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EVENTI
Sinergie di comunicazione delle realtà gastronomiche

Convegno alla 105° Fieragricola - Agrifood di Verona
domenica 9 marzo 2003
I delegati delle confraternite bacchiche confermano la collaborazione
con i giornalisti nell'opera di acculturamento dei consumatori per il
miglioramento
della qualità dei prodotti agroalimentari.
Carlo Giuseppe Valli - Consigliere
ASA - Associazione Stampa Agroalimentare
Francesco Mazzoli - Presidente FICE - Federazione Italiana Circoli Enogastronomici
Moderatore - Gianni Staccotti - Vice presidente ASA - fiduciario stampa
PR FICE
I delegati dei sodalizi enogastronomici
incontrano i giornalisti per instaurare una sinergia fra ricercatori e
comunicatori che contribuirà alla formazione di una fascia di consumatori
bene informati sulle qualità dei prodotti agroalimentari e quindi
in grado di esprimere le loro richieste ai produttori spingendoli a migliorare
la qualità dei prodotti conosciuti attraverso gli articoli pubblicati
dai giornalisti: comunicatori, presenti alle manifestazioni organizzate
dai ricercatori riuniti nelle confraternite che perseguono lo scopo di
scoprire le produzioni di nicchia e le tradizioni dell'agroalimentare
nel loro ambiente.
I delegati delle confraternite gastronomiche propongono una dozzina di
incontri in occasione delle manifestazioni che organizzeranno nel corso
dell'anno per presentare i frutti delle loro ricerche sui prodotti di
nicchia, sui vini particolari e sulle tradizioni legate alla civiltà
del convivio colte nei loro ambienti naturali. La confraternita, che ha
scoperto un prodotto di nicchia o una tradizione gastronomica nei loro
ambienti naturali, presenta i risultati della ricerca nel corso di una
manifestazione riservata ai propri associati assolvendo, in tal modo,
al suo impegno istituzionale. A questo punto interviene il giornalista
che comunica i risultati della ricerca ad una più larga fascia
di consumatori attraverso i media con i quali collabora.
I
giornalisti possono prendere gli opportuni accordi con i responsabili
delle confraternite bacchiche per partecipare alle manifestazioni dove
avranno modo di contattare enti, consorzi e produttori per raccogliere
il materiale necessario per le loro comunicazioni giornalistiche. Un sistema
che offre la possibilità di conoscere una realtà di cultori
della buona tavola che mettono a disposizione le loro esperienze nel corso
delle manifestazioni alle quali potranno partecipare i giornalisti che
prenderanno gli opportuni accordi direttamente con i delegati o tramite
la segreteria della FICE - Federazione Italiana Circoli Enogastronomici
che coordina le attività di un centinaio di confraternite.
Carlo Giuseppe Valli - Consigliere ASA - Associazione
Stampa Agroalimentare
Vi saluto cari Amici, consentitemi di adoperare questa parola con l' A
maiuscola, soprattutto per portarvi il saluto dell'ASA che, in questo
momento io qui rappresento, quindi a nome del presidente Gudrun Dallavia.
Per portarvi il nostro più cordiale saluto ma anche il compiacimento
che, da esterni, possiamo dare per la vostra iniziativa per la valorizzazione
e il rispetto dell'identità e delle geografie alimentari. L'ASA
dichiara qui, e lo dice anche nel suo comunicato stampa, la sua più
ampia disponibilità al fine di favorire l'avvicinamento fra chi,
come voi, riuniti in confraternite, vicini alle radici del prodotto e
chi, come i giornalisti, i giornalisti specializzati soprattutto, ha il
compito di comunicare al consumatore. Fra queste due identità,
dunque fra confraternite e giornalisti, si possono sviluppare delle vicinanze,
anzi si debbono sviluppare delle sinergie per chi come noi e come voi
ha in comune l'obiettivo che è fondamentalmente quello d'informare
il pubblico in maniera adeguata: questo è un obiettivo fondamentale
per noi giornalisti, ma lo è anche per voi perché senza
una cassa di risonanza molte di queste attività finiscono per avere
un ambito locale, aperto ad un numero limitato di persone. Il nostro problema,
il problema un po' di fondo, delle nostre due attività è
proprio quello di cercare invece di dare al più largo pubblico
di consumatori un'informazione che sia soprattutto approfondita, soprattutto
rigorosa, soprattutto precisa sulle identità dei prodotti di nicchia,
dei prodotti tipici che sono il fiore all'occhiello del nostro Paese all'estero.
