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FATTI
E PERSONE
NATALE: ULTIMO SHOPPING CON BUSTE PLASTICA
Quello che è iniziato sarà l'ultimo
shopping di Natale con le buste in plastica, simbolo di consumo e di benessere
ma anche causa di inquinamento e di degrado ambientale, alle quali restano
oramai solo un mese di vita. E’ quanto afferma la Coldiretti nel
ricordare che il primo gennaio 2011 segna un passaggio storico con il
divieto di produzione, commercializzazione ed utilizzo dei sacchetti in
plastica non biodegradabili secondo quanto previsto nella legge finanziaria
2007, la cui scadenza originaria era stata prorogata di un anno.
Quello che è divenuto un segno di attenzione all’ambiente
da parte di molti supermercati e attività commerciali di varia
natura, dal 2011 - sottolinea la Coldiretti - diverrà obbligatorio
per legge per effetto della normativa nazionale che recepisce disposizioni
comunitarie, in particolare la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i
rifiuti di imballaggio. Nei mercati e nei punti vendita degli agricoltori
di Campagna Amica ad esempio sono molteplici le iniziative per favorire
questo passaggio come i progetti “Porta la Sporta” e
“Compostiamoci meglio” (vedi sul portale www.campagnamica.it
nella sezione stili sostenibili).
Gli italiani - precisa la Coldiretti - sono tra i massimi utilizzatori
in Europa di shoppers in plastica con un consumo medio annuale di
300 sacchetti a testa. In Italia arriva un quarto dei 100 miliardi di
pezzi consumati in Europa dove vengono importati per la maggioranza da
paesi asiatici come la Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti
diventa rifiuto e va ad inquinare l’ambiente in modo pressoché
permanente poiché occorrono almeno 200 anni per decomporli.
Il problema non si limita a quello che si vede tra i rifiuti delle città
come Napoli ma occorre pensare, per esempio, a quello che accade nei fiumi
italiani e più in generale del mondo, quando le sponde ad ogni
piena si trasformano in vere discariche; oppure alle isole di plastica
degli oceani dove per un gioco di correnti si accumulano quantità
enormi di rifiuti plastici galleggianti che quando si degradano avvelenano
le catene alimentari, uccidendo migliaia di animali e soffocando gli organismi
sul fondo dei mari. Sulla terraferma spesso i rifiuti di plastica sono
bruciati e ciò comporta l’emissione di sostanze clima-alteranti
come l’anidride carbonica e inquinanti come le diossine, composti
pericolosissimi per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Inoltre,
l’inquinamento derivante dai sacchetti non è legato solo
allo smaltimento, ma anche alla produzione. Si stima, infatti, che per
produrne 200 mila tonnellate vengano bruciate 430 mila tonnellate di petrolio.
Numerose - continua la Coldiretti - sono le iniziative per sostituire,
come è già avvenuto in altri Paesi, le vecchie buste di
plastica. Si va dal ritorno alle tradizionali sporte in fibre naturali
del passato alla sostituzione della plastica con materiali innovativi
biodegradabili come i nuovi ecoshopper realizzati in bioplastica ricavata
da mais e da altre materie vegetali. Con mezzo chilo di mais e un chilo
di olio di girasole - conclude la Coldiretti - è possibile produrre
circa 100 bustine di bioplastica non inquinante (bio shopper).
(www.coldiretti.it)
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