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LUOGHI
L'Italia ha un tesoro nascosto. E' nel territorio protetto dall'Ue
Oltre sei milioni di ettari, più di un quinto del
nostro paese: utilizzandolo - tra gli altri benefici - si taglierebbero
2,2 milioni di tonnellate di CO2 (il 7% dell'obiettivo previsto dal protocollo
di Kyoto) e si valorizzerebbe una superficie in grado di moltiplicare
per 5 i campi biologici
L'Italia ha un tesoro nascosto. Utilizzandolo si taglierebbero 2,2 milioni
di tonnellate di CO2 (il 7% dell'obiettivo previsto dal protocollo di
Kyoto). Si valorizzerebbe una superficie in grado di moltiplicare per
5 i campi biologici. Si difenderebbe il paesaggio dando una mano al rilancio
del turismo. Si proteggerebbero specie che rischiano di essere spazzate
via dal pianeta. Si renderebbero i terreni più stabili riducendo
la tassa che paghiamo a frane e alluvioni.
Peccato che il segreto sia ben nascosto. La Rete Natura 2000 è
una definizione che sembra quasi un messaggio in codice. E invece è
un bene comune custodito in nome dell'Unione europea che ha tracciato
una mappa dei luoghi in cui ci sono colture tipiche da salvaguardare,
specie minacciate, bellezza da tutelare. In Italia parliamo di oltre 6
milioni di ettari, più di un quinto del territorio nazionale.
"Può sembrare un discorso astratto, ma se ancora riusciamo
a bere un grande vino come lo Sfursat è perché in Valtellina
hanno mantenuto i terrazzamenti. E i terrazzamenti hanno difeso dalle
frane i fianchi delle montagne. E la tenuta idrogeologica ha garantito
il flusso corretto delle acque. E tutto questo assieme ha reso il
paesaggio gradevole per chi ci vive e per i turisti. Saper usare la Rete
Natura 2000 vuol dire moltiplicare queste opportunità", ha
spiegato Bernardo De Bernardinis, presidente di Ispra.
Per raggiungere l'obiettivo il Cts - assieme a Coldiretti, Ispra, Comunità
Ambiente e Regione Lombardia - ha lanciato Fa. re. na. it (Fare natura
in Italia). Il progetto mira a far sapere a chi vive e lavora nelle aree
protette dall'Europa che c'è la possibilità di creare attività
economiche che tengano assieme il portafoglio e la difesa della natura.
"Si tratta di riconoscere il valore ambientale ed economico dell'agricoltura
sostenibile: i maggiori costi, che derivano ad esempio dal rimandare il
momento dello sfalcio, devono essere compensati da vantaggi", precisa
Stefano Di Marco, vicepresidente del Cts.
Più facile a dirsi che a farsi. La burocrazia, che sembra rafforzarsi
a ogni promessa di riduzione, rende spesso le pratiche di rimborso talmente
lunghe e costose che molti preferiscono rinunciare. E qualcuno rinuncia
anche all'azienda agricola, abbandonando campi che ormai fanno parte del
paesaggio e dell'equilibrio naturale. "Per questo dobbiamo utilizzare
la nuova Pac, il piano europeo di aiuti, concentrando gli interventi di
sostegno a vantaggio di chi fa realmente l'agricoltore", ricorda
Toni De Amicis, di Coldiretti. "Se prevale l'interpretazione in base
alla quale la regina d'Inghilterra, grande latifondista, è uno
dei maggiori beneficiari delle politiche di sostegno pubblico sarà
difficile far sopravvivere chi produce cibo ad alto valore aggiunto".
In Italia un ruolo importante spetterà alle Regioni, sottolinea
Laura Pettiti, del ministero dell'Ambiente: saranno loro a dare concretezza
alle nuove misure previste dalla Pac. Ma la capacità della Rete
Natura di auto promuoversi giocherà un ruolo determinante. (Antonio
Cianciullo - www.repubblica.it)
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