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AZIENDE
E PRODOTTI
FIPE: olio sofisticato, ma non dal ristorante
«Gli arresti per frode di alcuni produttori di olio sono la chiara
dimostrazione che le adulterazioni e contraffazioni, quando ci sono, si
verificano in fase di produzione. È sui grandi numeri che l’illegalità
ha ragione di esistere.
Se il prodotto è contraffatto o sofisticato all’origine il
ristoratore non può verificarlo, quindi subisce una truffa di alto
valore, eppure si sta tentando di imporgli per legge di servire l’olio
a tavola in contenitori anti-rabbocco, pena multe salatissime. Se questa
norma passasse, al danno si aggiungerebbe la beffa».
È duro il commento del presidente della Fipe-Confcommercio, Lino
Enrico Stoppani, sui 16 arresti di produttori pugliesi e loro complici
calabresi, soprattutto in considerazione del disegno di legge in discussione
al Senato (approvato alla Camera) che impone ai pubblici esercizi di presentare
gli olii al tavolo in contenitori etichettati e forniti di dispositivo
che impedisca di modificare il loro contenuto o di poterli riutilizzare
una volta esaurito quello originale; provvedimento, peraltro, già
bocciato dall’Europa.
«È assurdo pensare – chiosa Stoppani – che un
ristoratore possa alterare una quantità di olio simile a quella
sequestrata ultimamente in Puglia, cioè 400 tonnellate. La norma
sull’obbligo per i ristoranti di dotarsi dei contenitori anti-rabbocco
per l’olio d’oliva da portare al tavolo, pena una sanzione
da 1.000 a 8.000 euro, è priva di senso, inutile, esasperante.
Serve solo a spostare l’attenzione dal settore della produzione
a quello della ristorazione. Il ristoratore, preso di mira dalla legge
in discussione, è invece la vittima della frode».
Secondo l’ufficio studi della Fipe, un ristorante spende mediamente
3.800 euro l’anno per acquistare l’olio. Per i 104mila ristoranti
attivi in Italia vuol dire una spesa di 400 milioni di euro. Il carrello
degli olii è presente soprattutto (46%) nei ristoranti dove la
fascia di prezzo è compresa fra 50 e 75 euro. Il carrello conta
in media 4,2 olii dop di cui 1,1 è biologico. Significativa è
anche la presenza di olii non a denominazione: se ne contano in media
2,4 a cui si aggiungono 1,7 di origine biologica. (www.fipe.it)
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