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AZIENDE
E PRODOTTI
Vino, Italia perde 7.000 ettari all’anno
Alleanza Cooperative: “utilizzare
le autorizzazioni dei nuovi impianti per aumentare la superficie dell’1%”
Aumentare dell’1% la superfice vitata dell’Italia, sfruttando
tutto il potenziale di crescita consentito dalla nuova normativa europea,
così da incrementare il patrimonio viticolo nazionale, la cui superficie
è di 640.000 ettari, di ulteriori 6.000 ettari l’anno, distribuiti
sotto forma di autorizzazioni per nuovi impianti. È questa una
delle richieste avanzate dall’Alleanza delle Cooperative –
Settore vitivinicolo, che ha svolto il 29 ottobre a Reggio Emilia la sua
prima Assemblea unitaria.
Il motivo della richiesta, che verrà presto formalizzata al Ministero,
è presto detto. “Il vigneto Italia perde circa 7.000 - 8.000
ettari all’anno”, spiega Adriano Orsi, Presidente del Settore
Vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative. “Se vogliamo mantenere
un settore vitivinicolo italiano competitivo, dobbiamo cercare di arrestare
questo trend negativo ed assicurare alle nostre cantine cooperative una
sufficiente quantità di uva da lavorare. Potendo sfruttare, almeno
per il primo anno, l’1% di crescita massima, eviteremo di mettere
a rischio la redditività delle imprese che sarebbero costrette
a fare i conti con un inevitabile aumento dei costi di produzione”.
Sul fronte comunitario non arrivano in tal senso segnali incoraggianti.
L’Italia aveva chiesto la possibilità di trasferire i diritti
di reimpianto ancora “in portafoglio” fino al 31 dicembre
2020, per evitare la perdita di un potenziale di produzione pari a 50.000
ettari, corrispondenti ai diritti di reimpianto “in portafoglio”
non ancora esercitati dai produttori. Una richiesta che l’Europa
non è disposta ad accogliere. “Sembra sempre più certo
– spiega Ruenza Santandrea, che dal 1 gennaio 2016 i diritti di
reimpianto ancora in portafoglio non potranno più essere scambiati,
ma solo convertiti in autorizzazioni e solo dal proprietario stesso del
diritto”.
In attesa che i regolamenti comunitari ormai chiusi vengano ufficialmente
pubblicati, il sistema vitivinicolo italiano dovrà interrogarsi
su almeno tre questioni principali: come distribuire i 6.000 ettari di
nuovi impianti tra le diverse realtà viticole del Paese, come far
sì che il nuovo sistema non penalizzi chi vuole crescere e come
assicurare che il meccanismo di assegnazione delle nuove autorizzazioni
sia sufficientemente snello e semplice, in modo da non perdere nemmeno
uno degli ettari messi a disposizione ogni anno.
Un altro campanello d’allarme riguarda i reimpianti. Con il nuovo
sistema, a differenza del precedente, l’autorizzazione al reimpianto
potrà essere esercitata solo dal produttore che ha estirpato e
non trasferita ad altri produttori. È evidente che si rischia di
perdere molti ettari qualora chi estirpa dovesse scegliere di non reimpiantare,
un rischio concreto, in particolare per quei territori in cui la maglia
poderale è polverizzata e l’età media dei viticoltori
elevata.
***
L’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari associa 510 cooperative
vitivinicole (165.000 soci produttori e 8.000 le persone occupate), che
producono il 52% della produzione vitivinicola italiana per un fatturato
che supera i 4,1 miliardi di fatturato complessivo. Tra le prime 20 aziende
di vino italiane nella classifica pubblicata ogni anno dal Rapporto Mediobanca,
ci sono otto società cooperative: Gruppo Cantine Riunite –
Gruppo Italiano Vini e Caviro (rispettivamente al primo e al secondo
posto), Mezzacorona (5), Cavit (8), Gruppo Cevico (11), Cantina di Soave
(12), La Vis (17) e Collis Veneto Wine Group (20).
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Alina Fiordellisi
Ufficio stampa Fedagri-Confcooperative
+06 46978202
+39 3803996627
fiordellisi.a@confcooperative.it
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