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EVENTI
Carnevale: la crisi non frena la corsa a frappe e castagnole.
Più di 150 milioni di euro per i dolci tipici, ma cresce anche
il “fai da te”
Alla vigilia di “martedì grasso”, la Cia fa un
primo bilancio. Nelle vendite si dovrebbe registrare un aumento del 3-4
per cento. Con i prodotti fatti in casa si risparmia e sono sempre più
le famiglie che si cimentano ai fornelli.
Maltempo e crisi non mordono il Carnevale e così non si ferma la
corsa a frappe, castagnole, frittelle e altre specialità locali.
In tutto il periodo carnevalesco il consumo dei prodotti tipici si aggirerà
intorno alle 22 mila tonnellate, per una spesa che supererà i 150
milioni di euro. A segnalarlo è la Cia-Confederazione italiana
agricoltori per la quale cresce, comunque, il “fai da te”.
D’altra parte, la spesa per le frappe fatte in case -osserva la
Cia- si può contenere entro i 5 euro per chilo. E sicuramente si
risparmia, e anche di tanto. Al consumo, infatti, arrivano a costare per
lo stesso quantitativo, in media tra i 15 e i 20 euro. Ma si possono raggiungere
anche punte di 35-50 euro.
Gli italiani -sottolinea la Cia- non rinunceranno alla festa. Come è
avvenuto per Natale e Capodanno, quando i consumi di prodotti tipici hanno
fatto registrare una seppur lieve crescita, anche per il Carnevale si
ha un aumento negli acquisti di frappe, che risultano le più apprezzate.
Rispetto allo scorso anno, almeno secondo le prime stime, si dovrebbe
avere un incremento pari al 3-4 per cento.
Ma questi dolci tipici del Carnevale è possibile gustarli soprattutto
nelle tante feste popolari e contadine che celebrano in questo periodo
nei borghi e nelle contrade di moltissimi paesi. Prodotti che occupano
un posto di rilievo nelle tavole degli agriturismi che, anche in questo
periodo, hanno registrano un aumento di vacanzieri, soprattutto nell’ultimo
week-end coinciso con la festa di San Valentino.
Svariate in tutte le regioni sono le specialità legate alla tradizione
rurale e contadina per il Carnevale. Si va dalla “cicerchiata”
dell’Abruzzo alle “chiacchiere” della Basilicata; dalla
“pignolata” in Sicilia e Calabria, agli “struffoli”
in Campania, dalla “sfrappole” e lasagnette in Emilia Romagna
ai “crostoli” del Friuli Veneria Giulia, dalla frappe e castagnole
del Lazio alla “bugie” della Liguria e del Piemonte, dai “tortelli”
della Lombardia ai “berlingozzi, ai “cenci” alle ciambelle
della Toscana, dai “brugnolus” e “orillettas”
della Sardegna ai “grostoi” del Trentino, ai ”galani”
del Veneto.
Il Carnevale è, d’altronde, una festa che nasce proprio dalla
tradizione contadina. Forti, infatti, erano le valenze simboliche legate
al mondo agricolo-pastorale. Si salutava la fine dell’inverno e
l’arrivo della primavera, la quale, secondo le credenze popolari,
dava vita ad un ciclo di stagione opulenta, feconda e fertile per
la terra, assicurando ottimi raccolti. (www.cia.it)
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