|
LUOGHI
I mercati rionali chiudono: nuove strategie per il loro rilancio
Per il Campidoglio è necessario ripensarli con l’apertura
serale e le reti wifi
A Roma, negli ultimi anni, il 10% dei banchi nei mercati rionali ha chiuso.
E di 4.500 operatori autorizzati dal Campidoglio quelli realmente attivi
sono 4.078. E “la differenza si spiega con il fatto che molti esercenti
preferiscono conservare l’autorizzazione, nella speranza di poter
prima o poi riavviare l’attività”. E’ quanto
risulta da un’indagine condotta da SACEA, l’associazione che
rappresenta gli operatori dei mercati della Capitale, per la CNA di Roma.
La ricerca è stata illustrata alla Casa delle Imprese in viale
Guglielmo Massaia alla Garbatella e presentata all’assessore capitolino
Marta Leonori (Roma Produttiva). Ripensando il mercato, questo il titolo
dell’indagine condotta tra marzo e maggio 2013, ha censito i mercati
giornalieri romani determinandone in primo luogo numero e caratteristiche:
i mercati sono 120 e tra questi sono 29 i mercati coperti, 35 i “plateatici
attrezzati” (aree recintate con banchi, impianti e servizi) e 56
i mercati “in sede impropria” ovvero su strada o comunque
su aree non concepite ad hoc. Dei 4.078 operatori attivi, 1.499 lavorano
nei mercati coperti, 1.402 nei plateatici attrezzati, 1.177 nei mercati
su sede impropria. Quanto ai settori merceologici rappresentati, la parte
del leone in campo alimentare la fa sempre l’ortofrutta con il 35%
di quota di mercato. Seguono gli alimentari non specializzati (che vendono
diversi generi) con il 13%, le macellerie con il 10%, le pizzicherie con
il 9% e le pescherie con il 6%. Il restante 27% è in mano al non
alimentare, con in testa l’abbigliamento e i casalinghi. Interessanti
le oscillazioni di percentuale a seconda del tipo di mercato: l’ortofrutta
accentua il suo primato nei mercati coperti, dove sale al 36%, e soprattutto
nelle “sedi improprie” dove raggiunge il 45%; primato che
si ridimensiona invece nei plateatici, dove scende al 26%. In proporzione
quasi speculare il non alimentare: nei mercati coperti si ferma al 23%
e negli “impropri” al 26%, nei plateatici attrezzati sale
al 32%. Dato in controtendenza rispetto al generale calo del 10%, quello
degli artigiani. Sarti, calzolai, falegnami e pure idraulici e restauratori;
che dal ’91 possono operare nei mercati, pagano meno rispetto a
chi affitta un locale privato e sono così in costante aumento:
ogni anno un 10% in più, oggi – nel censimento SACEA –
117 laboratori attivi nei mercati romani di quartiere.
Ripensando il mercato descrive il trend del settore da vent’anni
a questa parte, individuandone le cause. Se i mercati rionali registrano
un calo di attività, ciò è dovuto per SACEA a più
fattori: crescita impetuosa della grande e media distribuzione a partire
dagli anni ’90; cambiamento degli stili di vita (aumento del lavoro
femminile, meno tempo per comprare il cibo per la famiglia, acquisti “dove
capita”, sempre meno pasti consumati in casa e sempre più
spuntini al bar in pausa pranzo); difficoltà, per l’amministrazione
locale, a gestire l’adeguamento delle strutture che richiede tempi
molto lunghi; esiguità dei fondi investiti in costruzione di nuovi
mercati e manutenzione di quelli esistenti; scarsa disponibilità,
da parte degli operatori di mercato, a cambiare schemi e abitudini. Al
quadro delineato dalla ricerca SACEA-CNA l’assessore capitolino
a Roma Produttiva, Marta Leonori, risponde con un programma di rilancio
già allo studio del Campidoglio. Idea di fondo, ridar vita ai mercati
con orari estesi e con nuovi servizi come punti di ristoro e reti wifi.
E’ quanto “si fa già in diverse città europee
come Barcellona e Madrid”, spiega l’assessore; ed è
ciò che può servire “a dare maggiore visibilità
e vitalità ai nostri mercati”. Si tratta dunque, intanto,
di “dare l’opportunità, alle strutture che ne fanno
richiesta, di restare aperte fino alle 22.30 circa, avendo ovviamente
verificato la compatibilità con il territorio e l’adesione
dei diversi operatori”. L’assessore ha anche chiarito che
occorre distinguere caso da caso: le novità “per un mercato
potrebbero non avere senso, per un altro significare riprendere vita”.
Tra i mercati più adatti ad accogliere le innovazioni allo studio,
Leonori cita Ponte Milvio, Testaccio, piazza Epiro.
Nel merito, oltre all’apertura serale, l’assessore ha specificato
le azioni da condurre: per il wifi nei mercati “occorre prima unificare
le reti wifi di Roma e della Provincia”; per i bar si tratta di
andare oltre la regola attuale, che ne consente uno per mercato, e prevederne
di più (una possibilità, specifica Leonori, che si sta verificando).
Necessaria, poi, un’azione di marketing “per comunicare che
il mercato è un presidio di salute”. Quanto, infine, ai sistemi
di finanziamento per ammodernare i mercati o costruirne di nuovi, l’assessore
individua possibili strade oltre il project financing (che, in base alla
ricerca presentata, ha evidenziato limiti e carenze): progetti degli stessi
operatori, ricorso ai fondi europei e, dove possibile e necessario, accorpamento
di più mercati ed eliminazione di quelli “dove ormai restano
due o tre banchi”. (www.ilvelino.it)
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|