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EVENTI
Il mito del gusto
- XXXIII congresso FISAR
Gianni Staccotti
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Ragusa ha accolto il XXXIII
Congresso Nazionale della F.I.S.A.R, Federazione Italiana Sommeliers
Ristoratori e Albergatori nata a Pisa senza fini di lucro nel 1972,
che si propone come scopo principale la diffusione e la valorizzazione
della cultura enologica attraverso la promozione di attività
di qualificazione professionale della figura del "sommelier"
nell'ambito della gastronomia tradizionale e del turismo legato
all'ambiente. Le 66 delegazioni territoriali, e l' avvicinarsi della
quota di 10.000 iscritti, pongono la Fisar all' avanguardia in quanto
presenza capillare nelle realtà enoiche italiane concretizzata
con i corsi di formazione per sommelier che hanno ottenuto ottimi
giudizi da parte della stampa specializzata La Fisar si presenta
oggi con le carte in regola per sostenere il confronto con un mondo
come quello del vino che, negli ultimi anni ha compiuto un notevole
salto di qualità a tutti i livelli. La ratifica del nuovo
statuto consente alla Fisar di essere in linea con i tempi che cambiano
e con le disposizioni legislative che regolano il suo ambito d'attività.
I 300 partecipanti al XXXIII Congresso, provenienti da tutta Italia,
hanno seguito un programma di quattro giornate toccando luoghi e
momenti di conoscenza dei prodotti tipici che la provincia offre
lungo un itinerario studiato da Enzo
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Scrofani, Giuseppe
Pisacane e dal direttivo della delegazione ragusana. Conduttore del programma
l'instancabile ed onnipresente Roberto Rabachino, capo ufficio stampa
Fisar e Delegato ASA per il Piemonte. L'Assemblea dei soci a Villa Di
Pasquale è stata aperta da un'accorata raccomandazione del presidente
Lido Tridenti affinché i sommelier abbiano l'orgoglio di portare
la divisa e si è conclusa con l'elezione del sommelier dell'anno
2004: Felis Gonzalo.
In questo Congresso, è stata prestata particolare attenzione al
ruolo del sommelier che oggi ha una nuova immagine e sta diventando progressivamente
un apprezzato opinion leader. Il nuovo rapporto con il mondo della produzione
deve vedere il ristoratore nella sua più ampia visione della tavola,
oltre al vino di cui si occupa il sommelier, in una sinergia con i produttori
, in un unicum di offerta per il consumatore finale. La necessità
sarà perciò quella di aumentare la crescita professionale
dei sommeliers e dei ristoratori nella loro posizione nella filiera più
vicina al consumatore. La filiera, che inizia con la coltivazione, l'allevamento
e la pesca, si conclude nella trasformazione, nella conservazione e nella
distribuzione: fasi importantissime per formare il consumatore finale.
Infatti una produzione, pur grande che sia, diventa inutile se non è
in grado di raggiungere il consumatore finale; nel sub continente asiatico
le grandi produzioni di riso non sono in grado di raggiungere i grandi
agglomerati urbani dove si muore di fame.
Nell'intero ciclo agro alimentare riveste la massima importanza la filiera
più vicina al consumatore: la filiera curata dalla distribuzione
che vede nel ristorante il punto dove il consumatore finale apprende i
rudimenti di formazione e può esprimere immediatamente il suo parere.
E' sui tavoli dei ristoranti che ha inizio la cultura del consumatore,
qui si forma la sua coscienza gastrologica, che gli consente di riconoscere
le caratteristiche peculiari delle vivande e delle bevande. In questa
filiera operano i sommelier e i ristoratori; in questa filiera si pongono
i giornalisti gastrologi, molti dei quali aderiscono all'ASA. L'ASA dichiara
la sua più ampia disponibilità al fine di favorire l'avvicinamento
fra gli aderenti alla FISAR, vicini alle radici dei vini e i giornalisti,
i giornalisti specializzati soprattutto, che hanno il compito di comunicare
al consumatore. Fra queste due identità si possono sviluppare delle
vicinanze, anzi si debbono sviluppare delle sinergie per chi ha in comune
l'obiettivo d'informare il pubblico in maniera adeguata: questo è
un obiettivo fondamentale per i giornalisti, ma lo è anche per
i sommelier e i ristoratori, perché senza una cassa di risonanza
molte di queste attività finiscono per avere una diffusione in
un ambito locale, aperto ad un numero limitato di persone. Il problema
un po' di fondo delle due attività , è proprio quello di
cercare di dare al più largo pubblico di consumatori un'informazione
che sia soprattutto approfondita, rigorosa e precisa sulle identità
dei prodotti di nicchia, dei prodotti tipici che sono il fiore all'occhiello
del nostro Paese.
