CORSI E CONCORSI

Il cous cous Fest
Dietro le quinte della manifestazione di San Vito lo Capo insieme a Enrico Bricarello, uno dei componenti del team italiano vincitore

I numeri parlano chiaro: quando si riuniscono 16 Chef provenienti da otto Paesi diversi per celebrare il rito di uno dei piatti dalla più marcata identità socioculturale del bacino Mediterraneo – e non solo – e il tutto accade nella splendida cornice di San Vito lo Capo in Provincia di Trapani, non può che prendere vita una magia chiamata Cous Cous Fest….
Ancora numeri: 200mila visitatori, circa 30mila porzioni di Cous Cous distribuite durante l’arco della manifestazione ovvero 3500 kg di semola. E poi vini, dolci siciliani, degustazioni comparate e possibilità di godere delle specialità esposte negli Stand presenti, e potremmo continuare con le cifre!
Tutto ciò a onor di cronaca, mentre la parte meno conosciuta della festa è la vita “dietro le quinte” del CCF: come si vive durante i sette giorni dell’evento, come si lavora e cosa si prova a vedere dal palco una folla sterminata… e proverò a farvene parte, visto che uno degli Chef protagonisti sono stato io. Infatti, dopo aver superato la selezione nazionale dello scorso giugno in occasione del “Cous Cous Fish”, sono entrato a far parte del Team Italia e con gli Chef Sanvitesi Giuseppe Favaloro dell’Hotel Zingaro ed Enzo Caradonna del Ristorante Pineta abbiamo dato vita ad una vera e propria Squadra…
Già dal martedì i protagonisti sono in tensione: negli uffici della Pro Loco di via Savoia, trasformata per l’occasione in base logistica con un viavai di persone in cerca del proprio Pass, gli operai addetti al montaggio delle strutture, gli addetti agli stand, gli ospiti istituzionali ed Enrico Vecchioni - il Deus ex machina della società organizzatrice, la palermitana Feedback - che si aggira teso come una corda di violino fanno sì che si cominci ad entrare nello spirito del CCF. Nel primo pomeriggio briefing nel giardino interno del Ghibli Hotel per la presentazione dei Team e l’estrazione dei turni di gara: Marocco, Tunisia, Francia e Senegal apriranno le danze l’indomani, mentre a noi toccano Palestina, Israele ed una Costa d’Avorio plurivincitrice: solo due Paesi si batteranno il venerdì per decretare il vincitore.
Poche parole, volti tesi ed espressioni incuriosite tra di noi, solo dopo le formalità ci si lascia andare ai convenevoli di rito, ed è una bellissima sensazione parlare con colleghi così diversi ed altrettanto decisi a vincere. Da questo momento sino all’uscita del “Cous Cous al finocchietto e medaglioni di Mostella” il tempo sembra contrarsi: si succedono le riunioni per decidere gli ultimi ritocchi al nostro piatto, e c’è da andare a scegliere il pesce, la semola giusta, le mandorle – mi raccomando, quelle del posto – e chissà quante altre cose. Se da una parte le ore volano, dall’altra paiono non bastare mai:sembra incredibile quanta differenza ci sia tra il commentare una partita di calcio ed il viverla in campo!
La sera grande presentazione sul palco poco prima del concerto dei Negrita: tutti in divisa, finalmente sciolti, pronti a stappare una bottiglia (è vero che le persone si conoscono meglio con un bicchiere di Cataratto in mano) ma il tempo è tiranno, è meglio pensare a domani.
Mercoledì, ore 12,30: una scappata al Food Lab , luogo destinato alla presentazione dei piatti ed alle degustazioni tematiche (uno spettacolo nello spettacolo: mirate, professionali, giuste) per vedere la Francia presentare un Cous Cous all’astice di grande effetto scenico ed è già ora di tornare al lavoro; solo in serata sapremo che è stato il Senegal a passare il turno.
E’ incredibile quanto sia difficile “incocciare” la semola, ovvero lavorarla in punta di dita aggiungendo poca acqua per volta in modo da formare i grani idratati che dovranno riposare prima di essere conditi, prima della aromatizzazione, prima della cottura a vapore, prima della presa di sapore con la “ghiotta” di pesce, prima di…andare a dormire con i piedi che dolgono!
Giovedì il tempo vola, letteralmente: non siamo ancora in cucina che è già ora di caricare il nostro materiale ed andare sul posto: un ultimo controllo e via, ci aspettano nell’ordine Israele e la Palestina , e dopo di noi la Cote d’Ivoire. Suspence, la giuria popolare vota: è Italia! Appena il tempo di pensare quale sia stata la scelta della Giuria Tecnica – voto segreto in entrambe le giornate – ed è ora di tornare al lavoro.
Venerdì, ore 13,30 tocca a noi: Inno di Mameli, entrata in scena, il tempo si dilata nell’attesa del verdetto. E’ ancora suspence, e questa volta ci teniamo la tensione sino a sera, solo allora saranno dichiarati i vincitori: che fare?
Il pomeriggio passa tra la finta indifferenza di tutti gli attori, e siamo già sul palco: presentazione degli Organizzatori, degli Sponsor – d’eccezione, per la verità – il discorso del Sindaco Matteo Rizzo (e dovrei aprire un’altra cartella per descrivere questo vulcanico personaggio che, insieme ai suoi collaboratori danno un valore aggiunto in termini di rapporti umani con tutti), la Giuria è pronta per il Verdetto.
Il resto lo sapete…

Enrico Bricarello
OdG Piemonte
ASA Associazione Stampa Agroalimentare Italiana