FATTI E PERSONE

L’Hobby Farmer custode dell’ambiente

Maschio,  età media di 56 anni, pensionato o libero professionista, licenza media superiore, attento all’ambiente e ai prodotti genuini, questo l’identikit dell’agricoltore amatoriale che emerge da una recente ricerca Nomisma, coordinata dall’amico Denis Pantini. E soprattutto va di moda l’orto! Nessuno prima dell’invasione mediatica delle immagini di Michelle Obama che pianta le carote davanti alla Casa Bianca, si era soffermato a pensare che zappare la terra per hobby fosse già una vera e propria tendenza anche da noi, in incremento   su tutto il territorio nazionale. E si è sbagliato chi finora avesse pensato che  coltivare un piccolo pezzo di terra fosse solo il vezzo di qualche pensionato. Secondo lo studio sui cosiddetti Hobby Farmer, elaborato  dalle risposte di un campione di 4.000 intervistati, sembra che il fenomeno riguardi principalmente soggetti impegnati a tempo pieno in altri settori economici, siano essi dipendenti pubblici, medici, liberi professionisti, dirigenti di imprese private, operai o  pensionati.
Questo interesse per le attività agricole da parte di “non addetti ai lavori”, presente già da tempo, oggi sta assumendo  particolare rilevanza, sollecitato dalla crisi economica che ha portato molte persone a riscoprire le bontà e la convenienza dei prodotti della terra. Le dimensioni medie dei terreni coltivati da questi Hobby Farmer sono di circa 1,3 ettari. Mentre  emerge un altro dato  interessante, il fenomeno dell’agricoltore amatoriale  serve indirettamente alla tutela ambientale e dei territori,  perché all’Hobby Farmer non interessa ottenere reddito dal terreno, ma segue  logiche rivolte alla produzione  naturale e al mantenimento ambientale e paesaggistico.
La coltivazione dell’orto è in testa al tipo di sfruttamento dei piccoli appezzamenti agricoli, seguita da frutteti, vite e olivi. L’età  media degli appassionati  è di 56 anni, l’89% sono uomini, solo l’ 11% donne. Mediamente il terreno viene coltivato da 20 anni, dato che  mette in luce un impegno pluriennale e non legato a facili mode o alle recenti vicende economiche. Insomma, al di là dei numeri, questo studio riconferma un segnale importante, la ricerca di un nuovo equilibrio del nostro vivere che si sposta sempre di più dal centro delle città e avanza inesorabilmente verso la campagna; sia che si chiami orto, prodotto tipico, vendita diretta, trekking, agriturismo o altro. E’ il nuovo che avanza!!!
 
Mauro Rosati – QN La Nazione