EVENTI Se Yves Klein fosse stato ancora in vita avrebbe cercato di bilanciare il rosso del fuoco scelto da Arte da Mangiare per la festa di gala nel Salone degli Affreschi dell'Umanitaria di Milano lo scorso 1 febbraio con il blu delle sue tele monocromatiche ricorrendo a Vattel per rendere i sapori e colori della corte dei Luigi. La proposta di topylabris ai suoi artisti non era solo fatta con il sorriso stupito delle labbra rosse, ma non infuocate, del logo: è trasgressiva e gustosa, di cibo, fatta attraverso il richiamo di uno chef conosciuto nell'ambiente gastronomico milanese e di uno dei critici di gastronomia più vivaci dell'Italia liberata dalla soggezione d'oltralpe a tavola. Vatel può attendere... Il Fuoco è semplicemente il tema che caratterizza tutti gli eventi che l'innovativa associazione sorta a Milano nel 1996 propone al mondo per il 2004 per celebrare il cibo come messaggero d'arte. Klein aveva usato il monocromatismo come esposizione del vuoto e come esposizione pittorica capace di stupefare come materia pura, cromatica, con una varietà smisurata di intuizioni, di invenzioni; topylabris e gli artisti di Arte da mangiare espongono l'arte come catalizzatore creativo di amore per il piacere gustativo, dei sensi e dell'intelletto, traendo l'estro con analogo potenziale di inventiva e di proposta dei valori ideologici del cibo e di quanto gli sta attorno. Perché ho scelto un parallelo con Yves Klein? Perché lo conosco abbastanza da vicino attraverso le sue opere e la fama in Francia, Italia, Spagna, America, promossa con tenacia dal resto della sua famiglia dopo la sua apparizione come una cometa nel firmamento dell'arte moderna. Yves ha frequentato da giovane anche Milano e la teoria scioccante della pittura monocromatica è comparsa come novità assoluta nelle sue opere e immediatamente apprezzata dopo Montparnasse (fine 1955) proprio a Milano, alla Galleria Apollinaire (1957) da Guido Le Noci, su suggerimento di Pierre Restany. Daniel Moquay ha richiamato Klein e l'Epoca blu con la recente mostra postuma prima a Nizza nel 2000 e a Prato nel 2001 al Museo Pecci per una rilettura del suo percorso di vita. Lo stesso Lucio Fontana ne era stato rapito negli anni '50 tanto da comperare al volo una delle prime tele e coglierne in pieno il significato. I colori erano il rosa, il blu e l'oro. Dominò il blu che era il cosmo. A suo ricordo Armand negli anni '90 rivestì di colore e firmò una serie di tre violini: fu un omaggio alla sua memoria che partì da Phoenix e New York, in 99 esemplari. Milano al tempo era al top europeo dell'arte: le gallerie Apollinaire, Bleu, La Tartaruga, La Salita, Azimuth e l'Attico erano salotti entro cui i più coraggiosi tra gli artisti della nuova generazione si confrontavano, ragionavano e discutevano di concettualità spaziali. La cantina di Santa Maria Radegonda da Pino diventava "Alla Parete" e raccoglieva attorno ai tavoli Ernesto Treccani e i suoi amici in antagonismo con il "Jamaica" a Brera. Tutto era alla portata dei milanesi, anche la pop art. Fu un grande momento. Durò a lungo per scomparire
lentamente dopo il '70. Ecco perché cerco di costruire un parallelismo tra alcuni personaggi di "Arte da mangiare arte", il Fuoco e la sfida che gli artisti lanciano ogni anno in occasione della festa della tavola del MACEF, invernale ed estiva. Milano riesce ad accogliere finalmente con dimostrazione di entusiasmo questa voglia di esprimersi che la guida e la fantasia di Ornella Piluso sa trasmettere con raro carisma con i suoi amici artisti. Sono diventati oltre un centinaio, si stanno diffondendo e facendo conoscere nel mondo. Come Milano aveva compreso l'idea innovativa della pittura monocromatica