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FATTI E
PERSONE
Agricoltura: un 2011 ancora difficile
Frena la produzione. Il valore aggiunto rallenta. Prezzi
in ripresa, m costi sempre più pesanti. Redditi di nuovo in calo
e consumi alimentari al palo. In occasione della festa di San Martino,
le prime stime della Cia per l’annata agraria rese note all’apertura
del Forum nazionale dell’agroalimentare di Cremona. Confermata una
situazione complessa. Male frumento, vino, olio d’oliva, allevamenti
bovini e suini. Meglio l’andamento del lattiero-caseario e della
frutta. Cresce l’export. In flessione gli investimenti. Si annuncia
la chiusura di altre aziende.
Per l’agricoltura italiana
si annuncia un 2011 ancora difficile. Frena la produzione (meno 0,5-0,8
per cento) e il valore aggiunto che, pur registrando un aumento tra lo
0,7 e l’1,2 per cento, mostra un certo rallentamento rispetto ai
risultati positivi dei primi mesi dell’anno e non recupera le forti
perdite degli ultimi anni, soprattutto la caduta verticale del 2009. I
costi (produttivi, contributivi e burocratici) sono in ulteriore crescita
(più 6 per cento), i prezzi sui campi sono in risalita (oltre il
10 per cento), ma ancora non remunerativi in quanto scontano il crollo
degli anni passati; mentre i redditi degli agricoltori dovrebbero subire
un nuovo “taglio” tra il 2 e il 3 per cento. Note positive,
invece, per l’export (un aumento tra il 3 e il 5 per cento). I consumi
alimentari domestici dovrebbero segnare un ulteriore ristagno (meno 0,5
per cento). Queste le prime stime della Cia-Confederazione italiana agricoltori
che ha elaborato, sulla base delle rilevazioni Ismea, i dati in occasione
dell’11 novembre, festa di San Martino che, per antica tradizione,
si fa coincidere con la fine dell’annata agraria e l’inizio
della nuova.
Il calo produttivo -sottolinea la Cia nelle sue stime rese note all’apertura
del Forum nazionale dell’agroalimentare di Cremona- è dovuto
soprattutto alla contrazione di frumento (meno 6-8 per cento), vino (meno
10 per cento), olio d’oliva (meno 5 per cento), allevamenti suini
e bovini (tra l’1,5 e il 3,6 per cento). Bene, invece, l’andamento
del settore lattiero-caseario (più 1,7 per cento il latte e oltre
2 per cento la produzione di formaggi) e quello ortofrutticolo (solo per
la frutta si dovrebbe avere una crescita intorno all’1,5 per cento).
Note positive si registrano -avverte la Cia- sul fronte dei prezzi all’origine
che, dopo anni di drastici cali, dovrebbero segnare una ripresa, anche
se le quotazioni restano poco remunerative per gli agricoltori che continuano
a pagare i costi sempre più pesanti che condizionano l’attività
imprenditoriale.
Per quanto riguarda i consumi alimentari domestici, si stima un calo dei
prodotti ittici, di frutta e agrumi, delle carni bovine, avicole e suine,
dei derivati dei cereali (pane soprattutto). L’olio d’oliva
dovrebbe presentare una crescita, mentre latte e derivati, ortaggi e patate
dovrebbero registrare una sostanziale stabilità.
Nel 2011 è previsto un calo (meno 3 per cento) degli investimenti
imprenditoriali e il numero delle aziende dovrebbe segnare una nuova flessione:
oltre 15 mila in meno rispetto al 2010, con una contrazione del 2 per
cento. Un quadro allarmante al quale si aggiunge il fatto che dal 2000
hanno chiuso i battenti più di 500 mila imprese.
Non basta. Solo 112 mila realtà imprenditoriali -conclude la Cia-
hanno un conduttore giovane, il 6,6 per cento del totale. Il che significa
che nell’agricoltura italiana non vi è ricambio generazionale:
soltanto il 16 per cento delle nuove aziende è guidato da un “under
35” e solo nel 2,3 per cento delle aziende storiche è subentrato
un giovane nella conduzione. Da qui l’impellente esigenza di un
reale progetto di politica agraria nazionale, indispensabile per affrontare
le sfide poste dalla Pac post 2013. (www.cia.it)
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