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QUANDO IL CIBO FA SORRIDERE:
E’ IL GELATO L’ALIMENTO “SMILE” PER ECCELLENZA
Lo sospettavamo tutti, ma adesso l’IGI-Istituto del Gelato Italiano
rende nota
la conferma “ufficiale” che arriva dalla scienza. Il gelato
fa sorridere, meglio e più
di ogni altro alimento. Una ricerca dell’Università di Amsterdam
che si deve a Nicu Sebe
e Theo Gevers dimostra infatti che il “piacere freddo” provocato
dall’assunzione
di gelato dipinge sul viso un sorriso di beatitudine: e questo vale di
più per
gli italiani che per gli altri cittadini europei. «Per noi italiani,
afferma Giovanni Caldarone,
Presidente dell’IGI, il gelato non si tocca, un po’ come il
caffè, è una passione, un mito»
La felicità, recita il saggio, è nelle piccole cose. Perché
no, anche in un cucchiaino di
gelato. l’IGI-Istituto del Gelato Italiano (www.istitutodelgelato.it)
rende nota in Italia una
ricerca scientifica che ha esaminato il misterioso legame tra il cibo
e la sfera emotivo
gratificatoria, rendendo possibile stilare un’ideale classifica
degli alimenti più graditi. E
prova – è proprio il caso di dirlo, scientificamente - che
la felicità degli italiani schizza alle
stelle soprattutto davanti ad un buon gelato.
La scoperta si deve agli scienziati informatici Nicu Sebe e Theo Gevers
dell’Università di
Amsterdam, che hanno progettato un software in grado di mettere in relazione
i
mutamenti dei tratti del viso con le emozioni che li determinano. L’innovativo
programma
è stato applicato per misurare le reazioni espressive all’interazione
con il cibo delle oltre
300 persone che hanno “prestato il volto” alla ricerca.
I risultati sono sorprendenti: quando gli italiani mangiano un gelato,
il loro volto esprime
per l’86% felicità, ben al di sopra della media (64%) riscontrata
negli altri Paesi europei. Il
gelato batte in questo perfino il cioccolato, universalmente considerato
uno degli alimenti
più appaganti: per il cibo degli dei infatti, il misuratore di
felicità tocca “solo” – si fa per
dire - i 61 punti percentuali. In ogni caso, se combinassimo i due valori,
il gelato al
cioccolato dovrebbe rappresentare un vero e proprio “concentrato
di felicità”. Il
prototipo assoluto del sorriso da appagamento da cibo…
Meno emozionante è risultato, manco a dirlo, mordere una mela o
assaggiare uno
yogurt: gli italiani assumono un’espressione giudicata “neutrale”
rispettivamente all’89% e
all’86%. All’ ultimo posto invece, la barretta di cereali,
che il computer classifica come
alimento tutt’altro che gratificante: il sentimento che ispira sul
volto dei partecipanti è
quello della “rabbia” con un valore pari al 26%.
Ma a cosa si deve questo effetto “smile” del gelato? Risponde
Giovanni Caldarone,
nutrizionista, medico dello sport e Presidente dell’IGI-Istituto
del Gelato Italiano: «Questa
ricerca dà una conferma scientifica a ciò che è sotto
gli occhi di tutti e cioè che il gelato,
come pochi altri alimenti, è in grado di suscitare in noi emozioni
positive di appagamento
e soddisfazione. Il primato degli italiani nel gradimento del gelato prova
che i gelati in
Italia sono generalmente più buoni della media dei gelati europei:
non bisogna
dimenticare che la tradizione del gelato è nata e si è diffusa
per prima in Italia. Per noi
italiani il gelato non si tocca, un po’ come il caffè, è
una passione, un rito, e non è un
caso se la qualità dei nostri gelati è un vanto in tutto
il mondo. E poi per noi, molto più che
per altri europei, il vissuto emotivo del gelato si valorizza per la sua
dimensione sociale: il
gelato è qualcosa da condividere in allegria, è compagnia,
amicizia e libertà. Ecco
quindi che il gelato riporta all’estate, ai bagni al mare e al periodo
dell’infanzia ».
Veniamo ora alla dinamica della ricerca: i ricercatori olandesi hanno
“insegnato” al
computer come riconoscere le espressioni umane interpretando i lineamenti
del volto,
quali, ad esempio, la curvatura delle labbra e le pieghe attorno agli
occhi. Il programma
marca le parti del viso che si muovono quando si cambia espressione e
assegna a ogni
elemento un punteggio corrispondente a cinque emozioni fondamentali: felicità,
sorpresa, rabbia, disgusto, paura e tristezza. Tutte le sfumature del
viso vengono poi
confrontate con quelle contenute in una “banca dati delle espressioni”
messa a punto
dagli scienziati. Si tratta di espressioni di visi femminili (selezionati
perché più facilmente
“leggibili” di quelli maschili) dai quali è stata ricavata
un'espressione neutrale di
riferimento.
