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FATTI
E PERSONE
Giovani agricoltori sotto la lente
Presentata al Forum di Rimini l’indagine di nomisma su esigenze,
punti di forza e difficoltà degli imprenditori italiani under 40.
Preparati e innovativi, ma bloccati dalla burocrazia e dalla mancanza
di provvedimenti che li rendano competitivi con i colleghi europei, più
numerosi e valorizzati dalle politiche nazionali. Dal primo Forum dei
giovani agricoltori dell’ANGA, in corso a Rimini, arriva un messaggio
chiaro: l’agricoltura italiana saprà competere a livello
internazionale se si favorirà il passaggio generazionale verso
i nuovi imprenditori, più preparati, più innovativi e più
attenti alla qualità delle produzioni. Frenano tuttavia il processo
di ricambio il peso della burocrazia per l’avvio e la gestione dell’azienda,
la difficoltà di accesso al credito e il costo del lavoro.
E’ quanto emerge dall’indagine di Nomisma (su un campione
di 200 giovani agricoltori), presentata al Forum nazionale che, partendo
dalla realtà attuale del comparto, ha approfondito le esigenze
e i punti di forza delle nuove leve agricole italiane. Gli under 40 del
settore primario sono stimati intorno all’8%; quelli under 35 sono
il 2,9% (Eurostat), quota ancora molto lontana dalla media europea del
6%. Un dato che si avvalora se si aggiunge che gli over 65 sono il 44,1%,
percentuale che porta l’Italia a primeggiare per anzianità
a livello europeo (la seconda è la Spagna con il 34,6%), e che
l’indice di ricambio generazionale – misurato dal rapporto
tra imprenditori agricoli con meno di 35 anni rispetto agli over 65 –
è pari ad appena il 7%, a fronte del 18% della media comunitaria,
del 51% della Francia e del 104% della Germania.
Ciononostante, la realtà dei giovani agricoltori italiani si presenta
ricca di potenzialità in attesa di essere valorizzate da misure
politiche concrete, lungimiranti, non limitate a interventi spot.
Le imprese agricole oggetto dell’indagine di Nomisma sono condotte
da capiazienda con un alto grado di istruzione: il 47,8% degli intervistati
è laureato (11,6% in agraria/veterinaria); quasi il 60% dei giovani
agricoltori realizza produzioni certificate (bio, Dop/Igp, lotta integrata,
per private label, etc.). Si tratta di aziende propense all’innovazione:
trasformazione delle produzioni, agriturismo, vendita diretta in azienda
e agroenergie rappresentano le principali novità introdotte nell’ultimo
quinquennio e che hanno permesso non solo di incrementare e diversificare
le fonti di reddito (lo dichiara il 23% delle imprese condotte da giovani
agricoltori), ma anche di ridurre i costi di produzione (18%) e di migliorare
la qualità dei prodotti aziendali (16%).
Nell’ambito dei processi innovativi figurano anche l’adozione
di nuove tecnologie e know-how: dai sistemi di guida satellitare all’informatizzazione
del controllo di gestione; dalla costruzione del sito internet aziendale
alla stipula di contratti diretti con l’industria; dalla strutturazione
dei collaboratori alla formazione imprenditoriale del conduttore attraverso
la visita di aziende a livello internazionale.
Riguardo all’utilizzo di manodopera, gli intervistati hanno detto
di ricorrere per il 59% dei casi a personale extrafamiliare, ma lamentano
difficoltà legate all’incidenza dei costi complessivi, alla
formazione professionale non adeguata o al reperimento di manodopera in
tempi brevi. Suggeriscono interventi migliorativi, quali investimenti
formativi, ampliamento dell’utilizzo del voucher, riduzione dei
costi e degli oneri contributivi.
Relativamente alle linee guida della nuova Pac, i giovani agricoltori
segnalano che, a fianco della riduzione dei pagamenti diretti, non aumentano
gli strumenti di rafforzamento contrattuale e di gestione del rischio.
Elementi che sarebbero assai uliti ad aumentare la competitività
delle aziende.
Per quanto concerne il mercato, oltre l’80% delle imprese intervistate
lamenta un collocamento delle proprie produzioni sotto le attese e difficoltà
ad andare oltre il mercato locale per aumentare il profitto. La causa
è anche della posizione contrattuale svantaggiata degli agricoltori
nella filiera agroalimentare. Per tale motivo il 38% dei giovani agricoltori
vorrebbe un rafforzamento delle organizzazioni dei produttori; il 18%
renderebbe obbligatoria l’etichettatura di origine delle materie
prime; il 16% sarebbe favorevole all’introduzione di strumenti dell’economia
contrattuale in grado di garantire una divisione dei profitti tra le controparti.
Il 12% di giovani agricoltori, infine, chiede di definire per legge un
tempo massimo di pagamento nelle transazioni commerciali.
“Il sistema agroalimentare italiano (che vale il 15% del PIL) necessita
di urgenti interventi della politica e continuità programmatica.
L’indagine di Nomisma lo ha confermato - dice il presidente dell’ANGA
Nicola Motolese -. Questo nostro primo Forum dimostra quanto i giovani
agricoltori possono essere determinanti nel processo di sviluppo dando
un contributo concreto all’Italia e all’Europa”.
Confagricoltura
Direzione Comunicazione Istituzionale
Tel. 06.68.52.358
E-mail: immagine@confagricoltura.it
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