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FATTI
E PERSONE
Ortofrutta: le cooperative crescono in dimensioni, mutualità
e nell’export
Secondo una stima Fedagri, gennaio 2011 fa segnare un + 19%
nelle esportazioni rispetto a gennaio 2010
Un sistema ortofrutticolo di 600 cooperative che dà lavoro a 19mila
persone, con un giro d’affari complessivo di 4,6 miliardi di euro,
elevati livelli di mutualità, dal momento che la media dei conferimenti
da parte dei soci si attesta all’86% e raggiunge l’89% nel
settore degli ortofrutticoli trasformati.
Numeri importanti, resi noti da Davide Vernocchi, presidente del settore
ortoflorofrutticolo di Fedagri-Confcooperative, nel corso dell’Assemblea
nazionale del comparto, organizzata presso la Camera di Commercio di Cremona.
Numeri che, nonostante la crisi ancora in atto, dimostrano la stabilità
strutturale della cooperazione che opera nei comparti orticolo, frutticolo
e florovivaistico.
“Riguardo le dimensioni economiche – continua Vernocchi –
il 7,5% delle cooperative detiene il 70% del fatturato (per una dimensione
media di 7,7 milioni di euro). Inoltre il 40% del fatturato proviene dalla
trasformazione ed è realizzato dal 20% delle imprese. Sul fronte
della provenienza della materia prima, invece, ben l’82% del prodotto
della cooperazione ortofrutticola di Fedagri deriva dall’ambito
locale, a garanzia dell’origine”.
“Le nostre cooperative – aggiunge – si distinguono anche
per l’alta propensione all’export, strettamente correlata
alle dimensioni di impresa, con il 43% delle aderenti che esporta regolarmente.
L’internazionalizzazione si rileva sempre più determinante
nella crescita del sistema ortofrutticolo: a gennaio 2011 le esportazioni
sono cresciute del 19% rispetto a gennaio 2010. In crescita anche la quota
di fatturato derivante dall’export: per il 27% le cooperative esportatrici
la quota di fatturato scaturito dalle vendite all’estero ha raggiunto
o superato il 35% di quello totale”.
“Dobbiamo centrare due obiettivi strategici. – dice Vernocchi
– Uno dipende da noi: crescere ancora nella dimensione d’impresa,
le cooperative più piccole, ce ne sono ancora soprattutto al Sud,
soffrono in misura maggiore rispetto a quelle più strutturate,
incentivando fusioni e aggregazioni, e migliorare costantemente la nostra
capacità organizzativa e commerciale, condizioni indispensabili
per essere più competitivi sul mercato interno e su quello internazionale”.
“L’altra sfida – sottolinea – si gioca a livello
europeo: il dibattito sulla riforma della Pac è entrato nel vivo.
In questo ambito occorrono politiche attive a sostegno della competitività
delle imprese e dei sistemi agricoli ed alimentari, attraverso il rafforzamento
del ruolo delle organizzazioni dei produttori (OP) nella programmazione
delle produzioni, per accrescerne il potere contrattuale nelle filiere”.
“Non da ultimo –aggiunge Vernocchi – riteniamo sia determinante
implementare i nuovi strumenti previsti per la gestione del rischio sia
con l’istituzione di fondi mutualistici, che potrebbero essere gestiti
proprio dalle OP, che con l’introduzione di nuovi sistemi orizzontali
per sostenere e stabilizzare il reddito dei produttori, esposto ai pericoli
dell’instabilità dei mercati e dalla volatilità dei
prezzi”.
Vernocchi ha infine ribadito alcune richieste di primario interesse per
il comparto, sottolineando che se l’OCM ortofrutta è condizione
di base, che va riconfermata chiaramente nelle imminenti proposte legislative
sulla PAC, è opportuno anche dare risposte certe e concrete ad
altri settori, parimenti importanti, come quello florovivaistico e quello
delle patate, che risentono di un drammatico calo di competitività,
aggravata dalla crisi economica.
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