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EVENTI
Giornata mondiale dell’ambiente: festa
o commemorazione?
Nell'artico superato il limite di 400 ppm
di CO2
Oggi, 5 giugno, è il World environment day che quest'anno ha per
tema "Green economy, Does it include you?" , ma la festa rischia
sempre più di diventare una commemorazione e anche fare la nostra
parte nella green economy diventa difficile mentre gli indicatori ambientali
(e le iniziative politiche) segnano il superamento del livello di allarme.
I recenti climate change talks dell'United Nations framework convention
on climate change (Unfccc), tenutisi nella totale indifferenza dei media
a Bonn dal 14 al 25 maggio, si sono conclusi con un sostanziale
nulla di fatto e anche l'ottimismo di facciata per i lievi progressi su
alcune questioni ha lasciato presto il posto ad un più realistico
pessimismo, tanto che la stessa segretaria esecutiva dell'Unfccc, Christiana
Figueres, ha dovuto ammettere che «i negoziati sul clima stanno
procedendo ad un ritmo inaccettabile».
Più o meno quanto avevano detto le associazioni ambientaliste internazionali
subito dopo la conclusione del meeting di Bonn, accusando i governi di
ritardare i negoziati con battibecchi procedurali. La Figueres probabilmente
ha preso atto che mentre i governi discutono e si accapigliano sui tagli
delle emissioni, il global warming sta accelerando la sua corsa verso
il punto di non ritorno, raggiunto il quale anche la green economy sarà
un pannicello caldo e poco più che il necessario cambiamento di
paradigma energetico e produttivo in un mondo avviato ad un inesorabile
declino ambientale.
Il limite per gli scienziati si chiama 400 parti per milione (ppm) di
CO2 in atmosfera, una concentrazione che il nostro pianeta non conosce
da 800.000 anni, o meglio non conosceva. Infatti la Nationa oceanic and
atmospheric adnministration (Noaa) ha annunciato che il livello di CO2
nell'atmosfera di Barrow, in Alaska, ha raggiunto 400 ppm ed è
la prima volta che una misura media mensile per i gas serra raggiunge
questo limite in una postazione remota. A Barrow, l'unico sito del grande
nord con monitoraggio continuo della CO2, il valore medio mensile di 400,00
ppm CO2 è stato raggiunto per la prima volta ad aprile. La CO2
ha raggiunto almeno una volta, in aprile e maggio, le 400 ppm in altri
6 siti artici dell'International cooperative air sampling network della
Noaa: a Flask Barrow, sempre in Alaska in Canada, Islanda, Finlandia,
Norvegia, e in un'isola nel Pacifico settentrionale. Si tratta del periodo
di picco del ciclo naturale di CO2: i cicli di crescita delle piante assorbono
CO2 durante la tarda primavera e l'estate e la aggiungono nuovamente in
autunno-inverno e all'inizio della primavera. Questo ciclo annuale è
più accentuato ad alte latitudini settentrionali. Nel mese di giugno
ad agosto la CO2 diminuirà e si prevede che nell'aprile-maggio
del 2013 sarà di 402 ppm o superiore negli stessi siti artici e
settentrionali.
Pieter Tans, uno scienziato atmosferico dell'Earth system research laboratory
(Esrl) della Noaa spiega che «i siti settentrionali della
nostra rete di monitoraggio ci dicono quello che avverrà presto
nel pianeta nel suo complesso. E' probabile che vedremo la media globale
delle concentrazioni di CO2 raggiungere i 400 ppm all'incirca nel 2016».
Nel 2011 i livelli medi globali della CO2 erano 390,4 ppm, prima della
Rivoluzione Industriale, la media globale di CO2 era di circa 280 ppm.
La Noaa sottolinea che «le misurazioni in tutti quei siti
remoti riflettono i livelli di fondo della CO2, influenzati dalle emissioni
umane a lungo termine in tutto il mondo, ma non direttamente dalle emissioni
provenienti da un centro abitato nelle vicinanze». Infatti in altri
siti della rete Noaa, come ad esempio Cape May nel New Jersey, la
vicinanza con centri abitati ha portato le concentrazioni di CO2 a superare
i 400 ppm in primavera già da diversi anni.
Jim Butler, direttore della Global Monitoring Division dell'Esrl sottolinea
che «Alzare il livello dei gas serra nella nostra atmosfera è
come alzare il termostato di una coperta elettrica. Sai che riuscirà
a tenere sempre più caldo, ma non sai quanto velocemente la temperatura
salirà e quanto può richiedere la coperta, o l'atmosfera,
per scaldarsi».
La concentrazione del gas serra è aumentata ogni anno dal 1959,
da quando David Keeling della Scripps Institution of Oceanography ha effettuato
le prime misurazioni accurate di CO2 nell'atmosfera. Nei primi anni ‘60,
è aumentato di circa 0,7 ppm all'anno. Nel decennio scorso è
aumentato di circa 2 ppm all'anno.
La Noaa dice che «Tale aumento osservato, indipendente dagli alti
e bassi stagionali di cui sopra, è dovuto al ritmo accelerato delle
emissioni prodotte dalle attività umane, in particolare alla combustione
di combustibili fossili».
L'anidride carbonica non è l'unico gas serra controllato dal Annual
Greenhouse Gas Index della Noaa, che tiene conto degli effetti di
riscaldamento di altri gas che vengono emessi dalle attività umane,
come metano, protossido di azoto e clorofluorocarburi, e l'agenzia
statunitense evidenzia che «Se si prendono in considerazione questi
gas, l'atmosfera globale ha raggiunto una concentrazione di CO2 equivalente
di 400 ppm nel 1985, e 450 ppm nel 2003. I livelli di CO2 sono attualmente
superiori a quanto lo siano stati in qualsiasi momento durante gli ultimi
800.000 anni».
C'è veramente poco da festeggiare nel World environment day e molto
da ripensare e da fare, immediatamente, se vogliamo salvare il pianeta
così come lo conosciamo e lasciarne uno vivibile, sicuro ed equo
alle prossime generazioni. La green economy è essenziale ma da
sola non basta, occorre una green policy planetaria, una rivoluzione dell'economia
e delle coscienze della quale si intravede solo qualche timido barlume
in un mare di indifferenza per il futuro.
(Umberto Mazzantini - www.greenreport.it)
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