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EVENTI
Bitto storico? Bitto dei Bitti? Val del Bitt?
Apertura puntuale, il 29 novembre alle 16.00, nella sala delle
conferenze dell' Ecomuseo voluto dalla Regione, inaugurato e presentato
dallo stesso sindaco di Gerola , Geom. Fabio Acquistapace.
Il Sindaco legge e distribuisce
copia della delibera ufficiale del 27.11 votata dalla Giunta comunale
(http://www.comuni-italiani.it/014/031/amm.html)
all' unanimità.
Il documento è completo
di una premessa molto chiara e concluso con un impegno a un programma
d' azione proposto a dibattito libero.
Sia
organi di stampa locale sia la centrale dell' Ecomuseo della
Valgerola dispongono di registrazione degli interventi e della discussione,
che ha coperto la complessità di aspetti storici e documentari
che hanno finora costituito la base dei motivi di " confusione e
ambiguità nei riguardi del consumatore" da parte dell' uso
di denominazione del formaggio del formaggio " Bitto delle Valli
del Bitto" la cui identità ha subito ancora nelle ultime
settimane una modifica approvata con procedura rapidissima dalla Comunità
Europea .
L' Ecomuseo della Valgerola, riconosciuto dalla Regione
Lombardia assieme ad altri 18 Ecomusei in Lombardia, aderisce alla rete
degli Ecomusei Regionali che cura i rapporti con la Regione e
organizza convegni e corsi per gli aderenti promuovendo la conoscenza
storico-culturale del territorio e la sua divulgazione pubblica, con il
supporto di gruppi di lavoro e comitati scientifici e storici: "
in poche parole si può definire " ecomuseo" uno strumento
che una istituzione (nel nostro caso il comune) e una popolazione
concepiscono, costruiscono e governano insieme"
" Il formaggio " Val del Bitt" è la più
recente pubblicazione storico-antologica documentata edita da ERSAF del
Progetto interregionale III A Italia Svizzera 2006-2008
" Il turismo degli alpeggi" , (www.giralpeggi.it),
autori Michele Corti e Cirillo Ruffoni, stampato e distribuito da ERSAF
Lombardia con presentazione del suo presidente Roberto Albetti.
Appunti sintetici dagli interventi
dei protagonisti della conferenza stampa.
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Il sindaco,
il VP di Slow Food Piero Sardo, Paolo Ciapparelli e
il presidente della CCIA di Sondrio Emanuele Bertolini hanno
confrontato tendenze in opposizione da parte delle istituzioni e delle
associazioni sull' ampio e complesso tema, di rilevanza strategica,
denominabile " Made in Italy" in un dibattito che
si è esteso alla stampa ed esperti presenti.
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La storia
delle modifiche all' edizione del disciplinare di
denominazione DOP del Consorzio della Provincia di Sondrio
è stata vivacemente esposta e puntualizzata da Corti, Ciapparelli,
Bertolini e da interventi di sala con particolare riferimento
al verbale " ufficiale" della delibera camerale in " audizione
pubblica" del " 1994" , unica occasione di verbalizzazione
di opposizioni e rilievi al disciplinare letto ed approvato in assemblea.
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Il prof.
Corti ha ribadito pubblicamente che non era stata verbalizzata
l' osservazione da lui stesso espressa in sede di audizione insieme
al presidente dell' APOP (Associazione produttori ovicaprini
della provincia di Sondrio, Sig. Mario Pighetti) circa l' aspetto
fondamentale della presenza del latte caprino ai fini dell' identità
del formaggio Bitto E IN OPPOSIZIONE alla proposta di disciplinare
tendeva a considerare come ‘ammissibile' (quasi si trattasse
di un difetto) la presenza del latte caprino (ma solo per un massimo
del 10% che contraddice la storica presenza del 20%) e che per di
più consentiva di non aggiungerne affatto.