tra le prime città del mondo, così New York ha capito e colto l'idea che il cibo fosse un veicolo essenziale per l'arte dopo la prima mostra degli "Imbuti" di Arte da Mangiare di tre anni fa... che topylabris aveva organizzato con l'aiuto e il sostegno dell'Umanitaria che ne aveva patrocinato la nascita. Eppure erano passate solo poche settimane dalla tragica ferita dell'11 settembre alle Torri. Ricordo di avere a un certo punto cercato di fare riflettere Ornella sulla eventualità di rimandarne l'attuazione, di fronte alle titubanze di alcuni coprotagonisti locali, alla indecisione degli sponsor milanesi e alle difficoltà organizzative. Tenace e decisa, incapace di fermarsi anche solo per un boccone nonostante il motto dell'associazione, Ornella perseguì a ogni costo il progetto. Scrissi un pezzo in American-English (che penso di avere letto solo io e quattro lettori) che avrebbe voluto essere... anche divertente. Tanti articoli andrebbero scritti e pubblicati, arricchiti di immagini, sui temi che negli anni sono stati trattati dagli artisti, perché ogni anno Arte da Mangiare si dà temi molto divertenti: l'Imbuto, il Biberon, la Zucca, laCioccolata, l'Acqua, il Miele, il Colapasta... Poi la Conservazione e quest'anno il Fuoco.... e il Paiolo. Ebbene il Fuoco sta a topylabris come il Blu sta a Klein: Ornella modella il polistirolo monocromatico all'origine con il fuoco, ne crea forme, spesso plasticamente legate all'immagine di un design astratto della realtà più che a un quid astratto che si intravede in tutti i divertimenti di cui è protagonista. Il fuoco innesta anche imprinting di colore, diventa una natura creativa, una natura buona, non distruttiva. La traversata d'arte di Milano con artisti e le loro opere
tocca ritualmente non solo l'Umanitaria ma il Castello Sforzesco, il Teatro
Olimpia, la Triennale (quest'anno in concomitanza con l'esposizione della
"Città infinita"), il Museo della Scienza e della Tecnica,
il Museo di Scienze Naturali, il Centro Culturale Svizzero, l'APT del
Milanese. Ma il cuore del gruppo artistico è nei chiostri, portici,
giardini e salette dell'Umanitaria. Arte da Mangiare arte non demorde dal perseguire l'idea di riunire artisti dedicati alla rappresentazione del cibo come messaggero a tavola a New York, a Pavia, a Sondrio, a Napoli, a Prato e in tante altre città in Italia e all'Estero dove ci siano gruppi che apprezzano la rappresentazione della tradizione e dell'innovazione in piena libertà. Continuerà il suo percorso con il supporto di gastronomi, di critici, di giornalisti, di persone comuni. Agora Ambrosiana e l'Associazione Stampa Agroalimentare auspicano, con il recente accordo di amicizia, di simpatia e di supporto disinteressato sancito per ora da una stretta di mano e da una serie di iniziative condivise di fare parte del cammino insieme: la tavola rotonda "Cibo, territorio e comunicazione" con Triennale, Agora Ambrosiana, ASA e la Fondazione Ferri dell'Umanitaria e la conviviale di impegno alla "riedizione del manifesto futurista sulla cucina" del 20 febbraio... sono stati una rinnovata occasione di partenza dopo il divertimento con Milano Internazionale e i Piatti d'Arte. Quindi "Une soirée historique encore que manquée"
troverà forse una risposta adeguata alla riscoperta di Vatel nei
chiostri di via Daverio nelle prossime edizioni dei temi, sempre che i
protagonisti non si stanchino: ogni artista di Arte da mangiare affronta
il tema dell'anno come se fosse sorgente di vita, trova amici che lo aiutano
a superarne i problemi pratici, non si ferma davanti agli ostacoli alla
sua altezza e chiede aiuto per superare quelli fuori misura: anche lui,
a volte, come Yves, avrebbe voglia di volare... |