E ANCHE IL SORRISO DELLA GIOCONDA ESPRIME FELICITÀ
La ricerca sul valore gratificante del gelato ha un illustre precedente:
per testare
l’innovativo software, i ricercatori avevano scelto l’espressione
più enigmatica della storia
dell’arte, cioè la Monna Lisa di Leonardo da Vinci, che da
cinque secoli ci fissa dalla sua
cornice con un ambiguo e affascinante sorriso. Una vera e propria prova
del nove per il
computer, che è riuscito a interpretare il segreti del misterioso
dipinto: l’analisi dei
lineamenti della Gioconda ha infatti stabilito che il suo sorriso per
l’83% esprime felicità ed
è condizionato solo in piccola parte da emozioni negative come
il disgusto (9%), la
paura(6%) e la rabbia (2%).
L’indagine dell’università di Amsterdam conferma i
risultati di uno studio condotto
dall’Institute of Psychiatry di Londra, che ha dimostrato, mediante
le tecniche di brain
imaging, che basta un cucchiaino di gelato per “accendere”
gli stessi centri del piacere
nel cervello stimolati anche da una vincita di denaro o dall’ascolto
della nostra musica
preferita. Le immagini, rilevate tramite risonanza magnetica, hanno infatti
mostrato
l’attivazione della corteccia orbito-frontale, sede del piacere
emozionale positivo, e di
altre aree del cervello, quale la corteccia somato-sensoriale primaria,
attivata dalla
consistenza e dalla temperatura del gelato, la corteccia dell’insula,
attivata dal sapore
del gelato, la corteccia motoria, attivata dai movimenti della bocca in
relazione all’atto
di mangiare il gelato, e la corteccia prefrontale dorso-laterale, attivata
dall’attenzione
allo stimolo “eccitante” del gelato. Insomma, queste raffinate
tecniche sperimentali
hanno obiettivamente provato come l’assunzione di gelato procuri
una forte sensazione
emotiva di piacere/felicità, legata sì al ricordo/immagine
che ognuno ha del gelato, ma
anche alla sua consistenza, alla sua temperatura, al fatto che si scioglie
in bocca e ad un
insieme di altre sensazioni collegate a questo alimento che si manifestano
sul volto in
un’espressione di beata soddisfazione e appagamento.
I NUMERI DEL GELATO D’ESTATE: PER GLI ITALIANI CIRCA 2-3 PORZIONI
A SETTIMANA
Dati alla mano, dunque, non c’è da stupirsi se per gli italiani
l’estate 2007 sarà “all’insegna
del sorriso”. Secondo stime dell’IGI (che ha elaborato dati
AIDI-Associazione delle
Industrie Dolciarie Italiane) sono ben 25 milioni gli italiani che, da
giugno a settembre,
mangeranno il gelato 2 o 3 volte alla settimana, mentre 10 milioni si
concederanno
questo piacere fresco tutti i giorni. E tra coni, coppette, stecchi, secchielli,
torte e tranci, si
calcola che quest’estate gli italiani consumeranno circa 125 milioni
di chilogrammi di
gelati alla frutta e alle creme.
E nei 120 giorni estivi, i consumi di gelato confezionato saranno di circa
2,5 kg pro capite
rispetto ai complessivi 4 kg annui. Meno della metà rispetto ai
7,7 kg della Svezia, ai 7,6 kg
della Finlandia e ai 6 kg della Danimarca, che dimostrano come la passione
per il dolce
freddo non conosce confini e latitudini.
Chi sorride di più? Il gelato è un piacere freddo che mette
d’accordo tutti gli italiani, ma
secondo la ricerca IGI-Demoskopea “Generazione… Gelato”,
sono i giovani 14-24 anni a
guidare la pattuglia degli appassionati, con una media di consumo settimanale
nel
periodo estivo di poco superiore alle 3 porzioni (3.3, contro le 2 circa
degli adulti) e un
picco (19%) di aficionados che non può farne a meno e lo mangia
tutti i giorni.
Numeri importanti, ma, una volta tradotti in “morsi” e “leccate”,
dicono che d’estate ogni
italiano consumerà poco meno di 150 grammi di gelato a settimana.
Come dire, un etto e
mezzo di felicità garantita. Troppo poco per far scattare fastidiosi
sensi di colpa.
«Il vantaggio del gelato - e in particolare di quello industriale
-, spiega il professor
Caldarone, è proprio nella grande varietà di porzioni e
di tipologie di prodotti (si va da
piccolissime pezzature, poco più di un boccone, a mega coni e stecchi
e da un minimo
di poche decine di calorie fino ad alcune centinaia) che ci permette di
scegliere quello
più adatto alle nostre esigenze. L’importante quindi è
informarsi e leggere le etichette
nutrizionali che sui gelati industriali sono presenti su ogni confezione,
regolandosi di
conseguenza... Insomma, premesso che anche il gelato, come ogni altro
alimento, va
inserirlo correttamente nel piano dei pasti giornalieri e consumato in
quantità e frequenza
commisurate al proprio stile di vita, queste ultime ricerche sulla “felicità”
confermano
quello che io dico da tempo e cioè che tutti, ma proprio tutti
possono e devono potersi
gustare in pace e “felicemente” un buon gelato».
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