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EVENTI
Il nuovo corso di Identità Golose 2010
Ancora non si è spento l’eco degli eventi
fuori e dentro le mura di Identità Golose ed è già
tempo di bilanci. Tanti gli spunti, le degustazioni, le idee e più
di 50 gli chef che si sono alternati sul podio dimostrando con il proprio
lavoro quanto il tema portante dell’edizione 2010 Il Lusso nella
semplicità fosse appropriato.
Attraversiamo un periodo di recessione che ha colpito gran parte del pianeta,
e la grande cucina, interprete a tavola degli stati d’animo e delle
tendenze del suo tempo, deve adeguarsi a nuove filosofie ed esigenze del
pubblico.
Il Lusso nella semplicità è un tema complesso che si presta
a più interpretazioni.
Molti gli chef che hanno spiegato con la propria creatività come
per arricchire un menu non sia indispensabile utilizzare alimenti noti
per la propria esoticità e per il costo proibitivo. I prodotti
di casa nostra , genuini e dal sapore antico, sono la sfida che un grande
cuoco di oggi, talentuoso ed tecnologicamente all’avanguardia deve
vincere reinterpretando sapori e gusti.
Ma Il Lusso nella semplicità si riferisce anche a prodotti particolari,
appartenenti ad antiche micro-realtà agricole, dal gusto speciale
ma quasi introvabili a causa della disaffezione del mercato e dell’oggettiva
difficoltà per piccole strutture agricole, di competere con realtà
sempre più agguerrite, influenzate più dal prezzo che dalla
qualità. Per fortuna ci sono i Presidii Slow Food che combattono
perché non se ne perda la memoria.
Anche per questo il Congresso viene inaugurato
da Davide Oldani che con le sue preparazioni dimostra che l’eccellenza
a prezzi ragionevoli si raggiunge valorizzando le proprie esperienze.
Le consistenze e i profumi sono i punti fermi attorno ai quali operare
l’inversione fra ricco e povero, alla ricerca di una fascia di mercato
che cerca identità forti. Ecco allora il foie gras che si trasforma
in tettina di vitello, il latte cagliato con caviale rimpiazzato dalla
tapioca al nero di seppia e via dicendo. Oggi che la contemporaneità
sta nella democrazia dei prezzi e degli ingredienti Davide Oldani indica
che questi sono i nuovi traguardi dell’alta cucina.
Proseguono le lezioni. Molte le idee e le proposte. Anche per l’olio
extravergine d’oliva ci sono proposte alternative. La sfida di Mattia
Pariani, Igor Macchia e Corrado Assenza sta nel dimostrare che la frutta
secca può essere fonte di oli straordinari.
Poi sale sul palco anche Carlo Petrini, il guru di Slow Food che ammonisce:
“Il sistema alimentare è arrivato a una crisi che ha seri
risultati sul tessuto socioeconomico. I suoli si sono impoveriti, la concentrazione
degli allevamenti è troppo alta, il 70% della biodiversità
è scomparsa e la classe contadina non esiste più. Se si
imparerà a riconciliare il cibo con la terra”, spiega, “ci
si guadagnerà tutti”. “Ma la materia prima buona va
pagata e voi, cari cuochi, dite che nei vostri menu chi sono i contadini
che stanno dietro al vostro splendido lavoro”.
Tra i vari oratori anche Mauro Uliassi di Sinigallia che spiega che la
parola tradizione deriva dal latino tradere, che può significare
due cose: ‘consegnare’, e quindi un concetto che ha in sé
il dinamismo, ma anche ‘tradire’, ovvero muoversi fuori dal
solco”. La tradizione culinaria è dunque sempre in movimento
e si evolve nel tempo. Uliassi presenta quattro piatti solo apparentemente
semplici. Lo spago affumicato con pendolini alla griglia e vongole potrebbe
sembrare una pietanza che in Italia trovi ovunque. Ma la differenza la
fa il dettaglio, curato in modo stramaniacale, su ognuno degli ingredienti.
Poi è la volta di Massimo Bottura che salito sul palco viene accolto
da un grande applauso. Una lezione intensa e profonda. Un parlare per
legare, non per dividere, un muoversi per la cucina italiana cercando
un filo che possa unire più saperi e storie, consigli di base da
indicare ai giovani che scelgono un futuro da cuochi. Esempio di strategia
vincente per uscire dalle secche nelle quali si è cacciata la creatività,
viene insignito per questo e altro del premio Nino Negri di Cuoco dell’anno.
Massimo Bottura guida l’Emilia Romagna, regione ospite del congresso
e racconta:
“In un momento di grande confusione, quasi di caccia alle streghe,
la cucina è un’oasi di pace. Anche dietro ai fornelli. Le
contaminazioni sono punto di partenza, non di arrivo, perché nel
confronto si plasmano le identità. Non è rivoluzione ma
evoluzione: le guerre intestine stanno ostacolando la promozione della
nostra cucina. Ma la ricerca è vicina al prodotto e alla tradizione,
più di quanto non si potrebbe sospettare. Fare ricerca è
un modo di esprimere delle passioni, che spesso non paga ma fa risalire
faticosamente le correnti”.
E poi Alain Ducasse che come dice Enzo Vizzari è il francese “fuoriquota
che incarna la supremazia francese», il simbolo stesso della grandeur
gastronomica d’Oltralpe.
Insomma un continuo scambio di idee, tanti maestri della cucina da tutto
il mondo, tanti giovani chef entusiasti che assistono alle lezioni, approfondiscono
conoscenze e girano tra gli sponsor per scoprire nuovi prodotti e nuovi
modi di esprimersi.
E al termine del congresso un festa dell’amicizia offerta dalla
nazione ospite, la Slovenia, presente il primo ministro sloveno, tanti
cuochi, tanti giornalisti e tanti produttori.
Ketty Fargion
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