Oggi il turismo domina fra le attività economiche,si prevede che
nei prossimi dieci anni diventi la seconda industria mondiale: quindi
il turismo è l'unica attività che prevede l'assunzione di
personale quando tutti gli altri comparti prevedono diminuzioni di personale,
parlo di previsioni a dieci/vent'anni. Il turismo, infatti, si avvale
in maniera precipua dei prodotti gastronomici, dei prodotti che fanno
l'identità di una popolazione: perché quando noi andiamo
all'estero o gli stranieri vengono da noi, vengono sì per visitare
i territori, per visitare i monumenti, per passare delle vacanze; fondamentalmente
una delle vie principali di conoscenza passa attraverso la cucina o la
cantina. E' lì che si cerca di capire come è fatta una popolazione,
quali gusti ha, è lì che si avvicina il prodotto. Quindi
credo che il consumatore meriti e che abbia soprattutto bisogno di conoscenze
reali, che invece riceve in maniera spesso generica, se non addirittura
approssimativa e a volte distorta. Spesso le informazioni sono soggette
a interessi, a manipolazioni, a dei fraintendimenti.
Tra l'altro la sola informazione non basta, noi crediamo che si debba
fare un'opera di formazione del consumatore; senza quest'opera di formazione
del consumatore, che è molto di più dell'informazione e
della comunicazione, sarà difficile riuscire a dare veri radicamenti
delle nostre tradizioni.
Questa formazione diventa quindi abbastanza importante; ma per fare questa
formazione occorre, naturalmente, avere certezza della fonte, senza questa
certezza sull'identità dei prodotti, senza una fonte, quindi, non
si arriva ad una vera conoscenza, non si arriva all'essenza di un determinato
bene che riguarda non solo la conoscenza della materia, non solo la conoscenza
della forma, non solo la conoscenza del nome, ma riguarda, molto di più,
l'anima del prodotto. Credo che voi, come confraternite bacchiche, abbiate
questa prerogativa indiscutibile: qui vi si dà atto: le confraternite
vivono là dove nasce il prodotto, vivono là dove nasce la
tradizione, vivono là dove l'ambiente lo determina, là dove
ha origine la sua storia, là dove voi operate proprio sul territorio
e voi conoscete il modo di esprimersi del prodotto, il modo d'identificarsi
nel territorio, voi conoscete la coscienza di un bene.
Credo che siamo d'accordo nell'ammettere che stiamo vivendo tempi in cui
sui beni tipici gravano minacce pesanti a rischio d'estinzione. Da un
lato assistiamo al sorgere di un grande interesse, lo dimostra anche questa
fiera e tutti i saloni, non c'é giornata alla televisione in cui
non si assista a qualche manifestazione che riguardi la cucina o la cantina.
Questa mattina alle sei e trequarti, ora per me abbastanza insolita, apro
la televisione e vedo uno che parla di cucina e questo, da una parte,
esprime questa grande voglia di sapere, dall'altra parte, invece, i prodotti
di nicchia risultano sempre più difficili da reperire. Li si cerca;
ma, non avendo un supporto di conoscenza sufficiente, non si sa più
nemmeno come siano, quali siano i veri, come si differenziano da quelli
falsi. Noi siamo esposti a delle continue e crescenti insidie, insidie
della rilevazione qualitativa, insidie di un'industrializzazione spinta
degli alimenti, insidie dovute alla semplificazione, alla frettolosità,
alla perdita della funzione domestica. Negli ultimi cinquant'anni i tempi
che si destinano alla cucina si sono ridotti dalle cinque-sei ore ai venti
minuti medi di questi ultimi tempi. Insidie dalla globalizzazione del
gusto, dalla penetrazione delle attività multinazionali, o di altri
Paesi che cercano, naturalmente, di dare prodotti sempre più standardizzati;
ma anche e soprattutto insidie dovute alla banalizzazione: questo "tirar
via " andare in fretta, questo rinunciare: un fenomeno abbastanza
complicato che meriterebbe un approfondimento diverso e potrebbe essere
il tema di in convegno su questo specifico argomento. Da un lato questa
crescente voglia di buona cucina e dall'altro questa difficoltà
a trovare i prodotti e questa difficoltà a saperli avvicinare.
