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Sagra di lumaghitt all' Isola Comacina

Milano aveva avuto al suo fianco non solo tortonesi e cremaschi ma anche insulani nei quali son da vedere gli abitanti del' Isola Comacina ( Treccani IV-36)

Le vicende della guerra, per l'isola, furono alterne negli scontri. Per ben due volte subì il peggio dai comaschi: nel 1119 ebbe distrutta la flotta e l'abitato di Campo, oggi frazione di Lenno, sulla terraferma, nel 1124 si vide occupata l'isola stessa.

Il conflitto terminò nel 1127 con la vittoria dei milanesi e la distruzione completa della città lariana.
Dopo la sconfitta, Como risorse dalle sue rovine e, grazie anche all'alleanza con Federico Barbarossa, preparò la rivincita che sfociò nel 1169 nella vendetta, aiutata dalle tre pievi (Dongo, Gravedona e Sorico), contro le terre ribelli. L'Isola in particolare venne distrutta dalle fondamenta e rasa al suolo; tutti i presìdi, le abitazioni, le chiese e le mura vennero abbattute e i sassi dispersi nel lago affinché non potesse essere ricostruita. Il vescovo di Como Vidulfo la scomunicò. Con un decreto imperiale del 1175, Federico Barbarossa confermò il divieto alla ricostruzione: «Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta». I fuggiaschi scampati fuggirono a Varenna, sulla sponda opposta del lago, che di conseguenza venne per un certo tempo chiamata Insula nova.

Da allora l'Isola Comacina non fu più abitata, solo nel XVII secolo si costruì una chiesetta dedicata a san Giovanni e che dà il nome di san Giuann all'isola stessa accanto a quello di castell.

Ancora oggi ogni anno si ricorda questo tragico avvenimento il sabato e la domenica della settimana in cui cade il 24 giugno, festa di San Giovanni. Il lago viene illuminato a giorno con migliaia di lumaghitt, lumini galleggianti abbandonati sulle acque, come a ricordare le anime derelitte che navigarono da una sponda all'altra, scappando dalle proprie case in fiamme. Uno spettacolo pirotecnico ricostruisce l'incendio e la distruzione dell'isola.

Il doppio simbolismo si manifestava nella «sagra del fuoco», detta «dei lumaghitt», mille lumini accesi nelle case dentro i gusci delle lumachelle lacustri, che venivano riempiti della 'misolta' il grasso che colava durante la preparazione dei misoltini, gli agoni piccoli salati.

L'origine e il nome della sagra dei lumaghitt si rifanno a un'antica leggenda secondo la quale tre secoli fa gli abitanti della zona riuscirono a liberarsi dalle tremende grandinate che ogni anno a giugno devastavano i raccolti, implorando la protezione di San Giovanni Battista e facendo una solenne processione in barca fino all' Isola Comacina, dove sorgeva una piccola chiesa dedicata al santo. Da allora i furiosi temporali cessarono e la processione si ripete ogni anno, con contorno di feste e luminarie notturne. Divenne tradizione mangiare, per l'occasione, polenta e lumache. Qualcuno pensò di utilizzare i gusci vuoti dei molluschi: con un po' di olio e uno stoppino divennero lumini, da qui il nome di lumaghitt.

Col tempo i fuochi accesi sull'isola e su zattere galleggianti assunsero anche un altro significato. Ricordarono il grande incendio dell' Isola Comacina nel 1169 , quando gli abitanti di Como, per vendicarsi dei comacini (che con i milanesi avevano partecipato alla distruzione della loro città nel 1127), misero l'isola a ferro e a fuoco, distruggendo ogni cosa, comprese le nove chiese che sorgevano sullo scoglio fortificato.

Giovanni Staccotti
Vice Presidente Emerito ASA

 


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