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Il Prof. Corti
ha anche sostenuto, come del resto confermato da Bertolini. che la
proposta di disciplinare non conteneva (e come avrebbe potuto?) alcuna
pezza di appoggio storica circa l' asserita diffusione della
produzione del Bitto in tutta la Valtellina e Valchiavenna dal momento
che tutte le attestazioni ufficiali tendevano al contrario a dimostrare
come sino a tutti gli anni ' 80 il Bitto si producesse quasi
esclusivamente nella Valle del Bitto e, in minor misura, in quelle
limitrofe. E' evidente che la domanda di Dop del 1991 inoltrata
sostenendo che da almeno 25 anni (ovvero dal 1976) si produceva
Bitto negli alpeggi di Valtellina e di Valchiavenna è palesemente
FALSA.
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il concetto
di fondo influente sulla qualità del prodotto, particolarmente
in tema di rispondenza all' invecchiamento e conservazione
della qualità nel tempo, è legato come è
scientificamente dimostrato al regime di alimentazione e all' impiego
di fermenti lattici selezionati in luogo della flora batterica spontanea
del latte.
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in questo
contesto latte proveniente da zone e territorio diverso da quello
tipico della valle del bitto, senza alcuna restrizione di vincolo
al pascolo e all' alimentazione naturale della mandria, comporta
l' alterazione delle caratteristiche organolettiche del prodotto
derivante. queste informazioni sono contenute nella documentazione
trasmessa a bruxelles dai produttori della Valle del Bitto,
a riprova della dipendenza della qualità di prodotto con la
tradizione storicamente ripetuta e scientificamente provata di tipicità
di " bitto delle valli del bitto" e delle peculiarita'
del suo territorio caratteristico.
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sorgono palesemente
dubbi nel consumatore sulla validità obiettiva d' informazione
carente di limitazioni e di severità e sulla necessita'
manifestatasi in breve tempo nel gruppo dei produttori della Valle
del Bitto consortile che alcune condizioni stabilite nella finestra
di vincoli espressi nel disciplinare originale fossero rese cogenti
e trasmesse alla comunità del consumo da parte degli organi
locali e ministeriali, a sostegno della garanzia di conservazione
nel tempo della qualità di prodotto. Questa caratteristica
di qualità storica di grande valore per il prodotto, nel rispetto
delle conoscenze scientifiche obiettive raggiunte e diffuse ai consumatori
nell' ultimo decennio da parte dei produttori storici delle valli
del bitto, è stata pertanto divulgata, promessa, applicata
e controllata da opportuni apparati di garanzia costituiti nel suo
interno e condivisi dal marchio di presidio Slow Food.
- E' essenziale precisare, infatti, che la previsione dell'uso di
un quantitativo di alimenti extra-pascolo (sono previsti sino a 3,5
kg di mais al giorno per vacca) - in assenza di qualsiasi riferimento
al " fabbisogno alimentare dell'animale" – possa tradursi
in un apporto di energia integrativa all'erba di pascolo superiore al
30%, una soglia che - come da dati sperimentali - può determinare
significative alterazione delle caratteristiche del latte e del formaggio.
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Di fronte
a tale conflitto di conoscenza la Regione Lombardia ha nominato da
tempo un Comitato di Supporto e si è fatta promotrice di uno
stimolo alla composizione della divergenza tra Consorzio e Produttori
Storici della Valle del Bitto, con iniziativa dell' Assessore
Domenico Ferrari, lo scorso mese di Aprile 2009, resa nota
e documentata nella stampa e raccolta in occasione di convegno e tavola
rotonda di dibattito svoltasi a Milano a cura di Slow Food
ed ASA a cui ha preso parte un' ampia varietà di
associazioni, rappresentanti della stampa ed esperti del settore,
presso la Società Umanitaria.