Per cui un grande ruolo viene destinato in futuro , non tanto alla famiglia,
quanto alla ristorazione; vediamo in televisione i cuochi che sono ormai
il punto di riferimento del pubblico medio, a patto che i cuochi conoscano
la natura dei nostri prodotti, conoscano l'essenzialità delle nostre
ricerche perché se non li conoscono o se li riducono o se li personalizzano,
ecco che il discorso perde ogni tipo di riferimento e di validità
dal nostro punto di vista.
Quindi il mantenimento dei vecchi sapori, la salvaguardia delle tipicità,
la salvaguardia delle nostre tradizioni, sul solco della memoria, naturalmente,
ma tenendo conto dell'evoluzione degli orientamenti nutrizionali contemporanei,
delimitano, per noi, una sfida che cerchiamo di accettare: una sfida non
solo per quanto attiene al gusto e al buon cibo, ma anche ai vissuti dell'Italia
nel mondo per i suoi riflessi economici e d'immagine. Non a caso fra i
cinque elementi che valorizzano lo stereotipo dell'immagine italiana nel
mondo, tre sono dovuti, su cinque, a prodotti da bere o da mangiare: quindi
questo è già un indicatore dell'importanza che rivestono
i nostri settori sulle correnti di traffico e di turismo. Ecco, dunque,
che le confraternite acquisiscono un ruolo di grande interesse, non tanto
e non solo in quanto i raggruppamenti di persone di buona volontà
e di buon gusto, non solo in quanto organismi egoriferiti, ma eteroriferiti;
esse sono delle vere cellule di molta nostra gastronomia: un veicolo insostituibile
di conoscenza, d'informazione. Ma le confraternite hanno bisogno anche
loro di rinnovarsi l'immagine, di esercitare una funzione più universale,
meno legata ad un ambiente cercando di portare questo ambiente in ambiti
più elevati: questa è una grande missione delle confraternite
che sono, e lo ripeto, le vere cellule della nostra gastronomia e quindi
devono avvantaggiarsi nel trasmettere la verità alimentare e nel
portarla avanti, nel coltivarla verso pubblici più vasti.
I giornalisti devono sapere di più, dove reperire quelle notizie
di prima mano senza intermediazioni, che disturbano in qualche modo, il
flusso dell'informazione corretta, quindi avere delle fonti sicure sull'autenticità
di un bene e sulla possibilità di scelte e di creare la consapevolezza
della scelta, per la riconoscibilità del prodotto
Staccotti, a cui sta molto a cuore l'avvicinamento delle confraternite
ai giornalisti portando avanti l'iniziativa con un entusiasmo straordinario,
ha citato prima Varzi. Credo che il problema del Varzi, sia quello di
saper trasmettere come si riconosce questo prodotto: cioè la riconoscibilità
diventa un aspetto fondamentale . Ecco quindi dove questa collaborazione
può trovare un terreno assai fertile tanto più, e qui c'è
anche una missione quasi nazionalistica, se mi consentite, perché
in ogni prodotto tipico si ritrovano un po' le radici, si ritrovano i
sentimenti, si ritrova un po' della storia di una popolazione e quindi
in questo contesto denso di complicazioni e di contraddizioni credo che
sia uno dei pochi punti fermi su cui innestare il nostro reciproco lavoro.
