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AZIENDE
E PRODOTTI
Export vino
L’Italia frena nel primo trimestre 2008. Un calo in
volumi del 9%, a 3,9 milioni di ettolitri,
mentre crescono i valori, a 798 milioni di euro (+8%). Sartori, presidente
di Unione Italiana Vini: “La flessione era attesa, abbiamo aumentato
i prezzi in un momento congiunturale difficile”
Export italiano in frenata a marzo. Secondo i dati preliminari diffusi
dall’Istat, nel primo trimestre 2008 l’Italia ha spedito nel
mondo 3,9 milioni di ettolitri di vino, il 9,1% in meno rispetto al corrispondente
periodo dell’anno scorso. Sono cresciuti invece i valori, pari a
798 milioni di euro (+7,7%), trainati da un prezzo medio in salita del
18,6%, a 2,02 euro al litro. A livello di macroaree, l’Unione europea
ha segnato una performance negativa in volumi (-12%), ma positiva in valori
(+8,4%), mentre è stabile l’export verso i Paesi terzi, fermi
a +0,5% in volumi, ma comunque in crescita del 7% in valori. Venendo ai
principali mercati di destinazione, i cali più consistenti, sempre
per quanto riguarda i volumi, si segnalano in Germania (-12%), Francia
(-26%) e Regno Unito (-9%). In calo anche l’Austria, la Repubblica
Ceca e l’Est europeo in generale, con il mercato russo che segna
una forte battuta d’arresto: -63% in volume e -26% in valore. In
leggera crescita invece gli Usa (+2,3% e +3,2 a volumi e valori), mentre
vanno bene Canada (+6% e + 12%), Giappone (+7,6 e + 12%) e Svizzera (+1,6%
e +11%). Buone notizie dall’Oriente, trainato da Corea del Sud,
Hong Kong, Cina e India, e dal Centro e Sudamerica, dove crescono ancora
Brasile e Messico.
“I segnali purtroppo erano già visibili - commenta Andrea
Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini - dopo l’andamento
per nulla entusiasmante dell’ultimo trimestre del 2007, quindi la
flessione in questa prima frazione dell’anno era attesa. Io non
spiegherei il fenomeno con il fattore euro, in quanto gli Stati Uniti,
dove ci si aspettava un calo per via del rapporto con il dollaro debole,
dimostrano di saper tenere. Sposto invece l’attenzione sul fatto
che, a differenza degli altri competitor, sia europei che extra Ue, l’Italia
è l’unico Paese ad aver aumentato, e non di poco, il prezzo
medio del prodotto, specie sui prodotti e le varietà più
richieste. Oggi, in uno scenario economico internazionale difficile, con
una crisi finanziaria globale di cui non s’intravede la coda, con
certi prezzi rischiamo di non essere competitivi. La Spagna, per esempio,
ha mantenuto stabili i listini, e nello stesso periodo in cui noi siamo
calati è riuscita a crescere del 16%, a volumi e a valori. Soffre
invece l’Australia, che proprio per l’aumento dei prezzi nell’anno
chiuso ad aprile è stata punita nei mercati chiave degli Usa, della
Germania e del Regno Unito. Dati questi presupposti - conclude Sartori
- non è affatto improbabile che la flessione dell’export
sia confermata nei prossimi mesi”.
Raffaella Leoni
Promozione&Sviluppo Unione Italiana Vini
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