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FATTI
E PERSONE
Dimenticanze imperdonabili
Leggo e rileggo in questi giorni, con amarezza, articoli, lettere, mail,
diatribe e contestazioni sulla ristorazione e il suo futuro. Ognuno vuole
dire la sua, ma troppo spesso le sentenze proferite e le accuse insinuate
non tengono conto del contesto nel quale i ristoranti oggi vivono.
In Italia si contano più di 150.000 esercizi di ristorazione, tutti
ugualmente importanti e necessari, perchè rivolti alle diverse
fasce di clientela in quanto a condizioni economiche (clientela più
o meno abbiente) e come utenza (meeting di lavoro, business lunch, cene
di amatori, cene di amici...). Troppo spesso invece ultimamente forum
e convegni interpellano e tengono conto solo delle opinioni dei blasonati
nomi e di coloro che hanno almeno una stella in curriculum! Ho il piacere
di conoscere e apprezzare personalmente la maggior parte degli amici il
cui nome spesso è sulle guide o sulle riviste; e non perdo occasione
per complimentarmi con la maggior parte di loro per contribuire ogni giorno
alla crescita del prestigio del nostro patrimonio culinario. Ma troppo
spesso – e non capite con quale dispiacere per un professionista
come me che ha speso l’intera sua vita in favore della categoria
– vedo mettere in disparte le migliaia di cuochi delle varie Associazioni
di categoria esistenti in Italia, senza mai menzionare la loro attività
dignitosa e silenziosa e non per questo meno professionale.
Lo chef è prima di tutto un cuoco, parola che oggi sembra quasi
dispregiativa, o demansionante, ma che rivela una professionalità
accertata, e esercitata quotidianamente. Il Forum dei Ristoranti Italiani
– nel quale si è registrata l’assenza di importanti
nomi che avrebbero dovuto essere coinvolti per una reale panoramica della
situazione attuale – ha insitito sull’interesse di molti a
sostenere la qualità piuttosto che la quantità nel settore!
Ma vorrei chiedere a questi signori, cos’é la qualità
nella ristorazione?! La qualità non è un dato vincolato
alla fama dello chef che sta dietro un ristorante, nè misurata
dal numero delle recensioni giornalistiche che ha ricevuto, ma bensì
una rinnovata e quotidiana attenzione al proprio lavoro, alla selezione
di materie prime di qualità, al rigore nel lavorarle, alla professionalità
nel cucinarle, al corretto servizio (e prezzo!) offerto al cliente. Concordo
appieno con quanto espresso dall’amico Marchesi, quando dice che
dietro ogni lavoro ci deve essere professionalità: solo così
nascerà uno stile italiano di qualità. Credo che lo stile
italiano vada creato dall’unione delle migliaia di differenti categorie
di cuochi che ad oggi esistono.
In una cucina tutti sono indispensabili, indipendentemente dal ruolo che
svolgono, se esercitato con professionalità e rigore. Così
dovrebbe essere anche nella storia della cucina italiana, tutti dovrebbero
contribuire ad accrescere il prestigio della nostra tradizione, andando
al di là di ogni barriera, costruita da pretese di primeggiare,
e collaborando invece di competere. Abbiamo un patrimonio umano di cuochi,
e ribadisco cuochi: stellati, ristoratori, executive, corporate, o semplici...cuochi...che
conoscono la materia e ogni giorno si adoperano perché i clienti
italiani ed esteri apprezzino le nostre ricette; se solo avessimo tutti
l’umiltà di metterci insieme senza voler primeggiare, allora
si che avremmo il diritto di chiedere ad enti ministeriali ed aziende
di sostenerci come Italia, tutti quanti.. e insieme di creare un sistema
imbattibile e vincente, di fama conclamata in tutto il mondo. La cucina
e la tavola sono sempre state simbolo di fraternità, condivisione,
unione, e l’augurio che faccio dal cuore a tutti noi è che
l’arte che nutre gli uomini sia capace anche stavolta di creare
comunione fraterna e collaborativa, che – non ultimo – porterà
vantaggio in termini di indotto economico e prestigio alla nostra categoria
e alla nostra Italia.
Carlo Re, Direttore Associazione Cuochi
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