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AZIENDE
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Inflazione: il maltempo fa impennare ortaggi e verdure.
Ma dal campo alla tavola i prezzi si raddoppiano
La Cia commenta i dati Istat di dicembre.
Resta ancora elevata la “forbice” tra origine e dettaglio.
Nel complesso le quotazioni agricole segnano nel 2013 una flessione tra
il 3 e il 4 per cento.
L’inflazione frena, ma il maltempo (e anche qualche manovra speculativa)
fa impennare i prezzi degli ortaggi e delle verdure che sugli scaffali
fanno registrare una crescita del 13,8 per cento. Quasi il doppio dell’incremento
che si è avuto sui campi, dove le quotazioni evidenziano un rialzo
tra il 6 e il 7 per cento, dovuto essenzialmente a fattori climatici,
visto che in alcune zone le intemperie hanno distrutto anche il 40 per
cento della produzione di vegetali freschi. E’ quanto rileva la
Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati preliminari
Istat relativi al mese di dicembre.
Diverso il discorso per la frutta fresca che -avverte la Cia- ha continuato
nel commercio al dettaglio il suo trend a ribasso: meno 1,4 per cento
rispetto a novembre scorso e meno 1,2 per cento nei confronti del dicembre
2012. Stesso andamento si registra anche all’origine, dove si segnala
una flessione dell’1,2 per cento.
La corsa degli ortaggi e delle verdure -ricorda la Cia- è, quindi,
attribuibile a soli fattori stagionali. L’eccezionale ondata di
maltempo che si è abbattuta sul nostro Paese dalla metà
di novembre alla prima decade di dicembre ha devastato le produzioni orticole
determinando una consistente ripresa delle quotazioni. Un fenomeno momentaneo
che è confermato anche dall’andamento registrato durante
l’intero anno scorso con i prezzi dei vegetali freschi in flessione
del 4,4 per cento fino a novembre.
Comunque, al di là del rincaro dei vegetali freschi, l’agricoltura
-afferma la Cia- ha contribuito a dare un colpo di freno alla corsa dell’inflazione.
Oltre alla frutta, sui campi si registrano, infatti, cali per i cereali
(addirittura 19,8 per cento), per la carne bovina (meno 1,8 per cento)
e suina (meno 11,5 per cento), per le uova (meno 8 per cento) e per il
vino (meno 6,5 per cento). Stazionari, invece, i prezzi all’origine
dell’olio d’oliva, mentre crescono quelli del latte e dei
suoi derivati (più 5 per cento). Sta di fatto che il settore primario
segna una diminuzione dei prezzi tra il 3 e il 4 per cento. E questo con
evidenti riflessi negativi per i redditi degli agricoltori che hanno visto
crescere nel 2013 i costi produttivi, contributivi e burocratici in maniera
vertiginosa (più 7-8 per cento). (www.cia.it)
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