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FATTI
E PERSONE
VOLA EXPORT PROSCIUTTI E SALAMI (+14%)
Sa un’indagine Coldiretti: salsicce in Germania (+15 %) patria
dei wurstel e bacon in Gran Bretagna (+6 %)
Con un aumento record del 14 per cento nelle esportazioni, prosciutti,
salami, mortadelle e le altre specialità della salumeria nazionale
conquistano le tavole straniere nel 2010 mettendo anche a segno curiose
vittorie fuori casa come l’aumento del 15 per cento delle esportazioni
di salsicce in Germania, la terra dei wurstel e la crescita del 6 per
cento nell’esportazione di pancetta in Gran Bretagna, la patria
mondiale del bacon.E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti
sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre divulgati in occasione
del “Gran Galà del maiale” per la 60a Giornata nazionale
del Ringraziamentoa Bologna in piazza Nettuno, dove sono stati riproposti
i piatti della norcineria italiana (dal sang uinaccio ai ciccioli fino
allo strologhino) salvati dagli allevatori grazie alla riscoperta dell’antica
usanza autunnale del passato di prenotare il maiale in stalla. La Giornata
nazionale del Ringraziamento è promossa dalla Cei e viene festeggiata
dal 1951 dalla Coldiretti in tutta la penisola normalmente il primo weekend
dopo il giorno di San Martino (11 novembre), che segna l’inizio
della nuova annata agraria, il capodanno dell’agricoltura quando
nelle campagne si iniziava appunto a far la “Festa al maiale”.
La riscossa del prodotti del maiale all’estero - sottolinea la Coldiretti
- riguarda tutti i principali salumi esportati dall’Italia tra i
quali la parte del leone la fanno i prosciutti crudi che rappresentano
ben il 43 per cento del totale in peso seguiti nell’ordine da mortadelle,
wurstel, cotechini e zamponi (22 per cento) e da salsicce e salami stagionati.
La migliore performance del primo semestre 2010 è stata tuttavia
curiosamente realizzata da mortadella e wurstel, che nonostante siano
entrati solo recentemente nelle sistema produttivo nazionale fanno registrare
un aumento addirittura del 21 per cento. Ad andare ghiotti dei prodotti
della salumeria nazionale sono soprattutto - continua la Coldiretti -
i tedeschi seguiti dai francesi e dagli inglesi dove è diretta
oltre la metà della produzione nazionale mentre fuori dall’Europa
sono gli americani e i giapponesi ad accaparrarsi i maggiori quantitativi.
Il piacere del maiale è vivo anche in Italia dove - sottolinea
la Coldiretti - si registra una sostanziale tenuta degli acquisti familiari
di carne di maiale e salumi che fanno registrare un aumento dell’uno
per cento stimato dall’Ismea per l’intero 2010, nonostante
la stagnazione nei consumi che colpisce alimentari e non. La carne di
maiale fresca o trasformata in salumi è la piu’ consumata
degli italiani che ne mangiano in media 31 chili a testa in un anno, per
una spesa complessiva di 1,2 miliardi di euro per acquisto di di carne
fresca di maiale e di 3,3 miliardi di Euro per i salumi, nell'ordine a
prosciutto crudo, prosciutto cotto, salame e mortadella. Nonostante il
boom nelle esportazioni e la crescita nei consumi interni gli allevamenti
italiani - sostiene la Coldiretti - si trovano ad affrontare una grave
crisi dovuta da un lato alla riduzione dei compensi riconosciuti al macello
e dall’altro dall’aumento dei costi di produzione.
Agli allevatori il maiale viene pagato poco piu’ di un euro al chilo
(1,2 euro/Kg - 1,25 euro/kg), in calo del 4 per cento rispetto allo scorso
anno, mentre i costi di allevamento aumentano, soprattutto per i mangimi
in crescita del 12 per cento rispetto allo scorso anno a settembre secondo
l’Ismea. A rischio ci sono centomila porcilaie dove crescono 9,2
milioni di maiali italiani soprattutto tra Lombardia, Emilia Romagna,
Piemonte e Veneto, ma anche Umbria e Sardegna mentre sono circa 120mila
gli addetti, tra allevamento, industria di trasformazione, trasporti e
distribuzione.
A mettere in difficoltà gli allevamenti italiani è lo squilibrio
nella distribuzione del valore poiché per ogni euro speso dai cittadini
per gli acquisti di carne e salumi il 50 per cento va alla distribuzione,
il 25 per cento al trasformatore, il 10 per cento al macellatore
e solo il 13 per cento resta all’allevatore secondo le elaborazioni
Coldiretti su dati Anas.
Una situazione che è anche favorita dal fatto che In Italia c’è
una massiccia importazione di cosce di maiali provenienti dall’estero
con il risultato che sugli scaffali - denuncia la Coldiretti - due prosciutti
su tre provengono da maiali allevati all’estero senza una adeguata
informazione. A differenza infatti per quanto avviene per i bovini o il
pollame per la carne di maiale e i salumi derivati non è obbligatorio
indicare la provenienza della materia prima con il risultato che vengono
spacciati come Made in Italy prodotti ottenuti da carni importate.
“Occorre intervenire per cambiare le regole del gioco a cominciare
dalle due grandi ingiustizie di cui è vittima il settore agricolo:
da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente
immesso in commercio come italiano cibo proveniente da chissà quale
parte del mondo in forma ingannevole per i consumatori e dall'altra parte,
il furto di valore che vede sottopagati i prodotti agricoli”, ha
affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare
che sotto il pressing della Coldiretti “ci sono tuttavia segnali
incoraggianti a livello nazionale e comunitario a favore della trasparenza
dell’informazione che potrebbero portare presto ad positive novità
anche per l’etichettatura della carne di maiale e derivati”.
(www.coldiretti.it)
IL MAIALE IN ITALIA IN CIFRE
· 100mila allevamenti
· 9,2 milioni di euro
di animali
· 1,2 euro al chilo
il prezzo pagato all’allevatore
· 31 chili per persona
consumati in Italia all’anno tra carne di maiale e salumi
· 1,2 miliardi all’anno
spesi da italiani per acquisto carne di maiale
· 3,3 miliardi all’anno
spesi da italiani per salumi
· + 14 % export carne
e salumi nel primo semestre del 2010
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
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