EVENTI I vincitori della classifica fatta con
Anna Goffi Cohimbra e Summa vesuviana..., Anna più per i Portoghesi,
io per i vesuviani perché lo stocco era delle Lofoten mentre quello
di Cohimbra è tutto portoghese... ma buonissimo. E’ l’antipasto estivo che sostituisce la tradizionale zuppa di cavolo verde nelle case popolari portoghesi... Lo Stoccafisso alla Frantoiana con patate “al pugno” della presentazione (“bacalhau à lagareiro com batatas a murro”) è una portata completa e gustosa i cui ingredienti sono fondamentali per la riuscita: bacalhau essiccato, patate di ottima qualità cote sotto la cenere o alla brace, cipolle sotto la cenere o al forno, ottimo aglio estivo fresco a fettine, coriandolo fresco; in Portogallo la ricetta è legata alla tradizione dell’olio nuovo che veniva assaggiato proprio al frantoio con questo piatto...
Anna si è fatta dettare la ricetta dello stocco alla Vesuviana, di Pasquale Simonetti, quest’anno in edizione novella accompagnata da paccheri di grano duro di Torre Annunziata (Fratelli Setaro www.setaro.it) di grandioso effetto gustativo con pomodorini, pinoli, aglio e basilico del Vesuvio... Al suono del tamburello e con l’umorismo di Pulcinella il sapore eccellente premia la loro inventiva e capacità golosa. Anchiano presenta l’unica eccezione salata di baccalà norvegese alla griglia con una salsa di verdure selvatiche rimasta fedele da alcune generazioni, mentre la tradizione di Messina richiede l’uso di “strattu” e di patate di consistenza più ricca oggi difficilmente reperibili nel mercato italiano... compreso quello ligure! Il grado di lunga cottura della “ghiotta” di stocco deve portarlo a una consistenza del sugo tale da sostenere fino a trenta la caduta al fondo della vecchia moneta da cento lire... Questa era la descrizione di tecnica contadina di cucina della “ghiotta” ricca di patate gialle, olive verdi, cipolla, uvetta, pinoli, capperi e sedano... L’edizione di Stoccafisso all’anconitana preceduta dal massimo riserbo e da una preparazione tenuta altrettanto riservata, è stata quest’anno caratterizzata da una abbondante presenza di peperoncino che ne ha attenuato l’espressione dei sapori nel corso della degustazione: in questo caso forse l’insieme degli ingredienti portati da Ancona ha mantenuto più puro il sapore dello stocco e della patata, lasciata al dente. Curiosità appagata da parte della squadra di Mammolese, dalla provincia di Reggio Calabria, che senza esagerare in quantità ha equilibrato con armonia il piccante e i sapori dello stocco norvegese spugnato con pazienza, rosse cipolle dolci di Tropea, pelati e olive: senza particolari picchi, ma in una seria esecuzione rappresentativa. Forse nella ricetta originale si riporta che... a piacere si possono aggiungere allo stocco le ventresche del pesce... e si ricorda che il tegame di terracotta non deve mai essere agitato durante tutto il tempo di cottura...
Finale all’onegliese come di consueto. Abbracci e arrivederci, ricupero di libri come la ristampa di Cucina di strettissimo magro del P.S. Delle Piane, Genova 1931, di L’Olio, dalle fasce alla bruschetta sostando al Frantoio di F. Savio e V. Pronzati, del 1997, che si affiancano al Sussidiario di Cucina Trentina e a un recente testo di Cucina Milanese che non riportano più di una ricetta di baccalà ciascuno... I vini della provincia Vermentino, Pigato e Ormeasca che hanno accompagnato la degustazione si farebbero sentire se non fossero stati bilanciati da vino di casa portoghese che generosamente gli chef di Cohimbra hanno portato: un vinho verde e un rosso, ricchi dei sentori delle loro uve, freschi e fragranti, adatti al loro bachalau... uauh!
