|
EVENTI
Settimana della cultura agroalimentare allo studio - Il CRA rilancia la
ricerca nel settore primario
Fieragricola: focus sul Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione
in Agricoltura (CRA). Intervista col Prof. Giuseppe Alonzo, presidente
dell'ente deputato a creare le sinergie per l'innovazione a vantaggio
del mondo agricolo. Grazie al CRA è stata promossa la patata blu
ricca di antociani, le tecnologie di ultima generazione sul food processing,
mentre è allo studio un sistema di tracciabilità sull'olio
in grado di smascherare il falso made in Italy. Ma niente ogm. «Peccato
- afferma il Professore - la ricerca sugli ogm dovrebbe comunque essere
portata avanti, anche in Italia. La politica dovrebbe scegliere sulla
base della scienza».
Quindici centri e 32 unità di ricerca
per 437 progetti di ricerca in atto. Sono alcuni dei numeri del Consiglio
per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA), ente vigilato
dal ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali, e presieduto
dal Prof. Giuseppe Alonzo, che in un'intervista a Fieragricola - Veronafiere
rilancia l'idea di istituire la «Settimana della cultura agroalimentare:
un evento in cui non si parli di cucina, quanto piuttosto di alimentazione
e salute, degli aspetti legati ad una idonea nutrizione, per incoraggiare
e promuovere modelli educativi corretti. Non dimentichiamo - prosegue
Alonzo - che in Italia il 12 per cento dei bambini soffre di obesità,
mentre un numero sempre maggiore di ragazzi è in sovrappeso, con
conseguenze preoccupanti per la salute».
L'idea è quella di istituire l'appuntamento in calendario per aprile
o maggio, «quando si possono coinvolgere attivamente l'Università
e la scuola».
Intanto, l'attività del CRA prosegue («facciamo ricerca con
l'obiettivo di sostenere l'agricoltura con processi innovativi e risvolti
pratici», ribadisce Alonzo), nonostante i tagli imposti dalla spending
review, che ha ridotto del 10 per cento la pianta organica dell'ente.
Nel 2012 il CRA ha stanziato «1,5 milioni di euro per assumere attraverso
concorso e per un periodo di due anni 36 assegnisti di ricerca - racconta
il presidente -. Purtroppo però ci è stato imposto un sistema
di turnover bloccato al 20 per cento dei pensionamenti, vale a dire che
su 10 pensionamenti, solamente due persone vengono sostituite. E questo
crea disequilibri nei team di ricerca, perché quando se ne va il
responsabile di un progetto resta orfano l'intero gruppo di lavoro».
Attraverso i dipartimenti, il CRA individua compiti di indirizzo, di promozione
e coordinamento delle attività scientifiche e tecnologiche delle
strutture di ricerca su temi complessi che vanno dalla biologia e produzione
vegetale, alle produzioni animali, dalla trasformazione e valorizzazione
dei prodotti agro-industriali, all'agronomia, le foreste e il territorio.
Fra i risultati ottenuti di recente, la diffusione delle conoscenze sulla
patata blu, ricca di antociani. «E' sempre esistita in natura -
osserva il Prof. Alonzo - ma con pezzature non commercializzabili. Grazie
all'attività di ricerca del CRA siamo riusciti ad ottenere una
pezzatura commercializzabile di 120-130 grammi». Naturalmente senza
ogm, anche se sulla questione il numero uno del Consiglio per la Ricerca
e la sperimentazione in Agricoltura esprime la propria posizione: «L'aspetto
scientifico mai deve essere impedito, perché la scienza può
servire domani a risolvere un problema. Per queste ragioni la ricerca
sugli ogm dovrebbe essere portata avanti, mentre oggi la ricerca italiana
sugli ogm si è fermata».
Nel settore della frutticoltura, il centro di ricerca di Caserta sta lavorando
per combattere la batteriosi del kiwi. «Siamo riusciti a decodificare
il dna del batterio per comprenderne l'origine geografica e contrastarlo.
Abbiamo una serie di esperimenti che auspicabilmente produrranno i loro
effetti entro la prossima estate», annuncia Alonzo.
Quanto ai progetti futuri, Alonzo ritiene che si debba operare nella direzione
di «produrre frutti che siano sempre più graditi al consumatore,
quindi o con una inferiore presenza di semi oppure mettendo a punto ibridi
che compendino la diverse proprietà di più frutti in unica
soluzione, coniugando le qualità nutrizionali di due specie diverse».
La ricerca del CRA è ad ampio spettro e abbraccia anche l'area
ingegneristica, con il polo di Treviglio (Bergamo), adibito ai test sulle
trattrici agricole.
Sul fronte zootecnico, sarà presentato il prossimo 21 marzo, nella
sede di CRA-PCM a Monterotondo (Roma), un impianto pilota a doppio stadio,
ideato e realizzato in collaborazione dal CRA e dall'Enea, per la produzione
di metano e idrogeno dai residui zootecnici, in particolare dai liquami
bovini e suini mescolati con scarti di lavorazione di caseificio»,
rivela Riccardo Aleandri, direttore del Dipartimento di biologia e produzioni
animali. Il Cra è impegnato sul tema della sostenibilità
in zootecnia, con ricerche finalizzate all'utilizzo delle micorize nelle
monocolture di mais e nei pascoli per la foraggicoltura, all'abbattimento
del fosforo nell'alimentazione dei bovini per la riduzione dell'impatto
ambientale, alla verifica in campo di nuove tecnologie per aumentare la
nascita di vitelle femmine nella specie bufalina. Inoltre, afferma Aleandri,
«stiamo lavorando per la costituzione di un consorzio internazionale
cui partecipino enti di ricerca e Pmi dell'Austria, Belgio, Canada, Danimarca,
Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Romania, Spagna e Sudafrica.
L'obiettivo è perfezionare l'individuazione delle popolazioni microbiche
più adatte a produrre idrogeno e metano dagli scarti zootecnici
e impiegarli negli impianti di nuova generazione».
Una delle attività sulle quali è impegnato il Dipartimento
di trasformazione e valorizzazione dei prodotti agro-industriali, diretto
da Paolo Ranalli, riguarda le innovazioni nelle tecnologie di trasformazione
dei prodotti agroalimentari, come quarta e quinta gamma. «Studiamo
le cosiddette mild technology, per preservare le qualità delle
materie prime - specifica Ranalli - e abbiamo sviluppato delle macchine
miniaturizzate in grado di trasformare piccolissime quantità di
prodotto e che possono operare a livello di singole aziende, utilizzando
l'energia solare».
Un'altra frontiera di ricerca del dipartimento è legata alla tracciabilità
delle produzioni, attraverso l'identificazione e la caratterizzazione
di metaboliti associati alla provenienza del prodotto e alla tipologia
della trasformazione industriale o alla distribuzione che ha avuto durante
la commercializzazione. Ciò può essere conseguito attraverso
l'applicazione delle innovazioni ottenute recentemente nei settori della
genomica e della metabolomica.
«Nell'ambito della filiera olivo-olio - anticipa Ranalli - stiamo
sviluppando ricerche sulla qualità e sulla tracciabilità,
studiando gli alchil-esteri, una categoria di metaboliti grazie ai quali
è possibile distinguere l'olio di sicura origine italiana da altri
oli che non lo sono. La ricerca sarà molto utile ai Carabinieri
del Nas ed ai Servizi preposti alla repressione delle frodi ed alla tutela
del made in Italy».
(www.viniesapori.net)
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|