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AZIENDE
E PRODOTTI
Il pane è caro? Mangiamo le colombe (pasquali)
L’ormai
storica battuta “il popolo ha fame manca il pane: dategli brioches”
attribuita a Marie Antoinette durante la insurrezione popolare a Parigi
per il prezzo elevato della farina, può essere mutuata grosso modo
ai giorni nostri. Nel senso che il pane in realtà dalle nostre
parti non manca, ma oscilla tra i 2,50 e 4,20 euro al chilo, mentre le
colombe pasquali invendute sono state smerciate a meno di un centesimo.
Pane, pasta, frutta, ortaggi, latte ed altri prodotti primari, oltre agli
affitti e bollette varie, prosciugano praticamente la totalità
del reddito delle famiglie in generale ma particolarmente quelle meno
abbienti. Ed il problema è che questa tendenza nei prossimi anni
è destinata ad aggravarsi poiché i prezzi delle materie
prime e delle commodity alimentari sono previsti in forte crescita. Inoltre,
l’Italia a causa della concentrazione di abitanti nelle grandi città,
è maggiormente penalizzata rispetto ad altri Paesi europei la cui
popolazione è più congruamente distribuita sul territorio.
Le crisi alimentari, è cosa nota, sono meglio sopportate dalle
popolazioni rurali. Ritorneremo quindi in campagna? Pare proprio di sì,
la “voglia” di campagna o quantomeno della sua vicinanza è
espressa con segnali concreti leggibili da alcuni comportamenti: gruppi
d’acquisto sempre più numerosi, moltiplicazione dei market
farmer agevolati e benedetti da Coldiretti e Mipaaf, mercati all’ingrosso
che aprono ai privati, allevatori che istallano distributori automatici
per il latte appena munto a 1 euro al litro, oppure coltivatori come quello
olandese (vedi foto) che ne ha piazzato uno molto attrattivo
per la vendita di cestini di fragole appena colte. (g.c.)
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