Autori e relazioni:
Ho avuto il piacere di avere l’occasione per dimostrare l’affetto anche delle lontane terre milanesi-lombarde a cui il mare, i suoi profumi ed il suo ambiente manca per definizione: un San Giovanni ci aiuta ad essere più vicini! Dopo i preliminari saluti ad autorità e da loro ai partecipanti al convegno, in rappresentanza dell’ambasciatore di Norvegia S.E. Eva Bugge, hanno valorizzato l’importanza del rapporto tra Norvegia e Imperia l’addetta all’ambasciata dottoressa Rosalba Primicerio e due esperti del settore dei territori del Nord della Norvegia: Edmund Mikkelsen jr. ha messo in evidenza in perfetto italiano storia e prosperità di questa alleanza commerciale con il prodotto della più antica tradizione commerciale di Norvegia, lo stoccafisso e il baccalà, e il suo matrimonio con l’olio extra vergine ligure.
Il professore Alberto Sismondini, docente all’Università sulla pesca e sulla tradizione di legami tra bachalau e popolazione. La bibliografia gastronomica lusitana si sviluppa solo nell’ultimo secolo. L’opera più diffusa è il Livro de Pantagruel, con 1500 ricette nell’edizione del 1946 e 5000 nell’ultima del 2004. Di esse ben 115 sono dedicate al bachalau, salato o essicato dopo la prima salatura che ha luogo immediatamente dopo la pesca nei mari del Nord Atlantico a ridosso del Canada e delle coste islandesi e norvegesi dalla flotta portoghese. Suddiviso in qualità per pezzatura,
il bachalau si differenzia per dimensione: > di 3 kg, tra 2 e 3 kg,
< di 2, < di 1 e in pezzi rotti... La forma è quella del
ragno! I pescatori portoghesi pescano intorno
a 60-70.000 tonnellate di merluzzo, pari al consumo nazionale. Il 40%
proviene da acque norvegesi. Il merluzzo è ben più del cane
l’amico dell’uomo, quello fedele, che lo accompagna ovunque
si rechi, anche come bachalau sudado... Le navi si sono susseguite nella storia della marineria fino ai pescherecci moderni attrezzati per la lavorazione durante il percorso. I santi hanno provveduto come a Imperia a festeggiare gli eventi e a dare risalto alla antica amicizia tra bachalau e uomo: si distinguono San Antonio da Lisbona e San Giovanni da Oporto. Erbe ed aromi fedeli sono il basilico portoghese (marjerico), pinoli, agli e patate e vino del paese. Siamo pronti alla degustazione... precoce... che ci soddisferà sinceramente. Il professore Roberto Francavilla arricchisce
il convegno con una passerella su quattro temi: Liguria, Portogallo, letteratura
e memoria, cibo. Il tutto avvolto nella poesia, da Proust a Joyce attraverso
la letteratura dell’800: spunti e memorie di versi, odori e di sapori.
Il baccalà compare frequentemente, ma rime di poeti moderni come
Giorgio Caproni e Camillo Sbarba che a fine ottocento racconta storie
di emigranti cadono a proposito sul tema del convegno e lo avvolgono nella...
poesia di ricordi di Liguria e stoccafisso, di emigrazione, di mitologia
lusitana, di fado, fino a toccare le antiche colonie sparse nel mondo,
dal Mozambico a Goa per matar saudades, uccidere la nostalgia con una
festa con bachalau tra amici del terzo mondo. Il messinese Dr. Francesco Corrado, cuoco e medico, ha
con se un accattivante umorismo e una vivacità oratoria che rende
allegra l’atmosfera del convegno, le sue battute - senza che siano
rivolte solo allo stoccafisso - sono applaudite con simpatia! Come si
fa a non pensare che nelle stive delle barche dei normanni che cacciarono
gli arabi dall’isola siciliana non ci fosse già lo stocco?
Era il 1072 quando Ruggero 1° venne eletto Re di Sicilia. Il dottore
è convinto che non abbiano dovuto aspettare che le notizie del
Querini fossero le prime a raccontare del favoloso pesce dei mari del
nord: non ci sono documenti, ma è molto probabile che lo mangiassero
già... Olio, coprotagonista del convegno con il professore Bruzzo,
presidente del Consorzio di tutela del DOP extravergine ligure, apre con
utili informazioni e un confronto del movente economico che ha spinto
il successo di olio e stoccafisso negli ultimi trecento anni. L’andamento
dei prezzi é stato a forbice. Se a metà del 1700 una giornata
di lavoro consentiva di comperare 1,6 kg di olio o 3 kg di stocco, nel
1984 bastava per 4,5 litri di olio o solo per 1,1 kg di stocco... Oggi? Enzo Lo Scalzo
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