|
EVENTI
La Settimana del miele a Montalcino
Dal raro miele di nespolo del
Giappone al miele di barena, esclusivo della laguna veneta:
le varietà più pregiate e insolite d’Italia. Dall’11
al 13 settembre l’antica Fortezza e le vie del centro cittadino
si trasformeranno in un enorme palcoscenico per centinaia di mieli rigorosamente
made in Italy.
Nell’antica Fortezza e per le vie del centro di Montalcino si potranno
assaggiare ed acquistare decine di tipologie di miele, rigorosamente made
in Italy, a testimonianza del lavoro svolto dagli oltre 75.000 apicoltori
del nostro Paese, che possiedono 1,1 milioni di alveari ed una popolazione
di 55 miliardi di api. Un’occasione unica che riunisce tipologie
altrimenti impossibili da trovare, se non viaggiando ai quattro angoli
della penisola. A partire dal raro miele di nespolo del Giappone (25 euro
al kg), prodotto da una pianta coltivata esclusivamente in una piccola
zona della Sicilia, vicino Palermo. È un miele profumatissimo e
molto laborioso da produrre, poiché la pianta fiorisce in inverno,
quando le api difficilmente bottinano, se non trovano un clima ideale.
Si tratta di una delle prelibatezze alimentari italiane più ricercate
dai facoltosi giapponesi, tanto che i commercianti nipponici di eccellenze
gastronomiche, per soddisfare i loro clienti più esigenti, da anni
sbarcano in Sicilia ed opzionano tutto il raccolto (circa 2.000 chilogrammi
all’anno) di questo monoflora unico, non badando a spese. Ci sarà
poi il rarissimo miele di spiaggia, prodotto in Versilia da una sola azienda
situata nel Parco di Migliarino-San Rossore, e ottenuto da specie botaniche
tipiche della macchia mediterranea: camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo
e pitosforo, responsabili del sapore e del colore particolari del miele.
Il camuciolo e il cisto sono piante che si trovano difficilmente nel nostro
Paese: il camuciolo produce degli oli essenziali di cui si sporcano le
api al momento dell’impollinazione, conferendo così al miele
il suo tipico aroma. La particolarità della zona di produzione,
oltre alle specie della macchia che vi si trovano, è data sia dall’influenza
del clima mite, sia dal completo isolamento di questa fascia costiera
dovuto alla pineta che, per gli insetti, è un limite invalicabile.
Il più costoso tra i mieli è quello di corbezzolo,
che arriva dalla Sardegna e dalla Maremma, dal prezzo di oltre 30 euro
al kg. Dal colore ambrato, con tonalità grigio-verdi, ha odore
pungente e sapore decisamente amaro e caratteristico: non è
un miele per tutti i gusti, si tratta di un prodotto riservato ad intenditori
e gourmet, che lo degustano da solo o in abbinamento a particolari formaggi.
Un altro miele particolare che si potrà assaggiare a Montalcino
è quello di marruca (circa 20 euro al kg), prodotto solo in alcune
buone annate in Toscana: si tratta di un arbusto con migliaia di spine,
che un tempo veniva utilizzato per formare recinzioni invalicabili all’uomo
e alle bestie, Adesso è una pianta in via di estinzione, a causa
delle colture intensive: il miele, di consistenza liquida e aspetto trasparente,
con odore e sapore molto intensi ed un leggero retrogusto amarognolo,
è super-quotato negli Emirati Arabi, ed in particolare in Kuwait,
dove è denominato miele di Seder, ed è rarissimo poiché
è l’unico miele che si produce nel deserto.
Non mancherà poi il miele di melata: non si tratta di una pianta,
bensì di un insetto. La Metcalfa pruinosa è un insetto di
origine americana che attacca molte piante diverse - sia spontanee che
coltivate - e produce un’abbondante secrezione detta melata, raccolta
dalle api che ne fanno un miele molto particolare. Dal colore scuro, odore
vegetale e sapore meno dolce e stucchevole dei mieli di nettare, a volte
leggermente salato, il miele di melata, grazie al passaggio in due diversi
organismi animali, risulta particolarmente ricco di elementi nutrizionali,
e in particolare di oligoelementi minerali.
Alla “Settimana del Miele” di Montalcino sarà possibile
assaggiare anche il miele di barena, prodotto esclusivamente nella laguna
veneta, e in particolare nelle barene, cioè le terre emerse a ridosso
e all’interno della laguna, che confinano con l’acqua salmastra.
Il genere di fiore da cui deriva il miele è il Limonium, chiamato
in gergo “fiorella di barena”. Il continuo degrado di queste
terre, dovuto sia al moto ondoso che agli scarsi interventi di salvaguardia
e manutenzione, rende sempre più rare le zone in cui le caratteristiche
piante di Limonium si sviluppano, limitando dunque la possibilità
di produrre questo particolare miele.
info@winenews.it
|
|
|