Gianni Staccotti e Lido Tridenti,
presidente FISAR
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In questo lembo di Sicilia,
Archestrato scrisse un'opera databile attorno al 330 a.C. della
quale ci sono giunti 332 versi che ci forniscono, per ogni cibo,
la stagione più adatta per essere consumato, il luogo dove
trovare il meglio e quindi la ricetta più idonea per ammannirlo:
un " guida " alla buona cucina dal titolo Gastrologia.
I suoi insegnamenti, si discostano dalla cucina opulenta del tempo,
insegnando al cuoco come esaltare la cucina naturale senza adoperare
eccessivi untumi e condimenti che snaturerebbero i sapori di base:
la nouvelle cuisine ci sarebbe arrivata ventitre secoli dopo .
Anche la presentazione in tavola era molto sentita: Quinto Orazio
Flacco, nel I° secolo avanti Cristo, nelle sue Satire esprimeva
dei precetti validi ancor oggi: Immanest vitium, dare milia terna
macello angustoque vagos pisces urgere catino.(E`vergognoso spendere
patrimoni in pescheria e poi, per risparmiare nelle stoviglie, costringere
in pentolini piccolissimi i pesci avvezzi al mare). Ed ancora; Nec
sibi cenarum quivis temere arroget artem, non prius exacta tenui
ratione saporum.
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Nec satis est cara
pisces averrere mensa ignacum,quibus est ius aptius et quibus assis languidus
in cubitum iam se conviva reponet? (Non possiede l'arte dei pranzi chi
non è tecnico dei sapori. Che vale spender tesori in carne e pesci
quando non si,sa quale riesca meglio arrosto,quale in umido e non si conosce
il segreto di far scattare avido e con nari dilatate ad ogni portata l'invitato
già gonfio e sonnecchiante?)
Né era meno importante il vasellame, tanto che i Greci consideravano
Dioniso non soltanto padrone del vino ma legato indirettamente alla produzione
dei vasi prodotti nel quartiere denominato Ceramico, che traeva il suo
nome da Kèramos, figlio di Dioniso e Arianna.
Oggi il turismo domina fra le attività economiche,si prevede che
nei prossimi dieci anni diventi la seconda industria mondiale: infatti,
si avvale in maniera precipua dei prodotti gastronomici e dei vini in
particolare, si avvale dei prodotti che fanno l'identità di una
popolazione: perché quando noi andiamo all'estero o gli stranieri
vengono da noi, possono visitare i territori, ammirare i monumenti, trascorrere
delle vacanze; ma se vogliono conoscere l'ambiente, una delle vie principali
di conoscenza passa attraverso la cucina o la cantina . E' lì che
si cerca di capire come è fatta una popolazione, quali gusti ha,
è lì che ci si avvicina il prodotto. Quindi il consumatore
merita, e soprattutto ha bisogno, di conoscenze reali, che invece riceve
in maniera spesso generica, se non addirittura approssimativa e a volte
distorta , quando non soggette a interessi, a manipolazioni e a fraintendimenti.
Questi incontri fra ricercatori e comunicatori contribuiscono alla formazione
di una fascia di consumatori bene informati sulle qualità dei prodotti
agroalimentari e quindi nelle condizioni di esprimere le loro richieste
ai produttori spingendoli a migliorare la qualità dei prodotti
conosciuti attraverso la pubblicazione delle ricerche. Ma la sola informazione
non basta, si deve fare un'opera di formazione del consumatore; e per
creare questa formazione occorre, naturalmente, avere certezza della fonte,
senza questa certezza sull'identità dei prodotti, non si arriva
ad una vera conoscenza, non si arriva all'essenza di un determinato bene
che riguarda non solo la conoscenza della materia, della forma, del nome,
ma riguarda, molto di più: l'anima del prodotto: il mito!