Siamo convinti della vostra validità e credo che possa giocare
in qualche modo un ruolo un pochino negativo questa immagine di persone
che festeggiano, che si ritrovano, persone di buon gusto ma che non hanno
un ruolo socio economico e questo ruolo lo potete avere, proprio in questo
momento in cui i prodotti tipici a fronte di una potenziale richiesta
sono quelli più compressi e più in difficoltà: quindi
credo che evidenziando sempre di più questo nuovo ruolo, non è
nuovo perché l'avete sempre fatto, però più vissuto
che possa trapelare: quindi facendo presente agli Enti preposti che la
vostra funzione é sostanzialmente quella di mantenimento della
tradizione, del valore della tradizione e della sua diffusione, questo
potrebbe trovare un nuovo sbocco.
Mi sono trovato cinque o sei anni fa con una piccola delegazione italiana
a visitare la Danimarca e siamo capitati a Aalborg, dove fanno quella
grappa abbastanza notevole, e lì ci hanno accolti molto bene, il
Sindaco ci ha consegnato le chiavi della città e la congregazione
locale ci ha nominati loro membri con un rito suggestivo. Però
la cosa importante era questa: loro hanno l'abitudine che, ogni volta
che investono qualche personaggio, escono dalla loro sede posta nelle
cantine del municipio, e fanno un corteo mettendosi uno dietro l'altro
tenendosi per mano con il sindaco in testa, a mezzogiorno, bloccano il
traffico compiendo l'intero giro della piazza. Questo per dire l'importanza
che riveste la congregazione nel contesto cittadino perché nessuno
suonava il clakson, nessuno imprecava verso questa cinquantina di persone
che per una ventina di minuti hanno bloccato il traffico. La cerimonia
termina attorno ad un albero al centro della piazza dove versano io vino
avanzato.
Voi siete dei formatori dell'opinione e noi giornalisti dovremmo contribuire
allo sviluppo di queste idee: i movimenti d'opinione sono importantissimi
e non costano miliardi come costa la pubblicità: un esempio facilissimo,
che abbiamo sotto gli occhi tutti quanti: c'era una volta l'olio d'oliva,
non c'è stata nessuna campagna pubblicitaria in favore dell'olio
extra vergine d'oliva: è stato un movimento che è sorto
per contribuzione delle persone che conoscevano questo prodotto, che si
sono alleati con i medici, che si sono alleati con i consumatori, con
molte entità che hanno creato questo movimento d'opinione che è
stato straordinario perché ha portato l'olio d'oliva, che per le
nostra massaie era il massimo fra i condimenti, all'olio extra vergine
d'oliva. Nessuno aveva detto che esisteva l'olio extra vergine d'oliva:
perché dovevano abbandonare il prodotto molto buono che già
conoscevano e che costava cinquemila lire per comprarne uno che ne costava
quindici? Senza nessun tipo di pubblicità, proprio perché
questo movimento d'opinione ha creato le premesse per questo tipo di rivoluzione.
Sono scomparse aziende e prodotti che spendevano miliardi di pubblicità:
le margarine, sono oggi, praticamente sparite!
I movimenti d'opinione si fanno movimentando l'opinione pubblica, attivando
l'opinione pubblica e voi siete l'arma di partenza: è così
che si può portare avanti una battaglia per un risotto fatto come
si deve, molto di più che se noi prendessimo a petto i dadi per
brodo che sono quei facilitatori della cucina difficili da togliere dall'uso
comune: in fondo sono anche il minore dei mali e quindi non si tratta
tanto di fare un contro pubblicità, che sarebbe impossibile; ma
di dare valore al movimento di opinione il dado contestato dal confratello,
in fondo è un facilitatore: nel momento in cui in cucina c'è
poco tempo, queste cose vengono adoperate. Sta a voi reagire, non già
fronteggiandole direttamente, ma formando una serie di opinioni e si stanno
già facendo molte cose in questo senso.
Mi sembra che siano emersi spunti molto fertili ciascuno dei quali meriterebbe
di godere di particolari approfondimenti: questo è un segno di
vitalità, qui non li potremo fare ma è materia per gli incontri
successivi. Fra questi spunti mi è sembrato di cogliere, e spero
di trovarvi d'accordo, che esiste fondamentalmente questa volontà
di avere un maggiore ruolo. Prima io avevo accennato a questa possibilità
di avere un ruolo più importante di metterci un "cappello".
