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FATTI
E PERSONE
Istat: i consumi alimentari restano a terra
e il carrello è sempre più vuoto.
Le famiglie comprano sempre di meno, anche negli esercizi commerciali
considerati più convenienti come i discount. Crollano gli acquisti
di frutta, pane, pesce e carne rossa. Secondo le stime della Cia, nel
corso del 2011 è destinata a crescere la quota di italiani che
acquista solo promozioni commerciali: dal 30 al 40 per cento in un anno.
Le famiglie italiane “tagliano” sui beni alimentari e
le vendite colano a picco. Dopo l’Ismea, anche l’Istat conferma
il crollo preoccupante degli acquisti a tavola, che a marzo sono diminuiti
del 2,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010 e dello 0,3 per
cento sul mese precedente. E il calo non riguarda più solo le botteghe
di quartiere e i piccoli negozi al dettaglio, che perdono a marzo l’1,9
per cento. Va male anche la Grande distribuzione organizzata: ipermercati
e supermercati chiudono il mese con una flessione rispettivamente del
3,9 e del 2,2 per cento e anche i discount lasciano per strada l’1,3
per cento. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando
i dati Istat sul commercio al dettaglio diffusi oggi.
L’Italia non riesce a venire fuori dalla fase di stagnazione dei
consumi -spiega la Cia-. Anzi nel 2011 sembra profilarsi un’accelerazione
della perdita di peso degli acquisti alimentari. Le famiglie continuano
a tirare la cinghia e risparmiano prima di tutto sulla tavola, con conseguenze
negative sui redditi degli agricoltori che già scontano un aumento
notevole dei costi di produzione.
E la “cura dimagrante” del carrello della spesa -ricorda la
Cia- riguarda tutti i generi alimentari, anche quelli di prima necessità.
In questo senso le stime dell’Ismea relative al primo trimestre
dell’anno sono chiare: tra gennaio e marzo è crollata la
domanda domestica di frutta e agrumi (meno 8,7 per cento), di prodotti
ittici (meno 7,5 per cento), di pane (meno 7,1 per cento), di latte e
derivati (meno 6,3 per cento), di carni bovine (meno 5,1 per cento). Tengono
meglio -anche se rimangono comunque in territorio negativo- salumi e carni
suine (meno 2,7 per cento), ortaggi e patate (meno 2,6 per cento), carni
avicole (meno 1,9 per cento), derivati dei cereali (meno 1,4 per cento)
e vini (meno 1,3 per cento).
Proprio le difficoltà economiche degli italiani non lasciano sperare
in una ripresa dei consumi neppure nella seconda metà dell’anno.
Piuttosto -conclude la Cia- è destinata ad aumentare nei prossimi
mesi la quota di famiglie che si rivolgerà esclusivamente alle
promozioni commerciali: era pari al 30 per cento nel 2010, salirà
fino al 40 per cento nel corso del 2011. (www.cia.it)
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