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EVENTI
Un Piemonte di vino, gioielli, design e... tapas-gioielli a Palais Cerequio
nel Caveau di Michele Chiarlo a La Morra
Parlare
di Michele Chiarlo significa narrare la storia del vino e di quel territorio
piemontese che è la Langa del Barolo.
Il Barolo, il re dei vini, l’identità stessa di un territorio
che con la Barbera e lo Spumante identificano non solo uno spazio che
racchiude le Langhe e il Monferrato, ma anche lo stesso Piemonte.
Ogni vino caratterizza un territorio, identifica una zona, una località,
l’Italia intera, ma oggi siamo in Piemonte, nelle Langhe Albesi
e precisamente a La Morra, culla del Barolo, madre del pregiato Tartufo
bianco di Alba (Cuneo) e della famosa nocciola “Tonda e gentile”
da cui nasce il tormento delle diete: la Nutella che proprio quest’anno
celebra il Cinquantenario!
La Morra domina dall’alto il paesaggio vitato delle sue colline,
sino alla pianura dove scorre lento il fiume con le sue leggende, come
narrava Luciano Cortevesio del Tanaro in “La Leggenda corre sul
fiume”, sino a perdersi all’orizzonte delineato dalla catene
montuosa dove si staglia il Monviso.
Dove oggi sorge La Morra molti secoli fa sorgeva il villaggio di Murra
che significava “recinto per le pecore”.
1 e 2 - vigneti Cerequio Michele Chiarlo
Nel XIV secolo passò sotto il dominio
della nobile casata astigiana dei Falletti. Nel 1402 negli Statuti compare
per la prima volta in “vitigno Nebiolium” da cui trae le origini
il Barolo.
Nel 1435 passa al Ducato di Milano, in seguito le vicende la porteranno
ad essere francese e poi spagnola e infine, nel 1631, ai Savoia.
Oggi La Morra è il simbolo del quadrilatero del Barolo: Barolo,
Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Grinzane Cavour. E’
una delle capitali del turismo del vino tra i più famosi d’Italia
e noto in tutto il mondo: quel Barolo che per i suoi legami con la Torino
Risorgimentale e Camillo Benso Conte di Cavour, che in questa zona, a
Fontanafredda “creò” le basi per la nascita de vitigno,
ben ha rappresentato il 150° dell’Unità d’Italia!
Se ogni cosa che nasce dalla mano dell’uomo ha dentro di sè
l’anima del suo creatore, anche il vino racchiude l’anima
dell’uomo e della terra in cui nasce.
Il vino è la storia e la cultura delle genti che lo hanno visto
nascere e qui a La Morra l’anima del vino è legata alla storia
di Michele Chiarlo e dimora a Palais Cerequio nel “Caveau”
dove Chiarlo custodisce 50 annate di prezioso nettare degli Dei. Uno scrigno,
un caveau dove oggi il connubio tra vino, gioielli e design ha dato la
massima rappresentazione della creatività di maestri d’arte,
creatori di spazi espositivi e uomini che del vino ne hanno fatto un’arte.
1 - il rito del calice... / 2 -collier? No, tapas alla fregola e gambero
/ 3- gioiello tra i gioielli
Il 6 giugno 2014, Palais Cerequio, in Regione
Cerequio di La Morra, ha visto la numerosa presenza di giornalisti e ospiti,
per l’anteprima dell’allestimento di “Vino, gioielli
e design”, una mostra che unisce le preziosità della famosa
oreficeria milanese “Pomellato” alla creatività del
noto designer giapponese Kita e alle suadenti note dei vini il cui canto
è preziosamente racchiuso in quegli scrigni di vetro... targati
Michele Chiarlo!
Il brand di gioielli firmati “Pomellato” avrà la preziosa
cornice nel Caveau del Barolo, mentre
il designer Toshiyuki Kito esporrà le sue creazioni all’interno
dell’Enotega Vertigo, tra pregiate bottiglie di Barolo e preziosi
gioielli.
A concludere questo straordinario abbinamento di arte e i Cru di Michele
Chiarlo, dopo l’iniziale rinfresco di benvenuto, un’altro
straordinario abbinamento alla gastronomia!
All’interno, la luce soffusa proiettava luci e ombre sulla collezione
di 11 gioielli e 11 vini abbinati ad una tavola avvolta dal blu delle
luci che facevano da scenografica cornice a 11 “tapas”, una
varietà spagnola di quelle che noi chiamiamo comunemente “tartine”
che si usa servire con gli aperitivi.
Ogni “tapas” servito aveva la forma di un gioiello!