Mi sembra che da più parti sia emersa questa voglia di uscire da
un certo guscio,dove erano state confinate queste confraternite, per farle
uscire e dare un contributo che sia anche fattivo anche alla luce di quelle
controversie che stanno succedendo da tutte le parti e anche qui sono
state citate. Per cogliere di più, credo che bisogna aumentare
la capacità contrattuale: bisogna riuscire ad uscire dall'ambito
di un'attività, fondamentalmente di divertimento, per arrivare
ad un'attività di tipo anche propositivo. Per guadagnarsi questo
tipo d'immagine occorre del tempo, ma anche un orientamento, una strategia
molto particolare: cioè una strategia di farsi riconoscere da quelli
che sono soprattutto le autorità, gli enti pubblici e anche, naturalmente
dalla popolazione, dall'universo del consumo.
Sul discorso degli enti pubblici, esiste anche da parte loro, la stessa
esigenza che noi qui abbiamo evidenziato, di rafforzarsi, anche loro vorrebbero
trovare una strada per contare di più agli occhi dei loro cittadini:
è un pochino il gatto che si mangia la coda. L'importante è
riuscire a risolvere questo tipo di problema: quindi molta attenzione
agli enti pubblici, all'ottenimento di una specie di riconoscimento con
attività propositive, facendoli intervenire, partecipandoli. Ci
sono molti esempi di una certa sensibilizzazione presso gli organi comunali,
provinciali e regionali, l'abbiamo sentito anche qui. Fra l'altro potremmo
rifarci ad una specie di esempio di come si può guadagnare questo
tipo di allargamento che abbiamo detto, guardiamo al vino: il vino è
formato da migliaia di piccolissimi produttori, ciascuno dei quali non
ha mai avuto modo di fare della pubblicità sui grandi mezzi, come
è stato detto per il dado da brodo; però sono riusciti a
fare del vino un grande prodotto, un grande prodotto dei vini locali attraverso
il passaparola, attraverso un'attività piccola, minore che però
è diventata estremamente importante. Oggi la gente sa molto di
più sul vino, oggi il vino gode di molti riconoscimenti in sede
locale, in sede nazionale, a Soave, per esempio è stata fatta una
casa del vino: esiste quindi questa disponibilità di aprire luoghi
dove potersi incontrare e credo che le confraternite possano ottenere
di diritto questo tipo di presenza, trasformando queste case del vino
in case del cibo, in case della tipicità.
Bologna, per esempio è una città capoluogo di una regione
molto sensibile, come testimonia il progetto della città del cibo
che sarà una manifestazione molto interessante dove ci saranno
bancarelle di prodotti tipici per le strade: quindi un uscire dal guscio
per andare verso il pubblico e lì c'è una certa sensibilità
politica che non c'è in altre parti, in altre parti bisogna guadagnarla.
Sensibilità politica, cui ha accennato Tamburini, da cui mi servo
da tanto tempo, anche se lui non lo sa. Sono stato qualche mese fa da
Prodi, che abita lì vicino, e quando gli ho detto, "adesso
devo andare perché fra un'ora ho il treno; ma prima devo passare
a prendere i tortellini" lui ha detto "vengo anch'io, ti accompagno"
per dire che esiste una disponibilità naturale in Emilia, in molte
parti dell'Emilia. In altre parti bisogna invece bisogna guadagnarsi questo
riconoscimento: un riconoscimento fattivo, attuale: quindi apritevi, facciamo
intervenire personaggi politici, cerchiamo di fare movimento. La stampa
va seguita perché la segnalazione delle vostre attività
sulla stampa, agli occhi del pubblico diventa una specie di attestato
di essere vivi, di essere presenti, di contare qualche cosa.
Mi sembra emerga la necessità di aumentare capacità contrattuale:
questo discorso non è affatto contro tempo ma è soprattutto
nella direzione del tempo, l'agriturismo può raccogliere questo
grande tipo d'interesse; ma soprattutto all'agriturismo la gente pensa
come a una fonte di prodotti sani, perché è vicino alla
terra perché la gente, non sapendo, e avendo voglia di consumare
quei prodotti tipici, di trovare prodotti regionali cosa pensa, pensa
che chi è vicino alla terra è più qualificato, in
un mondo in cui si crede poco ormai, è più in grado di conoscerne
i segreti. Naturalmente anche il prezzo è un altro degli elementi
molto importanti: quindi la speranza di una qualità accanto ad
una leva basata sul prezzo ragionevole.
