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FATTI
E PERSONE
Inflazione
Crollano i prezzi sui campi e il carrello
della spesa alimentare frena la corsa. Giù frutta, ortaggi, vino,
olio e formaggi, ma i consumi non decollano. La Cia, a commento dei dati
dell’Istat, evidenzia i problemi che caratterizzano la nostra agricoltura,
sempre più alle prese con costi in forte crescita e redditi tagliati.
Appare ancora molto lontana una ripresa evidente degli acquisti al dettaglio
degli alimentari.
Il continuo crollo dei prezzi sui campi rende meno pesante il costo del
carrello della spesa alimentare, che nello scorso mese di febbraio è
rimasto praticamente fermo rispetto a gennaio e ha registrano un lievissimo
aumento (più 0,1 per cento) nei confronti dello stesso periodo
del 2009. Per alcuni prodotti i listini al dettaglio hanno anche segnato
evidenti cali: è il caso della frutta (meno 3 per cento), degli
ortaggi (meno 1,2 per cento), del vino (meno 2,5 per cento), dell’olio
d’oliva (meno 3,1 per cento) e dei formaggi (meno 1,1 per cento).
Stazionarie anche le quotazioni della pasta. Ribassi che, tuttavia, non
hanno favorito una decisa ripresa dei consumi che ancora non riescono
a decollare (più 0,2-0,3 per cento a febbraio). E’ quanto
afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati
Istat sull’inflazione.
Il segno negativo -avverte la Cia- da più di un anno contraddistingue
i listini alla produzione agricola. Anche a gennaio, pur non con i pesanti
ribassi che hanno caratterizzato tutto il 2009, si è avuto un calo
generalizzato del 6,1 per cento. Le flessioni più evidenti -come
segnala anche l’Ismea- si riscontrano per i vini (meno 13,9 per
cento), per la frutta fresca e secca (meno 12,5 per cento), per gli ortaggi
e i legumi (meno 9,1 per cento), per i cereali (meno 3,9 per cento, con
punte sempre elevate -meno 10/15 per cento- per il grano duro), per i
bovini (meno 2,5 per cento), per il latte e i suoi derivati (meno 0,5
per cento).
Un contributo che -rimarca la Cia- è stato pagato a caro prezzo
dagli agricoltori, i cui redditi sono stati falcidiati (meno 25,3 per
cento nel 2009), anche a causa del consistente aumento dei costi produttivi,
contributivi e burocratici.
Sotto il profilo dei consumi alimentari (cresciuti dello 0,6 per cento
nello scorso anno), la crisi economica -ricorda la Cia- ha contribuito
ad un cambiamento dei valori e dello stile di vita. Si acquista -come
rileva l’Istat nella sua ultima indagine congiunturale- con maggiore
consapevolezza e attenzione al prezzo, con l’obiettivo di spendere
al meglio le risorse disponibili. Si cercano alternative più convenienti,
si rincorrono le promozioni, si acquista nei punti vendita dove gli stessi
prodotti si trovano a prezzo più basso, si guarda con interesse
a saldi, sconti, offerte. Si punta, quindi, al prezzo più basso.
E così l’indice degli acquisti domestici resta al palo. La
ripresa ritarda e, al momento, è difficile prevedere quando si
manifesterà in maniera tangibile.
www.cia.it
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