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AZIENDE E PRODOTTI
Viticoltura eroica, la fatica fa
buon vino
Una storia di lavoro secolare, dalla
Valtellina alle Cinque Terre. Grande festa per Pietratorcia a Ischia
La chiamano “viticoltura eroica”
- come la definì un grande dell'enologia italiana, Arturo Marescalchi
- perché è un’opera che sembra sovrumana e un po’
insensata, solo una fertile pazzia poteva spingere ieri come oggi generazioni
di figli della terra a inerpicarsi su scoscesi versanti di montagna, terribili
ma felici perché l’esposizione al sole, la situazione climatica,
mille singoli minimi fattori creavano condizioni magiche e li rendevano
adatti alla coltivazione della pianta più duttile, resistente,
intelligente, la vite appunto. Sasso dopo sasso, pietra dopo pietra, secoli
di lavoro hanno modellato appezzamenti impervi creando quel paesaggio
straordinario, bellissimo e commovente che più di ogni altro è
legato all’uomo eppure perfettamente integrato nella natura. I terrazzamenti
sono oggi un monumento vivente alla simbiosi tra il sudore e la terra:
si dicono “murachi” in Valtellina, dove oltre 2.500 chilometri
di muri a secco in sasso circoscrivono l’area viticola terrazzata
di montagna più estesa d’Europa, un vero e proprio eco-museo
vivente che ora attende di poter entrare a far parte del Patrimonio dell’Umanità
tutelato dall’Unesco; sono i “fasci” nelle Cinque Terre
liguri, fazzoletti di fatica per ricavare vini quasi mitici; oppure “parracine”
a Ischia, gioielli d’abilità tecnica che si incastonano in
una natura straordinaria, si incuneano tra il monte, il mare e il vento.
Li troviamo anche all’isola del Giglio, in Val d’Aosta, in
Trentino Alto Adige... Ovunque vi sia vocazione ambientale e tenacia umana.
Viticoltura eroica, “estrema”, di montagna, significa lotta
quotidiana, rese basse, poche bottiglie sempre straordinarie perché
figlie della storia, della cultura, del lavoro, della natura che premia
chi la rispetta. Ottocento, mille ore di lavoro per ettaro, quando un
vigneto australiano ne richiede 40. L’isolamento, la forte pendenza,
la magrezza dei suoli, la scarsità d’acqua, le difficoltà
di accesso e di meccanizzazione, la polverizzazione delle superfici aziendali,
un clima spesso inclemente e non di rado tutti questi fattori insieme
rendono in queste zone la coltura della vite tanto difficile che il grande
Gino Veronelli chiamava “angeli matti” coloro che decidevano
di intraprendere o proseguire un’attività tremenda e fantastica,
capace di donare enorme ingratitudine e infinite soddisfazioni; ma raramente
queste ultime di tipo economico. Perché strappare al terreno frutti,
in queste condizioni, è compito mille volte più difficile;
e per quanto il ricavato possa essere di straordinaria qualità
(e spesso lo è), difficilmente può risultare competitivo
se confrontato con bottiglie che nascono tra dolci pendii collinari, ugualmente
vocati ma enormemente più semplici da pettinare, accudire, coccolare.
Per questo, ogni vino proveniente dalla viticoltura eroica è un
piccolo, straordinario, storico miracolo.
Tutte queste ragioni ci hanno condotto volentieri, col Seminario Veronelli
(tel. 035/249961, www.seminarioveronelli.com, info@seminarioveronelli.com),
alle cantine Pietratorcia, feudo di sei ettari di vigneti reimpiantati
in quel di Forio d’Ischia e gestiti dalle tre famiglie locali Iacono,
Regine e Verde con l’aiuto dei tecnici trentini dell’Istituto
di San Michele all'Adige. Si festeggiavano i dieci anni dalla prima vendemmia,
dunque il successo di una sfida alla quale pochissimi credevano e che
invece è stata vinta con tenacia e dedizione rinnovando così,
insieme a pochi altri “visionari”, una tradizione bimillenaria
avvolta da un alone di poetica suggestione. Abbiamo assaggiato bottiglie
di buona fattura, un Ischia Bianco Superiore doc che si chiama Vigne di
Chignole, fresco e piacevole, un Ischia Rosso Doc denominato Vigne di
Janno Piro; poi, due bottiglie superbe, preparate appositamente per il
decennale, realizzate sempre con le uve di qui che si chiamano Biancolella,
Forastera, Piedirosso e Guarnaccia. Prodotti di qualità assoluta,
per una viticoltura ischitana che, oggi forte di cinque realtà
ormai consolidate, si è specializzata in bianchi fini, delicati,
floreali. Con il “plus” di quella sfida pazza che ci è
piaciuto poter osservare da vicino. Pietratorcia è in via Provinciale
Panza 267, a Forio, sull’Isola d’Ischia (Napoli). Tel. 081
908206 o 907232, www.pietratorcia.it.
Carlo Passera - c.passera@lapadania.net
Pubblicato su La Padania l’8
giugno 2006
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