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IN PRIMO
PIANO
Impronta idrica e agricoltura
Il tema dell’acqua nel ciclo di produzione
del cibo è al centro del seminario "Water and Food security:
Food-Water and Food Supply Value Chains" organizzato dall’INEA
in collaborazione con la Fondazione Simone Cesaretti, che si è
svolto il 28 novembre a partire dalle 9:30 a Roma, presso la sede dell'Istituto
in via Nomentana 41.
L’evento è stato organizzato per introdurre il tema della
cosiddetta “acqua alimentare” (food-water) oggetto di grande
interesse scientifico negli ultimi anni a livello internazionale nell’ambito
degli studi sull’acqua virtuale e l’indicatore di impronta
idrica sul consumo di acqua nei cicli produttivi.
Il seminario è stato aperto dalla relazione da Tony Allan del King’s
College di Londra che ha evidenziato l’importanza del ruolo degli
agricoltori e dei produttori come attori fondamentali per il risparmio
idrico e per le tecniche di “water accountability”, che riguardano
le regole di reporting e di rendicontazione che le aziende possono utilizzare
per valutare i volume di acqua utilizzati con l’obiettivo di avviare
eventuali azioni di risparmio idrico e di aumentare la trasparenza nei
confronti dei consumatori, delle amministrazioni e della società
civile. Ha, inoltre, trattato il tema dell’uso dell’acqua
per l’agricoltura richiamando anche il concetto di acqua virtuale,
che rappresenta l’acqua necessaria a produrre i cibi, i beni e i
servizi che si consumano quotidianamente.
Antonio Massarutto, dell’Università di Udine ha evidenziato
che, da un punto di vista economico, concetti come quelli di impronta
idrica e acqua virtuale e simili hanno un significato neutro in quanto
un elevato consumo di acqua non ha, di per sé, una connotazione
negativa o positiva; ma la connotazione da assegnare dipende dalla misura
in cui un determinato uso, o un determinato impatto su una certa componente
dell’ecosistema, comportano un sacrificio di qualche altra dimensione.
La disponibilità della risorsa va valutata istante per istante,
e un impatto rilevante in termini economici si verifica solo ed esclusivamente
se c’è competizione tra i diversi usi (nello spazio e nel
tempo). Quindi, usare tanta acqua laddove questa è disponibile
in quantità sufficiente a soddisfare tutti gli usi, sia quelli
antropici sia ecosistemici, non può essere considerato un disvalore.
Massimo Gargano dell’ANBI ha ricordato che l’irrigazione svolge
un ruolo cruciale per un’agricoltura inserita nel mercato globale,
in quanto garantisce la regolarità della produzione, rendendola
meno vincolata dall’andamento delle stagioni. Il minore rischio
legato alla stagionalità permette scelte colturali più specializzate
e una resa produttiva più elevata. Le filiere agroalimentari del
“made in Italy” dipendono in modo cruciale dalla regolare
fornitura di produzione, buona parte delle quali irrigue, essendo vincolate
dai rispettivi disciplinari all’uso di materie prime prodotte in
loco. Quindi un uso più sostenibile della risorsa idrica deve conciliarsi
con l’esigenza di sicurezza e qualità alimentare e di produzione
agricola ma, in un’ottica di economia verde, la sostenibilità
va affiancata una sempre più spinta valorizzazione dell’agroalimentare
che produce un importante indotto in quanto rappresenta uno dei settore
più fertili e attrattivi in termini economici, di forza lavoro
e di presidio del territorio. Dato tale contesto il ricorso a tecnologie
che permettono di fornire servizi funzionali ad indicare agli agricoltori
il preciso momento di intervento irriguo ed il volume di adacquata, basandosi
su dati del bilancio idrico suolo/pianta/atmosfera e sulla convenienza
economica dell’intervento irriguo, quali l’IRRIFRAME, messo
a punto da ANBI e la cui diffusione sul territorio nazionale è
attualmente finanziata dal MiPAAF a INEA e ANBI e attraverso la Rete Rurale
Nazionale, risultano quanto mai necessari.