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L' intervento
del Presidente Slow Food International signor Piero
Sardo ribadito impegni e convinzione della associazione ad una
comunicazione trasparente e veritiera sia nel territorio nazionale
che in quello internazionale riguardante il significato e l' affidabilità
di marchi e denominazioni, decisi ad affrontare una campagna di verità
e di civiltà in difesa dei diritti del consumatore a qualsiasi
livello di tavolo di giudizio, di diritto, di coinvolgimento delle
istituzioni assumendosi il ruolo di coprotagonista in questa campagna
di difesa con i Produttori Storici della Valle del Bitto.
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Il Sindaco
con la Giunta all' unanimità affianca con il territorio
della valle la decisione di contrapporre in termini di diritto naturale
l' imposizione pecuniaria e la proibizione alla conservazione
delle indicazioni geografiche di provenienza del formaggio Bitto ereditate
dalla storia della tradizione del territorio (prerogativa fondamentale
per l' ottenimento del marchio dop) che non è limitata
a pochi decenni di storia come previsto dai disciplinari di marchio,
ma dai secoli di documentata e condivisa storia dell' uomo, territorio
e della sua alimentazione.
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La netta posizione
di Comune e territorio, Produttori e Slow Food ha reso difficile
l' espressione della posizione di CCIA di Sondrio e della Provincia
di Sondrio, confermata da lettera firmata dai due rappresentanti con
diritto, certamente basata sulla costruzione di un diritto solo temporaneamente
esigibile, in quanto contestabile nei contenuti di premessa di questo
memorandum e della comferenza, come affermato nei punti precedenti.
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Le obiezioni
riferenti alla rievocazione del momento della lettura ed approvazione
del disciplinare in seduta pubblica hanno reso vivace il dibattito,
lasciando emergere quanto la pressione dell' interesse della
Provincia fosse prevalso sull' interesse dei singoli membri
del consorzio, in particolare dei contadini, Produttori storici
del formaggio Bitto.
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CCIA di
Sondrio e Provincia si fanno forza dell' atto notarile
originale e su un accordo solo formale e non sostanziale alla
presentazione del disciplinare perché ne potesse derivare
l' estensione del territorio di tipicità del Bitto
DOP a tutta la Provincia di Sondrio, con conseguente decadimento
di qualità alimentare-gastronomica nel mercato, manifestatosi
negli anni immediatamente successivi al conseguimento del dop Bitto.
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Il delegato
per la Lombardia di ASA, Lo Scalzo, anche a testimonianza della
appartenenza e delega alla Accademia Italiana della Cucina
alla guida della AIC Lombarda per tutti gli anni in cui si svolgevano
gli eventi, autore delle guide regionali ai Formaggi di tutte le regioni
d' Italia edite dalla Accademia Italiana della Cucina, direttamente
esperto della località montana delle valli di Morbegno e conoscitore
dagli anni 60 delle tradizioni agro-alimentari locali, ha ricordato
quanto esempi di false denominazioni e di falsità di contenuti
di qualità alimentare-gastronomica abbiano nella storia del
rilancio della qualità del Made in Italy fatto male all' immagine
di eccellenza dello stesso Made in Italy.
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Vari interventi
della platea hanno ripercorso le fasi in cui si sono perpetuati
atteggiamenti in contrasto tra interesse della Provincia e
interessi della comunità dei Produttori storici del
Bitto. Il Sindaco riassume le potenziali alternative da sottoporre
al Tavolo Permanente di Osservazione che intende costituire
perché relazioni al Consiglio Comunale di Gerola Alta il suggerimento
di atti e provvedimenti da adottare, contando sulla delega ricevuta
dal 100% dei residenti nel territorio.
La sintesi della
" conferenza stampa aperta" ha al termine resa palese l' assenza
di rappresentanti istituzionali politico-economici entro le cui competenze
è passata l' annosa divergenza e separazione di ruoli che
" non ha portato alcun vantaggio al " Bitto delle Valli
del Bitto" ma ha generato solo confusione e ambiguità nei
riguardi del consumatore" . (Dalla delibera della Giunta
di Gerla alta approvata all' umanimità).
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