AZIENDE E PRODOTTI

Stop alla vendita di alcolici sottocosto. La decisione del governo britannico è assolutamente insufficiente per contrastare l’alcolismo

La recente decisione del governo britannico di vietare la vendita di alcolici sottocosto avrà un impatto limitato sulla salute dei consumatori, soprattutto di quelli più a rischio. Secondo le previsioni il provvedimento si i tradurrà in una riduzione dei decessi (14)  e dei ricoveri in ospedale ( 500) ogni anno. Più interessante sarebbe stato introdurre un prezzo minimo di 45 centesimi di sterlina per ogni unità alcolica (corrispondente a un bicchiere di vino, una lattina di birra o un bicchierino di super alcolico) perché avrebbe portato un beneficio 40-50 volte superiore (624 decessi e 23.700 ricoveri l’anno in meno). È quanto afferma uno studio dell’Università di Sheffield, pubblicato dal British Medical Journal, che dedica al tema anche un editoriale.
 
La misura decisa dal governo britannico sul costo degli alcolici, aumenterà il prezzo di ciascuna unità solo dello 0,7%, mentre un prezzo minimo di 45 centesimi per unità alcolica lo aumenterebbe del 23,2%. Il divieto di vendita sottocosto ridurrà il consumo medio annuo dei consumatori a rischio dello 0,08%, pari a sole tre unità alcoliche l’anno, contro il 3,7%, pari a 137 unità alcoliche l’anno, che si avrebbe con un prezzo minimo di 45 centesimi per unità alcolica.
 
La proposta di un prezzo minimo per unità alcolica era stata avanzata dal governo del premier Cameron nel marzo 2012, che l’aveva accantonata poco più di un anno dopo. Contro la proposta si erano schierati i produttori  e i supermercati. Come ha rilevato un’altra ricerca dell’Università di Sheffield, quando ci sono aumenti delle tasse sugli alcolici, i supermercati rincarano i prodotti a basso costo, che sono quelli preferiti dai bevitori ad alto rischio,  rifacendosi con un maggiore aumento sugli alcolici di fascia medio-alta. Lo scopo è di aumentare il numero e la frequenza delle visite nei negozi da parte degli acquirenti.

(Beniamino Bonardi - www.ilfattoalimentare.it)


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