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LUOGHI
Gastropolis: la fattoria urbana che combatte la fame nel mondo
Il progetto futuristico dello studio Althatissolid è una proposta
architettonica che potrebbe sopperire alla mancanza di cibo e terre coltivabili
nel mondo. Gastropolis è l'edificio in cui produzione e consumo
coincidono, senza impattare sull'ambiente e contrastando agricoltura e
allevamento intensivi: una sfida alle politiche ecosostenibili pensata
per la città di Los Angeles
Non è nuovo il concetto secondo
cui l’architettura ha il potere di impattare sulla vita delle persone
forse più di ogni altra disciplina creativa, eppure mai come oggi
è arrivato il momento di mettere in pratica alcune di queste teorie.
E non si tratta solamente di bioedilizia, ma di concepire nuovi spazi
urbani (il futuro è innegabilmente metropolitano) in grado di sopperire
alle esigenze della popolazione che li abita. Ecco che in un’ottica
futuristica - eppure concreta - lo studio Allthatissolid ha creato un
progetto pensato per la città di Los Angeles, ma applicabile a
qualsiasi contesto urbano: Gastropolis è una fattoria verticale
in grado di sopperire completamente alla scarsità di cibo in alcune
aree del mondo.
Partendo dal presupposto che le fonti alimentari prima o poi scarseggeranno
a causa dell’aumento della popolazione mondiale, Allthatissolid
(assistente al progetto Justin Williams) ha pensato ad una soluzione che
contempla agricoltura e allevamento in un unico grande edificio, naturalmente
con funzionalità ecologiche. Secondo gli architetti, essendo noi
tutti cittadini globali e avendo facile accesso ad ogni tipo di informazione,
non possiamo far finta di nulla e ignorare volutamente l'origine del cibo
che troviamo ogni giorno sulle nostre tavole. E se cominciamo a chiedercelo
davvero, scopriremo dinamiche di produzione di massa dannose sia per noi
che per l’ambiente, e altamente nocive dal punto di vista dello
sfruttamento sia delle terre che dei lavoratori. La consapevolezza sociale
dovrebbe essere la spinta per creare alternative a questo scenario destinato
a precipitare, ed ecco che il progetto di Gastropolis, idealmente collocato
nel sito di Mac Arthur Park, si pone come possibile soluzione.
Al posto di estese piantagioni intensive, Gastropolis offre una rete verticale
di coltivazione aeroponica (senza utilizzo di terra), piani impilati di
armature e rampe su cui coltivare che permettono di catturare la più
ampia quantità di luce possibile e la migliore ossigenazione per
le piante. Una sorta di serra-grattacielo. E’ prevista anche una
stalla, il Cow Palace, pensato come una fattoria a mezzi-piani collegati
da rampe con scale a chiocciola, con ampi spazi luminosi in cui gli animali
mangiano e pascolano. Ovviamente a Gastropolis le risorse vengono riutilizzate,
ed ecco che il metano prodotto dalle mucche viene incanalato per produrre
energia che si distribuisce nei vari settori della fattoria. Non mancheranno
naturalmente le abitazioni per i coltivatori e gli allevatori, ma Gastropolis
è pensata anche come spazio in cui le comunità, gli artigiani,
i contadini si confrontano e si impara l’auto-sostentamento attraverso
workshops, simposi educativi, punti di ristoro con alimenti certificati.
Si tratta di una nuovissima tipologia di urbanizzazione, che va ben oltre
il concetto di fattoria verticale e lo integra con un progetto di vita
che potrebbe rivelarsi la soluzione per il futuro del mondo. Un’idea
piuttosto radicale, che si contrappone all’industria agro-alimentare
intensiva, quella che nella pubblicità mette la fattoria su sfondo
di un cielo al tramonto, ma nella realtà è una macchina
da sfruttamento delle risorse, che di ‘naturale’ ha ben poco.
(giulia mattioli (nexta) - www.lastampa.it)
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