L'uomo cerca il mito ed è
disposto a qualunque sacrificio pur di averlo: il mito non ha prezzo,
tutto il resto è un'accozzaglia di imitazioni che si dibattono
nella concorrenza venale. Creiamo il mito del gusto, il mito dei
nostri prodotti , formiamo la coscienza del consumatore ed informiamolo
correttamente, in modo che chieda di acquistare il mito e non il
semplice prodotto. Il consumatore, infatti, è conquistato
dal mito e sceglie il prodotto per il mito che lo circonda. Quando
gli stranieri comprano un prodotto italiano comprano un pezzo delle
nostre tradizioni i nostri migliori "venditori" sono Michelangelo
e Leonardo. Qui, nella Valle di Noto, Salvatore Fiume riprende il
mito nelle forme delle sue opere; Salvatore Quasimodo, Nobel nel
1959 per la sua vasta opera letteraria, evoca una Sicilia mitica
di testimoni del mito di una civiltà che si manifesta anche
nei palazzi riportati all'antico splendore come quello di Donnafugata
illustrato con orgoglio dall'Assessore alla Cultura Giovanna Di
Paola. Gli spagnoli portarono il cacao a Modica, dove si produce
un cioccolato dai sapori antichi che rappresentano il mito di una
tradizione che il consumatore apprezza, pur non potendo contare
su alcuna DOP. Uno dei prodotti di nicchia che i tecnici e gli addetti
ai lavori scoprono nel suo ambiente naturale e lo presentano nel
corso delle riunioni riservate ai propri colleghi assolvendo, in
tal modo, al loro impegno istituzionale.
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Feliz Vasquez Gonzales
sommelier del 2004
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A questo punto deve
intervenire il giornalista che comunica i risultati della ricerca ad una
più larga fascia di consumatori attraverso i media con i quali
collabora. I giornalisti possono, in tal modo, attingere da fonti sicure
e sperimentate i dati sull'autenticità di un bene per la sua riconoscibilità,
possono reperire le notizie di prima mano senza quelle intermediazioni
che disturbano il flusso dell'informazione corretta.
Fra le molte esperienze gastronomiche vissute al XXXII Congresso si possono
ricordare, senza far torto a quelle non citate semplicemente per questioni
di spazio ma non certo di qualità, i ravioli di ricotta con ragù
di maialino dei Nebrodi e la costata con farcia di ragusano in crosta
di pane all'arancia, che ricorda l'impanatura dei lombolos cun panicio
della diocesi ambrosiana, gustati nella luce serotina del Baglio in Contrada
Selvaggia a Ragusa; la cucina rivisitata di elementi poveri al Palazzo
San Benedetto di Modica ; la caponata di melanzane e il timballo di maccheroni
a Villa Di Pasquale; la sagra della baddotta nell'aria fresca del tramonto
della piazza di Acate; i sistemi di vinificazione di un'archeologia industriale
delle Cantine Valle d'Acate. Realtà che non possono essere scimmiottate
in altri luoghi; ma sono il patrimonio della Val di Noto. Le mirabile
descrizione che Giuseppe Licitra, direttore illuminato del CORFILAC, Consorzio
per la ricerca della filiera casearia, ha dato del ragusano: grande formaggio
che si fregia della DOP, ma scarsamente conosciuto ed apprezzato nelle
sue qualità organolettiche irripetibili. Frutto di una tradizione
secolare. Gli oli d'oliva vergini extra dei Monti Iblei che coronano Ragusa;
i vini delle uve che hanno fatto chiamare Enotria il nostro Paese: vitigni
autoctoni come il frappato del Cerasuolo di Vittoria, il Nero d'Avola
ed il moscato di Noto che contende la palma a quello di Pantelleria che
ha concluso la cena di gala al 318 dove sono stati serviti veli di pesce
spada esaltati dall'ansonica in purezza che preparava al nero d'Avola
in purezza abbinato ad una pancetta di vitello croccante con olio d'oliva
alla menta e ragusano primosale. Vini portati dalla Val di Mazara, il
terzo dipartimento della Sicilia araba, e illustrati da Giacomo Rallo
della tenuta di Donnafugata a significare l'unità d'intenti di
un unico convivio. Valori autentici, patrimonio dell'umanità, valori
che meritano di occupare il ruolo di protagonisti sulla scena internazionale
non tanto per i riconoscimenti amministrativi, quanto per il mito che
li avvolge e che nessun "parvenu" dell'ultimo momento potrà
mai offuscare. Grandi vini prodotti con i vitigni autoctoni siciliani
in corretto abbinamento con le vivande di una cucina antica come la civiltà
dell' homo edens; serviti correttamente dagli allievi delle scuole alberghiere:
nuova linfa vitale che riceverà la fiaccola bacchica recata con
entusiasmo dai sommelier e dai ristoratori presenti a questa importane
riunione che considera la tavola come punto d'incontro e di scambio d'esperienze
di contatti umani.
Gianni Staccotti
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