Merluzzo sfogliato; fragola con tartare di gambero; spaghetti con scampo;
anguilla in agrodolce; grissino al sesamo; tartare di carne cruda e sale
Maldon; girello di vitello in salsa tonnata; salsiccia di Bra scottata;
terrina di fegato grasso e lamponi; ciccioli di agnello con crema di Robiola
di Roccaverano; cramble integrale con mousse di gianduia e croccante di
pinoli.
Il tutto abbinato ai preziosi di Pomellato, e ai vini di Michele Chiarlo:
Pietro Chiarlo Blanc de Blanc 30 mesi; Gavi di Gavi Rovereto 2012; Barbera
d’Asti Cipressi della Court 2011; Albarossa Montald 2011; Barolo
Cerequio 2010; Moscato d’Asti Palas 2013; Roero Arneis 2013; Gavi
Fornaci 2011; Nebbiolo Il Principe 2011; Reyna Barbaresco 2010; Barolo
Chinato.
Negli scenografici spazi espositive dell’Enoteca Vertigo che custodisce
normalmente oltre 400 etichette di tutti i produttori di Barolo, l’attenzione
degli ospiti si posava sulla creatività di Toshiyuki Kito e alla
sua esposizione di opere rappresentative della produzione, rivolta all’ambiente
e all’industria, un settore particolare significativo dell’attenzione
di Kito che da molti decenni cura con particolare attenzione tutto l’arredamento,
dagli arredi agli accessori domestici presenti in Giappone ed Europa,
come quelli esposti nelle sale del Museum of Modern Art di New York, del
Centre Georges Pompidou di Parigi, della Pinakothek der Moderne di Monaco
e di altri musei in tutto il mondo.
Tapas: 1 - anguilla in carpione / 2 - spaghetti con scampo / 3 - foie
gras e lamponi
Tutto era perfetto sin nel minimo dettaglio.
Le scenografie lasciavano spazio ai sogni delle signore affascinate da
quei gioielli luccicanti tra luci ed etichette... d’autore e si
confondevano con la fantasia delle “tapas”. Anche queste creavano
particolari pensieri, ora profondi e meditativi, ora tra il serio e il
faceto, ma non senza privarsi della loro essenza profonda e meditativa,
come quando davanti alle tapas di benvenuto, a forma di gioiello, ho sorriso
ricordando che molte amiche possiedono gioielli, altre li desidererebbero
e ho immaginato che però non si sarebbero accontentate di queste
tartine a forma di gioiello imitativo e ne ho presa una sognando: “Sto
mangiando un collier di Pomellato!”.
Anni di storia racchiusi in quelle bottiglie di pregiati vini di Michele
Chiarlo: il rito dell’apertura e il versarlo nei calici! Ho pensato
a quanta storia stavano versando e se chi porta il calice alle labbra
se ne rendeva conto! I vini di uomini come Chiarlo vanno degustati con
gli occhi, con i sensi, con la mente, perchè in ogni goccia c’è
l’anima della terra che li ha prodotti e di chi li ha accuditi,
trasformati!
Molto più profondo è invece stato un particolare che mi
ha ispirata a scattare una foto che ho definito “Un gioiello tra
i gioielli”, quando l’addetta stampa, Alessandra Fortuna,
che rappresentava “Pomellato” presentava quei gioielli narrandone
la storia e le luci si riflettevano sui gioielli che indossava e ho immaginato
fossero di Pomellato. Lei, tra due gioielli esposti, protetti da due teche
di vetro che li escludeva dal mondo, li proteggeva rendendoli oggetti
in mostra, e l’opposto: quei gioielli che indossava!
Ho pensato alla diversità dello stesso tipo di oggetto. Belli e
affascinanti i primi, preziosi e perfetti, protetti a vista e irraggiungibili
perchè non in vendita... anche tasche permettendo, ma come tutte
le cose esposte al pubblico... freddi, senza vita, statici, preziosi pezzi
di storia ma con il respiro fermato nel passato!
Invece, nei movimenti di Alessandra Fortuna, anche i gioielli che indossava
si muovevano con lei e prendevano vita. Erano un “movimento”
nel presente, un narrare e ho capito che i gioielli hanno una Luce interiore,
racchiudono l’anima di chi li possiede e hanno un fascino senza
tempo se li si indossa dandole vita, e che anche se non sono pezzi unici
lo diventano perchè in ognuno c’è l’anima della
madre terra e quella di chi li indossa. Un gioiello che viveva sotto forma
di anello, collana, orecchini o bracciale, tra due gioielli esposti, di
Pomellato: preziose presenze che riposano su velluto, racchiusi da vetri
e dalla loro storia...
E allora ho pensato che ogni donna dovrebbe avere il proprio gioiello
a cui dare vita!
di Alexander Màscàl e
Matteo Saraggi - ASA
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