LUOGHI

Eolico, un rischio Primitivo
A Manduria si pensa alla costruzione di tre nuovi parchi. Che però minaccerebbero il pregiato vino locale. I produttori insorgono, spalleggiati dagli ambientalisti. Deciderà una commissione ad hoc.


Le energie rinnovabili dilagano in Puglia e si trasformano da vanto in problema. Fino addirittura a mettere a rischio uno dei più grandi patrimoni del ‘Tacco d’Italia’: la costruzione di tre nuovi parchi eolici nell’area di Manduria minaccia infatti la produzione del famoso Primitivo, vino rosso conosciuto in tutto il mondo.La vicenda ha messo in fibrillazione il territorio. Dagli ambientalisti, ai produttori, fino ad arrivare alla politica, sembra esserci unanimità nel dire no all’installazione delle pale. Ma il rischio non è ancora del tutto scongiurato.
SETTE PROGETTI NEL MIRINO. I progetti nell’occhio del ciclone sono sette, di cui tre particolarmente invasivi (quelli denominati ‘Manduria Est’).
In totale, si parla di 136 aerogeneratori di altezza e di diametro pari a 100 metri. Dei colossi – ben dissimili dai romantici mulini a vento donchisciotteschi – che andrebbero a segnare irrimediabilmente il territorio: i circa 5-6mila ettari, che sono in buona parte vitati, dovrebbero essere divelti.
La zona indicata dalle aziende proponenti è quella dei comuni di Manduria (in provincia di Taranto) e di Erchie (in provincia di Brindisi); quest’ultima, per altro, conosce già una significativa presenza di pale eoliche. Non si tratta, però, di «aree già degradate da attività antropiche», criterio indicato dalla legge sulle rinnovabili per la scelta dei siti.
Bensì di un territorio altamente votato all’agricoltura intensiva e di qualità.
I TERRENI VARREBBERO IL 50% IN MENO. È qui che nasce il vitigno del famoso Primitivo di Manduria, e nei dintorni ha sede anche una delle aziende più prestigiose che lo produce. Gianfranco Fino, vincitore del premio 'Viticoltore dell’anno - Vini d’Italia' nel 2010, ha le idee molto chiare sulla vicenda: «Sarebbe una iattura», afferma. «Il valore dei terreni si dimezzerebbe del 50%, per un danno economico incalcolabile. Per non parlare del danno di immagine, e delle possibili modificazioni del microclima. Non esagero quando dico che potrei addirittura essere costretto ad andare via da Manduria».
LA RABBIA DEGLI AMBIENTALISTI. Insieme a lui, si sono indignati anche la popolazione locale e le associazioni ambientaliste, che hanno dato vita ad un comitato di protesta. Come si legge infatti in una petizione depositata in Regione, le pale costituirebbero un vero e proprio 'effetto selva', scompaginando la tessitura del paesaggio agrario e della coltivazione di vigneti di Primitivo doc e di ulivi secolari; senza dimenticare che in zona è presente anche il parco archeologico di Manduria e l'area archeologica dei Castelli, che possono vantare masserie che risalgono al XV secolo. La legge, in teoria, non permetterebbe simili abusi. Ma l’allarme è scattato ugualmente, in seguito al parere favorevole che i progetti hanno ricevuto in seconda istanza da una commissione paesaggistica esterna.
«Un giudizio dato su una base tecnica che non rispetta minimamente i principi suggeriti dalla politica regionale e dalla normativa nazionale», ha afferma Donato Pentassuglia, presidente della V Commissione regionale, preposta alla Tutela del territorio e delle risorse naturali.
IL REGOLAMENTO DELLA COMMISSIONE. Per questo la Commissione è stata convocata ad hoc, e ha approvato un nuovo regolamento, che mira ad implementare i vincoli in materia di tutela del patrimonio ambientale e culturale. E a prendere in considerazione anche il criterio di cumulabilità degli impianti, in modo da valutare le loro ricadute in forma complessiva sul territorio.
I progetti adesso dovranno essere ripresentati in forma di autorizzazione unica, e quindi passare dal vaglio della conferenza dei Servizi, a cui tutti i soggetti coinvolti potranno presentare le loro osservazioni.
L'INVITO A NON ABBASSARE LA GUARDIA. Vista l’unità di intenti fra politica e società civile, sembrerebbe che Manduria e il suo Primitivo non abbiano nulla da temere. Ma Pentassuglia ha invitato a non abbassare la guardia: «Dobbiamo fare attenzione, come dimostra il parere favorevole incassato dai progetti e la recente costruzione di impianti in casi analoghi. L’indirizzo politico della Regione sul tema è chiaro, ma bisogna vigilare che poi i vari uffici preposti, i singoli dirigenti che mettono in pratica le autorizzazioni, non si lascino fuorviare e non commettano gravi errori. Un rischio che si può scongiurare solo con la chiarezza della legge».
PUGLIA, 'VITTIMA' DELLA GREEN ECONOMY. Di certo, però, l’entusiasmo sulle rinnovabili sembra svanito, dopo l’ultimo caso scoppiato a Manduria. La Puglia, paladina della Green economy, sta diventando una sua vittima.
L’invasione delle pale eoliche ha raggiunto livelli preoccupanti: nonostante il target di energia rinnovabile previsto da qui al 2020 dallo Stato sia già stato raggiunto a metà del 2012, attualmente ci sono quasi 1.000 pale installate sul territorio pugliese, e altre 1.300 sono in fase di realizzazione o di valutazione.
Pentassuglia ha ribadito che «l’idea dell’energia rinnovabile era e resta comunque virtuosa. Il problema sono le norme: le rinnovabili devono aiutare l’ambiente, non contribuire a distruggerlo».
La contraddizione con la realtà, però, è evidente, come ha sottolineato anche il consigliere regionale Giovanni Epifani (in quota Pd): «L’energia eolica ci serve se vogliamo sottrarci alla schiavitù dei combustibili fossili. Questo non vuol dire che la Regione farà scelte avventate, ma neppure possiamo dire un no pregiudiziale. La verità è che tutti sono a favore delle energie rinnovabili, ma nessuno le vuole sul proprio territorio».  
(Lorenzo Vendemiale - www.lettera43.it)


 


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