Nell’ambito degli interventi programmati per il Ministero dell’ambiente
Giorgio Pineschi ha evidenziato la necessità di implementare la
normativa europea in materia di acqua quale strumento principale integrando
anche la tutela quantitativa della risorsa idrica così come suggerito
dai documenti della Commissione sulla water scarsity.
Sugli aspetti prettamente ambientali è stato invitata a intervenire
Vanessa Ranieri del WWF che ha evidenziato due elementi: la necessità
di tutelare le acque dolci per il loro ruolo nel mantenimento della biodiversità,
oltre che per la sussistenza umana; l’importanza di definire un
quadro normativo e di pianificazione preciso non solo per tutelare le
risorse idriche ma anche per gli stessi agricoltori che devono poter programmare
l’attività aziendale e i relativi obiettivi e vincoli nel
lungo termine in base alle disponibilità idriche.
Sandro Dernini della FAO ha espresso delle considerazioni in relazione
ai sistemi alimentari sostenibili, con particolare riferimento alle necessità
idriche per il sostentamento delle popolazioni del Sud del mondo contrapposte
ai modelli di consumo nel resto del mondo, caratterizzati paradossalmente
da forme di malnutrizione per eccesso e per scarsa qualità nutrizionale
degli alimenti.
Passando alle associazioni di categoria Marco Benati di Confagricoltura
ha evidenziato che indicatori come l’impronta idrica vadano attentamente
rapportati alle specificità territoriali soprattutto laddove l’agricoltura
svolge un ruolo essenziale di mantenimento e conservazione del territorio.
Parimenti, come riportato da Giuseppe Cornacchia della CIA, gli agricoltori
che possono comunque ulteriormente contribuire alla tutela delle risorse
idriche impegnandosi in azioni di salvaguardia e risparmio, vanno tutelati
e valorizzati e in tal senso un ruolo fondamentale gioca la comunicazione
e la consapevolezza della società civile.
Infine, come rappresentante di un settore sotto accusa in quanto ritenuto
grande utilizzatore di acqua, è intervenuto Francois Tomei di Assocarni,
il quale ha ribadito che senz’altro è necessario un impegno
sul risparmio idrico, misurato facendo ricorso a indicatori come l’impronta
idrica, ma è determinante un corretto uso dei risultati nella comunicazione
ai consumatori, in quanto ad oggi non pochi sono gli esempi di informazioni
distorte, anche a fini commerciali, soprattutto in relazione alle carni
bovine, che di fatto possono influenzare le scelte dei consumatori ma
su basi informative non completamente corrette.
In chiusura della giornata è intervenuto Giuseppe Blasi del Mipaaf
che ha ringraziato per l’iniziativa anche perché tocca argomenti
particolarmente attuali nella politica nazionale ed europea in quanto
a giorni si definirà l’accordo di partenariato quindi gli
obiettivi strategici della futura programmazione. I concetti chiave che
ha evidenziato sono, da un lato, lo sforzo che da anni ormai l’agricoltura
ha intrapreso vincolando gli investimenti del Piano irriguo nazionale
al miglioramento dell’efficienza delle reti esistenti (che comporta
un risparmio nell’uso dell’acqua) sia a livello strutturale
che gestionale (importanza dei sistemi di monitoraggio come il SIGRIAN),
per cui non si deve più parlare di contrapposizione tra ambiente
e agricoltura, mettendo il settore costantemente sotto accusa. D’altro
lato ha evidenziato che la stessa agricoltura forse dovrebbe migliorare
la capacità di comunicazione agli altri settori e alla società
civile sugli sforzi intrapresi. L’occasione di confronto e collaborazione
tra agricoltura e ambiente può venire già ora con la definizione
dell’Accordo di partenariato nella cui bozza però ad oggi
sono impegnati sugli obiettivi ambientali solo fondi dell’agricoltura.
In tale senso è fondamentale che anche gli altri fondi partecipino
alle politiche ambientali.
Micaela Conterio
Ufficio Stampa INEA
conterio@inea.it; uff.stampa@inea.it
tel. 06 47856523; cel. 335 8458589
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