RECENSIONI

Dirt – The Erosion of Civilizations
di David R. Montgomery, 2008.
Editore: University of California Presss.
Pagine: 285. Prezzo: 15€.
ISBN: 9780520258068. In inglese

Quando è un geologo a spiegare il perché delle grandi migrazioni storiche o le parabole delle grandi civiltà, la causa non può che essere ritrovata nel… suolo! La storia dal punto di vista del suolo - cosi potrebbe essere intitolato questo libro scritto da David Montgomery, professore di scienze della terra presso l’università di Washington, Seattle.
In un miscuglio di storia, archeologia e geologia egli mostra il ruolo non secondario che pratiche agricole eccessive e conseguente erosione del suolo hanno avuto nell’ascesa e caduta di grandi civiltà, come l’egizia, la mesopotamica, la greca, romana e le civiltà dell’America centrale. Chiaramente le ragioni dietro l’ascesa e il declino di tali civiltà sono complesse e non riconducibili ad un’unica causa. Ma l’incapacità di riuscire a nutrire una popolazione in esplosione demografica, dovuta anche al subentrare di processi di degradazione ed erosione del suolo, hanno posto spesso le basi per la caduta della civiltà stessa. Guerre, politica ed economia hanno fatto il resto. Dati archeologici e geologici alla mano, Montgomery dimostra l’importanza dell’impatto del suolo sulla storia delle civiltà antiche. Ma la questione è ancora più che mai attuale oggi, dove ad una popolazione in continua crescita si contrappone una disponibilità di suolo che rimane pressoché costante e dove si ereditano i risultati di anni di pratiche agricole che hanno portato ad un depauperamento del suolo e ad una sua erosione ad una velocità maggiore di quella necessaria per una sua rigenerazione. Dato di fatto è che sin dagli anni ‘50 la maggior parte degli aumenti nelle produzioni alimentari sono da ricondurre a meccanizzazione dell’agricoltura ed intenso uso di fertilizzanti chimici. Dopo la parentesi della “rivoluzione verde”, l’incremento della produzione è arrivato pressoché ad un punto di arresto: “I raccolti di frumento negli Stati Uniti e Messico sono ormai ben lontani dall’aumentare; i raccolti di riso in Asia stanno iniziando a diminuire; in generale sembra di essere arrivati al plateau tecnologico. Trent’anni di esperimenti sulla risposta alla concimazione azotata all’International Rice Research Institute nelle Filippine han dimostrato come aumentare gli apporti di azoto sia servito al massimo a mantenere costante la produzione”.
La risposta della nostra civiltà alla problematica dell’erosione e del depauperamento del suolo e quindi la possibilità di arginare una possibile incapacità di nutrire il pianeta, deve risiedere nel cambiamento di prospettiva rispetto al suolo: non un sistema chimico, ma un sistema biologico strettamente legato alle condizioni locali; non fango, ma una delle più importanti risorse naturali, al pari di aria e acqua. La rivoluzione tecnologica dell’agricoltura moderna deve oggi assumere le sembianze dei metodi organici e di lavorazione conservativa del suolo, che mirano non allo sfruttamento più redditizio della risorsa, ma al suo mantenimento nel corso del tempo: “Prolungare la durata della nostra civiltà richiede ripianificare l’agricoltura nel rispetto del suolo, considerandolo non un ingrediente di un processo industriale, ma la base vivente per il benessere materiale. Per quanto possa sembrare strano, la sopravvivenza della civiltà dipende dal saper trattare il suolo come un investimento, come un valore ereditato ed ereditabile piuttosto che un bene di consumo. Come qualcosa di più che semplice fango”.

M.Luisa Doldi
9 marzo 2011


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