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FATTI
E PERSONE
Vino, il consumo in Italia scende
Per la prima volta è sotto i 40 litri procapite.
Fedagri: “esportare è un obbligo”. Cresce l’export
italiano nei primi sei mesi del 2010 (+7,6%). Bene le regioni del sud:
in Puglia e Campania crescita boom nelle esportazioni extra-Ue
In Italia si beve sempre meno vino:
per la prima volta nel 2010 i consumi sono sotto la soglia dei 40 litri
procapite.
Usa, Cina e Russia registrano un boom di crescita.
Se nel Bel Paese si beve sempre meno vino, la Russia, la Cina e gli USA
hanno visto aumentare sensibilmente negli ultimi anni i loro consumi di
vino. Mentre in Italia infatti il consumo di vino è sceso sotto
la soglia dei 20 milioni di ettolitri (dati Ismea 2010) con un consumo
pro-capite che si attesta per la prima volta sotto la soglia dei 40 litri
(il calo dalla fine degli anni ’80 ad oggi supera complessivamente
il 30%), in altre aree si registrano crescite a due cifre: Regno Unito
(+94% rispetto a vent’anni fa), Stati Uniti (+47%), Russia (+63%),
Cina (+160%).
Cresce l’export italiano
nei primi sei mesi del 2010 (+7,6%)
“Esportare fuori dai confini nazionali il vino made in Italy sembrerebbe
quindi più che un’opportunità, un obbligo”,
ha commentato nel corso dell’Assemblea delle cooperative vitivinicole
del 3 novembre Adriano Orsi, Presidente del settore vitivinicolo di Fedagri,
425 aziende cooperative aderenti, 20 milioni di ettolitri di vino prodotto
per un valore complessivo di 2,4 miliardi di euro (la metà proveniente
dalla commercializzazione dei vini oltre confine). E in effetti i numeri
vanno proprio in questa direzione: dal 1999 al 2008 il valore dell’export
di vino italiano è passato da 2,4 a 3,6 miliardi di euro, con un
incremento record del 50% (Fonte: OIV).
“La crisi economica – spiega Orsi – ha ridimensionato
questo trend impetuoso, riportando nel 2009 il valore dell’export
sotto i 3,5 miliardi (con un calo del -2,2% rispetto al 2008), ma i dati
sulle esportazioni nei primi sette mesi del 2010 mostrano una ripresa
delle vendite oltre frontiera, con una crescita del 7,6% rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente (dati Nomisma)”.
In crescita l’export del vino delle regioni del sud: Boomdella
Campania (+25,1%), Basilicata (+24,4%) e Puglia (+22,1%)
A sorpresa, sono le regioni del Sud Italia ad aver fatto registrare il
maggiore incremento della quota export (+9,8% contro una media nazionale
pari all’8,1%). Le variazioni più significative sono state
quella della Puglia (+22,1%), Campania (+25,1) e Basilicata (+24,4%).
La crescita a due cifre di tali regioni è strettamente correlata
agli investimenti in promozione: lo dimostra il caso della Puglia, che
ha investito un milione di euro in promozione, registrando un notevole
incremento delle esportazioni verso i paesi extra-Ue (+ 44%).
Fedagri-Confcooperative esprime perplessità sull’efficacia
della misura della vendemmia verde introdotta dalla ultima OCM vino. C’è
troppo vino in giacenza nelle cantine italiane. Per evitare ulteriori
eccedenze produttive, due anni fa l’Unione Europea ha introdotto
specifici aiuti economici destinati ai produttori che distruggono i grappoli
d’uva non ancora giunti a maturazione, al fine di ridurre o azzerare
del tutto la resa produttiva. È la cosiddetta misura della vendemmia
verde, che nel 2010 ha visto il nostro Paese beneficiare di contributi
comunitari pari a complessivi 16,4 milioni di euro, per la gran parte
(87,5%) destinati alla regione Sicilia, seguita a lunga distanza da Piemonte
(3%) e Umbria (3%).
La misura della vendemmia verde non convince il mondo produttivo cooperativo.
“È un intervento che a nostro avviso non aiuta a risolvere
le criticità strutturali del settore”, ha dichiarato Adriano
Orsi, Presidente del settore vitivinicolo di Fedagri–Confcooperative,
nel suo intervento conclusivo all’Assemblea nazionale del settore
vino presso la Cantine Due Palme di Cellino San Marco (Brindisi).
“Fedagri – ha spiegato Orsi – si è da sempre
dichiarata contraria a tale misura, perché troviamo eticamente
alquanto discutibile la scelta di finanziare aziende e produttori per
distruggere il frutto del loro lavoro. La riduzione delle rese produttive
inoltre si accompagna inevitabilmente ad un incremento dei costi fissi
per unità di prodotto che comporta per le nostre cooperative un
aumento del prezzo medio di vendita del vino con conseguente perdita di
competitività”.
Non è solo l’economia delle imprese a risentire degli effetti
della vendemmia verde. Perplessità e preoccupazioni sorgono anche
sul fronte ambientale, dal momento che, spiega sempre Orsi, “lasciare
le viti prive di trattamenti fitosanitari e delle normali lavorazioni
genera inevitabilmente problemi in ordine alla situazione sanitaria delle
piante. Il taglio dei grappoli ancora verdi o l’utilizzo dei prodotti
chimici per ridurre la resa può causare a lungo andare l’acidificazione
del terreno ed altri effetti deleteri al terreno”.
“In alternativa a tale misura – ha concluso Orsi – Fedagri-Confcooperative
ha più volte proposto a Bruxelles, senza successo, di riconoscere
a tutti i Paesi della Comunità una distillazione di crisi straordinaria
per eliminare definitivamente quelle eccedenze produttive che ormai da
troppi anni livellano al ribasso i prezzi all’origine delle uve
e dei vini. Una proposta che, evidentemente, non è piaciuta e non
è stata recepita”.
Ufficio Stampa Fedagri – Confcooperative
Alina Fiordellisi
Tel. 06 46978202
+ 39 380 3996627
fiordellisi.a@confcooperative.it
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