiarezza. E’ quanto afferma la
Coldiretti nel commentare i nuovi file riguardanti l'Italia che emergono
dagli archivi di Wikileaks secondo i quali in Campania la camorra fa affari
anche con "importazioni a basso costo", "dalle mele cariche
di pesticidi della Moldova al sale del Marocco infestato da “E.
coli" fino alle “ fabbriche illegali che fanno mozzarella usando
latte in polvere boliviano".
Circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti
agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi
di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e
vendute con il marchio Made in Italy, in quanto la legislazione lo consente,
nonostante in realtà esse possano provenire da qualsiasi punto
del pianeta. Secondo il rapporto Coldiretti/Eurispes la presenza di una
legislazione ambigua che consente di fatto di etichettare come Made in
Italy materie prime agricole importate dall’estero lascia ampi spazi
di opacità che favoriscono l’illegalità.
Se i singoli casi vanno verificati c’è, comunque, un pericolo
incombente che è stato sollevato anche nelle anticipazioni del
rapporto sulle Agromafie elaborato da Coldiretti/Eurispes dal quale è
emerso peraltro che sono state importate in Italia 161.215 tonnellate
di pomodori preparati o conservati di cui: il 52,9 per cento proviene
dalla Cina, destinate per il 98,6 per cento del totale alla sola provincia
di Salerno, patria del mitico San Marzano. Le importazioni di concentrato
di pomodoro dalla Cina sono praticamente quadruplicate (+272 %) in Italia
negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni
agroalimentari dal gigante asiatico. Dalle navi - denuncia la Coldiretti
- sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare
e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio
è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non
quello di coltivazione del pomodoro. Il quantitativo che sbarca in Italia
dalla Cina dovrebbe superare a fine anno i 100 milioni di chili e corrisponde
- sottolinea la Coldiretti - a quasi il 15 per cento della produzione
di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione realizzata in
Italia.
L'ecomafia con il racket, il pizzo e gli altri fenomeni malavitosi sviluppano
a danno delle campagne italiane un giro di affari di 7,5 miliardi di euro
con la criminalità organizzata che - sostiene la Coldiretti - in
agricoltura opera attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli,
racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma
di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania
alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura,
macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell'Unione europea e caporalato.
Tra i fenomeni preoccupano - conclude la Coldiretti - le intromissioni
nel sistema di distribuzione e trasporto dei prodotti alimentari, carne
e ortofrutticoli sopratutto, che mettono anche a rischio la sicurezza
alimentare delle produzioni oltre a danneggiare gli operatori sotto il
profilo economico.
(www.coldiretti.it)
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