L'intervento del cuoco Cantoni che è stato molto interessante perché
ha ribadito quelle che sono alcune difficoltà estremamente preoccupanti
per quanto riguarda la ristorazione in genere e quindi il fatto che la
ristorazione debba pagare qualche prezzo per il proprio mantenimento,
prezzo, però, che sarà limitato, per chi va a consumare,
se esiste una vera coscienza, è stata già detta più
di una volta questa parola: la coscienza di cosa è una ricetta,
di come deve essere un prodotto: non si può semplificare, si può
ricorrere a qualchetipo di frettolosità e possiamo anche prendere
atto che i tempi sono così, non possiamo noi erigerci a retroguardia
di una cosa che non ha più speranza di andare avanti: dobbiamo
prenderne atto ma la coscienza di quello che noi andiamo a fare, la coscienza
di sapere che cos'è un prodotto, cosa vale, quali sono le sue caratteristiche
di base, ci sarà un pochino meno di condimento, un pochino di più
di altre cose, ma fondamentalmente è l'essenza di questo cibo:
quello è fondamentale! Ed è lì che noi dobbiamo lavorare.
Noi come comunicatori e voi come depositari di quella verità di
ciò che esponevo prima.
Volevo non lasciare senza risposta l'osservazione del confratello di Varzi
sull'assurdità di un'associazione locale: ora, purtroppo, questo
è un grande discorso, un discorso molto vero che va al di là
delle confraternite e sono scelte di marketing, sono miopie di marketing,
perché ci sono due vie per operare in chiave di marketing: la prima
via è quella di competere sul prezzo, se si sceglie questa via
bisogna fare un prodotto che si adegui a un prezzo concorrenziale; se,
invece, si sceglie la via della qualificazione del prodotto, allora il
prezzo diventa addirittura un'arma importante : più alto è
il prezzo di un prodotto più si ha la sensazione, al di là
della qualità, che ci deve essere a giustificarlo; ma anche agli
occhi di chi non lo sa, questo è un prodotto valido. Nell'acquisto
di un profumo non si bada a spesa, perché il profumo deve essere
caro; nessuno sa, o pochi sanno, che cosa c'è dentro un determinato
profumo, però se il prezzo è alto è ritenuto una
garanzia di qualità. Questa strategia di puntare sulla qualità
piuttosto che sul prezzo è una scelta di marketing e quindi, come
tale, spetta alle aziende; ed è una miopia non averla fatta, perché
qual'è il risultato: che se si scende alla competizione sul prezzo
i prodotti si assomigliano tutti e quindi, a lungo andare, non pagano
più. A quel punto non ci sarà più differenza fra
un Varzi ed un salume qualsiasi, la vostra confraternita potrebbe lavorare
per una diversificazione dovuta a un salto di qualità, a una ripresa
di qualità, sì, è difficile: è un problema
che va al di là, però è, in fondo una miopia, sarà
necessario cercare di portare convegni, conferenze, insistere su questo
discorso di trovare un produttore più illuminato perché
in una situazione del genere chi paga non sono i produttori e nemmeno
i consumatori: è il prodotto! Un prodotto che si svilisce finisce
per perdere la propria personalità e, se perde la personalità,
è morto! Ed è morta anche l'azienda alla lunga perché
non c'è nessuna ragione di fare una scelta "A" piuttosto
che una scelta "B".
Gli argomenti sono tanti e meriterebbero una più lunga e approfondita
dissertazione, speriamo di avere altre occasioni per farla, ma , comunque,
mi sembra che il terreno sia fertile proprio per cercare di portare avanti
questo nuovo ruolo della confraternita come indispensabile veicolo di
affermazione di un prodotto . Noi, per quanto ci riguarda cercheremo di
avvicinarci, di seguire e di trasmettere le vostre illuminazioni, le vostre
simpatie e gli sforzi che state facendo che sono generosissimi.
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