AZIENDE E PRODOTTI

Chiare, fresche, dolci birre
E fa boom nel nostro Paese il consumo di qualità

La birra è sana, buona, poco alcolica, meno calorica di quanto si creda, fresca, e, soprattutto, non più una cenerentola. Per dire: l’Enoteca Pinchiorri a Firenze la propone ormai ai propri ospiti gourmand con un’apposita “carta”; si moltiplicano microbirrifici che offrono una raffinata produzione di nicchia; le stesse indagini di mercato confermano come i consumatori dimentichino sempre più il binomio estivo low profile con la classica pizza, per andare alla ricerca dell’alta qualità nel boccale. Insomma: pare davvero il momento del grande rilancio per una bevanda a lungo snobbata nel nostro Paese, infatti agli ultimi posti della classifica europea quanto a consumi pro-capite. Oggi non si beve più birra di ieri: ma pian piano la si gusta con maggiore consapevolezza, attenti a distinguere una doppio da una weiss così come sappiamo che la barbera è cosa molto diversa dal nero d’avola. Non ci accontentiamo più di sapere se il vino è bianco o rosso; allo stesso non sarà sufficiente sapere se la birra è bionda, rossa oppure nera, vorremo cercare la qualità e il gusto più appropriato per i mille abbinamenti possibili alle pietanza preferite. Già oggi la si richiede con crescente frequenza anche nei ristoranti, che infatti prendono a offrirla nelle molte varianti; le possibilità di gustarla sono difatti infinite, si contano almeno cinquanta tipologie differenti, c’è insomma di che approfondire (purché non si giunga agli eccessi di “scienza” ora applicati a Bacco!). A venirci in aiuto sono anche siti internet come www.mondobirra.org o, tra poco, www.birrainforma.it, nuova banca dati per sapere tutto, ma proprio tutto su questo mondo; oppure, ancora, associazioni come Assobirra (www.assobirra.it), che raggruppa i due terzi dei produttori italiani; infine, iniziative come quella, organizzata alla Triennale di Milano qualche giorno fa proprio da Assobirra, volte a promuovere il consumo “consapevole” della bevanda. Questa è stata l’occasione per presentare i risultati di un’indagine Makno “Gli italiani e la birra”, che ha tracciato scenari molto interessanti. «Nel 2006 il consumatore di birra è più che mai orientato verso la qualità - ha spiegato Mario Abis, presidente Makno - È attento al gusto e alla “dimensione di gradevolezza” della bevanda». Rimane forte e prioritario l’elemento socializzante insito nel bere birra, ma emerge con chiarezza un approccio anche più personale, curioso, consapevole e raffinato. Non che i consumi complessivi crescano più di tanto: un italiano in un anno ne beve mediamente 29,7 litri, ossia un litro ogni dodici giorni, davvero pochino (i dati sono 2005 e registrano un +0,8% rispetto all’anno precedente. Dieci anni fa si era a “quota 25”). Sono numeri molto, molto inferiori rispetto agli altri Paesi europei: la “primatista” Repubblica Ceca veleggia a 156,5 litri, seguono Germania e Austria. Pure la Francia ci precede, seppur di poco. Poi, rimane un consumo molto stagionale: la metà è nei tre mesi estivi. Eppure possiamo contare su un’ottima produzione nazionale, che copre il 74% dei nostri consumi (12,7 milioni di ettolitri contro i 17,3 “bevuti”); si concentra soprattutto al Nord, negli stabilimenti Heineken (Comun Nuovo, Bg e Pollein, Ao), Carlsberg (Induno Olona, Va), Menabrea (Biella), Forst (Lagundo, Bz), Peroni (Padova), Hausbrandt (Treviso) e Castello di Udine (S. Giorgio Nogaro, Ud, e finalmente anche Pedavena, nel Bellunese, storico stabilimento in crisi da tempo e ora rilevato dalla Heineken). Eppure la birra made in Italy è in calo del 2,8%, anche per l’inasprimento dell’imposizione fiscale, che dal 2004 è aumentata del 68% ed è superiore di circa 2-3 volte rispetto ai Paesi limitrofi; aumentano di conseguenza le importazioni dall’estero. specie da Germania, Olanda e Danimarca. Tutto il settore, secondo una ricerca Ernst&Young, produce comunque un valore aggiunto per il nostro Paese pari a 275 milioni di euro.
Carlo Passera
(Articolo pubblicato su La Padania del 25 luglio 2006)

E la Guinness si mette in mostra
La maggiore attrazione turistica d’Irlanda ha il gusto della leggendaria stout

Anno di grazia 1759: Arthur Guinness prende in affitto per 9.000 anni una fabbrica di birra a St. James’s Gate, a Dublino in Irlanda, al canone annuale di 45 sterline. Nasce così il mito della birra forse più famosa, certo più “caratterizzata” del mondo, l’inconfondibile stout dalla schiuma cremosa tinta nocciola, il colore scuro impenetrabile, il gusto che tende all’amaro e al caffé... magari da sorseggiare in uno dei tanti irish pub “Guinness style” sparsi per il mondo. Inevitabile che questa birra diventasse la principale ambasciatrice irlandese nel mondo, nonché... la maggiore attrazione turistica dell’isola verde! Già, perché un soggiorno a Dublino (da raggiungere magari volando low cost con la compagnia di bandiera AerLingus, www.aerlingus.com, o col colosso Ryanair, www.ryanair.com, altra figlia d’Irlanda) non è completo senza una visita alla sede della Guinness: il Guinness Storehouse. Qui scoprirete tutto quel che c'è da sapere sulla birra più famosa del mondo: una storia sensazionale che inizia 250 anni fa e termina… e dove mai, se non al bar con una pinta in omaggio? Il Guinness Storehouse è ubicato in un vecchio impianto di fermentazione (storehouse) di St. James’s gate, trasformato nel luogo dove poter scoprire l’essenza, il cuore e l’anima della inconfondibile stout. Nel suo cuore, i sette piani dell’edificio circondano un atrio centrale di vetro che riproduce la forma di una pinta di Guinness. Un piano dopo l'altro, i visitatori si immergono in un viaggio sorprendente nel passato, nel presente e nel futuro della miglior birra del mondo, scoprendo gli ingredienti, il procedimento, i tempi, l'arte e la passione alla base di ogni pinta. Sin dall'apertura, nel novembre del 2000, il Guinnessâ Storehouse ha richiamato oltre 2 milioni e mezzo di visitatori da ogni angolo del globo. Molto popolare è il Gravity bar, situato sul tetto: sorseggiando una pinta, i visitatori possono mettersi comodi e godere della vista panoramica ininterrotta, a 360º, della città di Dublino e del suo entroterra: dal Phoenix Park lungo il fiume Liffey, sino all'area portuale della baia e alle colline Killiney, alle montagne Wicklow e oltre.

È aperto 7 giorni su 7, dalle 9.30 alle 17 (luglio e agosto ingresso sino alle 20). Prezzo 14 euro con una pinta di Guinness in omaggio al Gravity. Info: www.guinness-storehouse.com

Carlo Passera
(Articolo pubblicato su La Padania del 25 luglio 2006)