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AZIENDE E PRODOTTI
Seminario agro-gastronomico in
alta quota
Giornalisti "A tu per tu con il cielo" con Degusta
e Le Terre del Gusto per apprendere direttamente dai produttori i segreti
delle specialità gastronomiche.
Credo si possa definire proprio con
il termine seminario l’iniziativa del mensile “Degusta”
coadiuvato dall’Associazione “Le Terre del Gusto” la
quale ha per scopo diciamo statutario (in pratica si tratta più
concretamente di viscerale passione) la valorizzazione, la promozione
e la diffusione conoscitiva delle variegate culture che animano appunto
le “terre” del nostro Paese. Laddove il vocabolo “terre”
sta a significare quei mille angoli, quelle mille borgate misconosciute
ricche di bellezze naturali ancora miracolosamente non cementificate,
nonché di prodotti agricoli e zootecnici cavati dalla terra con
la fatica dell’uomo trasformati in cibi e piatti che, forse, solo
le vecchie generazioni ricordano ma che merito d’essere conosciute
da tutti, in particolare da coloro che possiedono un minimo di sensibilità
culturale e …”palatale”. Insomma, quegli angoli che
neppure, colpevolmente, le gazzette locali si degnano di citarli se non
per fatti di cronaca, perlopiù nera.
Questo preambolo per dire
di una recente iniziativa mirata che il presidente dell’Associazione,
Giorgio Della Barba, con la complicità di Gianluigi Veronesi direttore
del mensile hanno organizzato nella Marca trevisana, precisamente a Milies
di Segusino a quota 850 metri. In questa occasione “A tu per tu
con il cielo”, come romanticamente è stato chiamato l’incontro,
sono stati riuniti, scaglionandoli in 5 giornate, un certo numero selezionato
di piccoli e medi produttori, trasformatori artigianali, affinatori di
formaggi e intelligenti commercianti di specialità gastronomiche
anche internazionali per far conoscere ciò che fanno e come lo
fanno. Presente, ad esempio, un produttore piuttosto noto dell’aceto
balsamico tradizionale Dop di Reggio Emilia. Dirò subito di quest’ultimo
per sottolineare la novità di questi incontri che ripeto, mi ostino
a chiamare seminari del gusto. Dunque, spiegare cos’è e come
si produce l’aceto balsamico sembra all’apparenza cosa semplice;
chi scrive ci ha provato enne volte su svariati media dubitando sempre
di essere compreso. Ebbene, cosa ha fatto questo produttore per far capire
il suo mestiere e il suo prodotto? Ha portato quassù una piccola
batteria di botticelle che costituiscono appunto il cuore del processo
produttivo cosicché anche la persona più superficiale o
distratta ha compreso cosa significhi, o meglio, cos’è questo
diamante del nostro patrimonio agroalimentare.
Ecco spiegata quindi in pochi punti la strategia che gli organizzatori
hanno utilizzato per sensibilizzare alcuni colleghi: isolarli per qualche
giorno dalla routine quotidiana e interessarli (senza stressarli) ai contesti;
far parlare pur con linguaggi, diciamo naif, direttamente chi-fa-cosa;
sfrondare l’evento di qualsivoglia paludamento formale; farci mangiare
e bere bene raccontando di volta in volta con molta semplicità
ma con precisione i vari piatti, o meglio, i vari bocconi facendoci (in
questo caso) tornare a valle un po’ più ricchi di sapere.
Per chi fa il mestiere del divulgatore, non è poco. (g.c.)
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