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CORSI
E CONCORSI
Passeggiate di primavera lungo la strada del Re
Famosa ai gourmet per il suo ‘bacalà
a la visentina’, il territorio di Vicenza offre luoghi ancora sconosciuti
dove poter trascorrere serene giornate all’insegna dell’armonia
ambientale e culturale, miscelata al buon bere e al gustoso mangiare.
Con la primavera alle porte si cominciano a programmare le gite; così
amici e parenti stilano percorsi di viaggio dove poter godere del tepore
dei primi raggi del sole dopo un lungo e piovoso inverno, in luoghi dove
è possibile godere appieno della natura, dove poter assistere alla
magia delle gemme che preparano la strada ai frutti estivi. Tra i percorsi
insoliti, meno blasonati ma meritevoli di esplorazione, c’è
quello vicentino.
Qui, gli amanti del turismo enogastronomico non rimarranno certo con il
cestino della spesa vuoto, potendolo riempire di particolari leccornie
come la ricotta cremosa da gustare fresca o affumicata sul camino, il
Mais Marano con il quale si produce un’ottima polenta, i Broccoli
Fiolaro di cui Goethe andava ghiotto…
Uno dei prodotti principe del Vicentino, a cui si associa la primavera,
è l’asparago, la cui produzione va appunto dalla seconda
metà di marzo alla prima metà di giugno. Questo ortaggio
fu introdotto, attorno al 1220, da Sant'Antonio da Padova il quale, al
suo rientro dall’Africa, si adoperò per la diffusione dell’asparago
nel Bassanese. C’è un’eccezionale particolarità
che lega quest’ortaggio al Patrono di Padova ed è la data
della morte del Santo che coincide con il termine stagionale della produzione
dell’asparago. La storia narra ancora che esso fu uno dei cibi preferiti
dai Dogi della Repubblica di Venezia, ma non solo. Anche Giovanbattista
Piazzetta, pittore veneziano, ne era goloso tanto da sottolineare il legame
tra questo ortaggio e il territorio veneto nel suo bellissimo dipinto
“La Cena di Emmaus”, nel quale è ben visibile un piatto
di asparagi preparato come la tradizione comanda: “sparasi, e ovi,
sale e pevare, oio e aseo” (asparagi e uova, sale e pepe, olio e
aceto). L’abbinamento ideale cibo-vino per accompagnare l’Asparagus
officinalis è il Gambellara Classico che si produce lungo la “Strada
del Recioto di Gambellara” dove il terreno è fertile, ricco
di potassio e magnesio, idoneo alla coltivazione dei vigneti, per lo più
collinari, dai quali si raccolgono dei copiosi grappoli di uva Gargànega,
antichissimo vitigno, da cui si ricava il Gambellara Doc nelle sue diverse
tipologie Classico, Vin Santo, Recioto.
Il Gargànega è un vitigno a bacca bianca che viene allevato
lungo la “strada del Recioto di Gambellara” che si snoda nella
bassa valle del Chiampo, in un territorio di origine vulcanica, con suoli
basaltici che abbraccia i comuni di Gambellara, Montebello Vicentino,
Montorso e Zermeghedo.
Le uve che si ottengono sono ricche di zuccheri e di sostanze aromatiche,
elementi, questi, che caratterizzano fortemente il vino di Gambellara.
La punta di diamante della produzione enologica dei vini del basso chiampese
è il Recioto, tanto da conquistare l’ambitissima Docg nel
2008. La particolarità di questo vino è data dalla tecnica
molto antica di vinificazione, accompagnata da un’arte contadina
paziente, che prevede un’accurata selezione delle uve ed un appassimento
dei grappoli. Il suo colore va dal giallo dorato chiaro all’ambrato,
il profumo intenso di fiori ricorda note di vaniglia, uva passa e miele,
al palato si presenta dolce, armonico, vellutato, con un retrogusto amarognolo.
Un tempo il Recioto di Gambellara era considerato il vino del popolo,
dei contadini e degli artigiani, di contro il Vin Santo era il vino che
accompagnava i pasti dei ricchi e dei nobili. Effettivamente l’aristocratico
Gambellara Vin Santo è un vino straordinario, essendo prodotto
solo nelle migliori annate e la sua produzione è limitatissima.
