AZIENDE E PRODOTTI

Raccogli l'acqua quando piove

Era l'esortazione delle persone anziane rivolta ai giovani per invitarli ad essere decisi di fronte alle occasioni della vita che potevano presentarsi soltanto una volta. Ed era basata sulla filosofia oraziana del carpe diem secondo la quale all'uomo non è dato conoscere il futuro, essendogli noto solo il presente e sul quale soltanto può fare affidamento. Come dire: raccogli l'acqua ora che piove perché non sai quando pioverà ancora. Tutte le volte che c'è crisi di pioggia mi viene in mente l'antica esortazione. E vorrei che anche coloro che fanno le notizie, compresi i meteorologi, ci pensassero. Che poi, passato il pericolo immediato, non se ne parla più, fino alla successiva crisi ecologica.
L'acqua è davvero un enorme problema, tuttavia, a mio parere, piuttosto che parlare rassegnati di "cambiamento del clima", di "desertificazione" e di altri avvenimenti disastrosi in arrivo nel pprossimo futuro, meglio sarebbe pensare al modo migliore per difendersi da tali possibili eventi catastrofici.
Sono nato in una "casa con cucina e sotterra, e piccolo ortale retrostante", quando ancora non si nasceva in ospedale. La casa era dotata di una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana con la vera che si apriva nel cortiletto (ortale), ma si poteva attingere acqua anche da un'apertura in una parete della cantina (sotterra). L'acqua era potabile ed era quella che cadeva dal cielo sul tetto a terrazza e si raccoglieva, attraverso un pluviale di coppi cementati nel muro esterno, prima dentro una piletta di pietra e poi nella cisterna. Quando la cisterna era piena si chiudeva il condotto d'ingresso e l'acqua della pioggia defluiva sul terreno e si perdeva.
In paese quasi tutte le case, per povere che fossero, avevano la cisterna ipogea scavata nel tufo e anche la campagna minutamente parcellizzata era disseminata di cisterne, tutte dotate di un pozzetto piuttosto ampio che riceveva l'acqua dal terreno per una prima decantazione. Anche qui, quando la cisterna era piena si chiudeva il pozzetto e l'acqua scorreva via, si perdeva. Nella cisterna, poi, si decantava definitivamente della terra, che precipitava sul fondo, ed era repuutata anche potabile. Insomma, allora, la cisterna era una pertinenza importantissima di tutte le abitazioni, ed anche di semplici ombraculi che servivano da ricovero stagionale.
Quest'arte di raccogliere l'acqua quando pioveva, la gente l'aveva esercitata per secoli di annate siccitose sin dall'antichità.
Diceva Columella (I, 5): "Se non si potrà fare nemmeno questo [scavare un pozzo] e non ci sarà assolutamente speranza di avere acqua viva, saremo costretti a costruire vaste cisterne per gli uomini e abbeveratoi per le bestie. L'acqua piovana, del resto, è la migliore per mantenersi sani; ma per essere considerata eccellente deve arrivare alla cisterna in tubi di terracotta, e la cisterna deve essere chiusa".
E Plinio (XXXVI, 52) ammoniva che: "Le cisterne devono essere costruite con cinque parti di sabbla pura e granulosa e con due parti di calce della più forte, nonché con frammenti di selce per non più di una libbra; poi bisogna battere il pavimento e le pareti con mazze ferrate. E preferibile che le cister­ne si costruiscano in coppia, cosi che nella prima si depositino le impurità, e nell'altra, attraverso un filtro, l'acqua passi pura". Semplice, no?
Oggi non possiamo fare a meno degli acquedotti pubblici che, quando non la perdono per strada, portano l'acqua potabile dappertutto, acqua che spesso noi usiamo in modo scriteriato, salvo poi essere presi dal panico quando arrivano le annate particolarmente siccitose. Allora invochiamo il razionamento e lo stato di calamità naturale. Non solo, c'è chi si spinge molto oltre, fino a prevedere, quasi a invocare, la desertificazione. Sono gli stessi profeti che nelle annate troppo fredde predicano la glaciazione.
Annate troppo secche ci sono sempre state, me ne ricordo anch'io, anche quando il mondo non era industrializzato e non era stato firmato ancora il protocollo di Kioto. Anche i predicatori di disastri, però, non sono nuovi sulla faccia della terra.
Ad ogni modo, sembra siamo in un periodo di annate poco piovose e non è impprobabile che il clima di quest'anno si ripeta anche negli anni a venire. Però, tutti gli anni piove, prima o poi, ed allora raccogliamo l'acqua, non lasciamola scorrere via, non sprechiamola. Se proprio non ci fidiamo di berla e di usarla per cucinare, utilizziamola per altri impieghi, per innaffiare il giardino e l'orto, per gli scarichi dei bagni e delle lavatrici, per il lavaggio della macchina.
Oggi chi costruisce una casa familiare, o anche un condominio per più famiglie, è obbligato a prevedere già nel progetto i parcheggi cosiddetti pertinenziali, cioè necessari alle persone che in essa abiteranno, persone che ovviamente sono anche proprietarie di automobili per uso privato. Ebbene, anche le cisterne dovrebbero diventare obbligatorie per tutte le costruzioni, anche condominiali. Come esistono i parcheggi per le automobili, dovranno essere obbligatorie anche le cisterne pertinenziali, ipogee come nell'antichità o fuori terra. Risolververebbero molti problemi negli anni di siccità e ridurrebbero sensibilmente il carico degli acquedotti pubblici, dai quali molti insediamenti si potrebbero addirittura affrancare.
Spero proprio che qualcuno nel nostro Parlamento si faccia carico di iniziative legislative tendenti ad affrontare il problema alle radici.

Giorgio Cretì