Il sistema di produzione è simile a quello del Recioto tradizionale,
ma prevede un più lungo appassimento. All’occhio si presenta
di colore giallo ambrato, mentre al naso il profumo richiama la frutta
matura e passita; intenso e morbido al palato. Si sposa bene sia con formaggi
stagionati che con la pasticceria secca.
Dal vino al riso il passo è breve nel territorio di Vicenza, un
vecchio proverbio recita: El riso nasse da l'aqua e 'l ga da morire sol
vin (il riso nasce nell’acqua e muore nel vino). Diviene impossibile
non citare un prodotto di pregio come il Vialone nano che, ad ogni buon
conto, può essere considerato il riso vicentino per antonomasia;
è utilizzato per preparare antipasti, minestre, risotti all’onda,
mantecati o sgranati, dolci. Ha altissime proprietà nutrizionali
e dietetiche. È classificato come uno dei risi “semifini”
e la versatilità in cucina è il suo grandissimo pregio.
La caratteristica del turismo enogastronomico, non è solo nello
spostamento del consumatore e nell’assaggiare il patrimonio culinario
del luogo. Ma è qualcosa di più, che abbraccia inevitabilmente
la natura, l’ambiente e quindi il duro lavoro dei contadini, dei
pastori…è un modo per approfondire il processo produttivo,
per capire cosa c’è dietro ad un’etichetta, è
un modo per recuperare anche le nostre radici rurali. Il turismo enogastronomico
è dunque un incoraggiamento a visitare un territorio per scoprirne
le particolarità, le tradizioni, il legame tra l’ambiente
e la società locale. Quindi diviene interessante, ma ancor di più
divertente, ammirare anche un’intensa attività d’allevamento
locale di capre e pecore tanto poi da comprendere certe pietanze autoctone
e certi richiami letterari come quello di Ortensio Lando, medico e letterato
milanese del 1500, che nel suo ‘Commentario de le più notabili,
& mostruose cose d'Italia, & altri luoghi’ scrisse: “Buoni
vini havrai nel Frioli, migliori in Vicenza dove anco magre ai perfettissimi
capretti” riferendosi proprio all’appetitosa ricetta antica
del capretto al forno passato allo spiedo, tipica pietanza che da gustare
lungo la “Strada del Recioto di Gambellara” .
Ma gli ovini non sono solo l’unico allevamento che interessa la
bassa valle del Chiampo anche il maiale fa la sua parte. Così gli
amanti dei salumi non potranno esimersi d’assaggiare la morbida
Sopressa Vicentina Dop, che rientra nei classici prodotti della tradizione,
gastronomica locale; è un ‘salame’ aromatico, dal sapore
delicato, preparato con i tagli migliori del maiale (prosciutto, spalla,
coppa ecc.). E’ prodotta esclusivamente in provincia di Vicenza,
in un’area delimitata a nord dalle Piccole Dolomiti e dall’Altopiano
di Asiago, a sud dai colli Berici.
E’ proprio l’Altopiano di Asiago ad aver dato i natali ad
uno dei formaggi italiani più noti: l’Asiago Dop; esso affonda
le radici in una tradizione casearia che risale a più di mille
anni fa. Il suo centro di produzione è in un vasto e verdeggiante
omonimo altopiano, a più di mille metri d’altezza dove fare
lunghe e rilassanti passeggiate aiuta a conciliarsi con lo spirito.
Dunque, il cestino dei prodotti enogastronomici del basso chiampese -che
sono alla base di una cucina semplice ma gustosa- si fa colmo di prelibatezze,
come lo squisito stoccafisso alla vicentina, il piatto locale più
famoso, a cui si abbina perfettamente il Gambellara Classico. La ricetta
è un’elaborazione dell’arte culinaria popolare ed è
stata tramandata oralmente di generazione in generazione. Il piatto richiede
stoccafisso della migliore qualità, da sottoporre a lentissima
cottura in olio extravergine d’oliva e latte, con aggiunta di vari
aromi. Il suo sapore delicato lo rende gustabile tutto l’anno e
come dicono i chiampesi ”il Bacalà a 'la visentina, bon de
sera e de matina”.
Alice Lupi – www.lapiazzaditalia.it
(articolo premiato con Menzione, premio giornalistico della Strada del
Recioto di Gambellara)
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