AZIENDE E PRODOTTI

L'espresso italiano vuole diventare patrimonio Unesco
Presentato a TriestEspresso il Consorzio per promuovere la candidatura
 
Anche il buon espresso italiano deve fare i conti con scadenti “imitazioni”, in Italia e soprattutto all'estero. Ecco perché è nato un Consorzio il cui specifico obiettivo è tutelare l'espresso italiano tradizionale, cercando di ottenere l'autorevole riconoscimento di bene immateriale dell'Unesco. E quale occasione migliore per presentare questo progetto se non nella fiera settoriale dedicata non al caffè in generale ma proprio all'espresso Il tema è stato al centro di uno dei dibattiti di oggi a TriestEspresso Expo che ha richiamato a Trieste operatori professionali da tutto il mondo.
“Se il caffè turco è stato riconosciuto patrimonio dell'Unesco, perché non può esserlo anche l'espresso Da qui è iniziato ormai quasi un anno fa l'iter che il 15 settembre di quest'anno ha portato alla costituzione del “Consorzio di tutela dell'espresso tradizionale italiano” – ha spiegato l'ideatore dell'iniziativa, Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente Dersut Caffè e Gruppo Triveneto Torrefattori Caffè – . Un percorso non facile, anche per la complessità che impone la procedura amministrativa di quest'organismo internazionale, ma in cui crediamo fermamente”.
Il Consorzio è stato fondato da 16 importanti marchi di settore, prevalentemente torrefattori ma anche produttori di macchine da caffè e macindosatori e nel Consiglio Direttivo di stamani sono stati accolti 5 nuovi membri, due associazioni di settore e tre imprese, ma ulteriori numerose manifestazioni d'interesse sono state raccolte in queste giornate di fiera. Un sodalizio destinato crescere ulteriormente.
“Quello che vorremmo ottenere dall'Unesco è l'approvazione di un capitolato a cui stiamo lavorando, ovvero di poche ma chiare regole che chiariscano cosa può essere definito espresso italiano tradizionale – conclude Caballini -. Il compito di questo Consorzio dovrebbe essere infatti proprio quello di vigilare sul rispetto di queste regole. Un approccio diverso da quello di altre realtà come la dieta mediterranea o il caffè turco, che ottenuto il riconoscimento Unesco non hanno proseguito nell'azione di tutela”.
È stato proprio questo aspetto, quello delle regole da fissare, ad animare il dibattito a conclusione dell'incontro: è stata sottolineata l'importanza della macinatura all'istante e di definire la qualità dei crudi e si è discusso sulla necessità di indicare una percentuale minima di arabica. Tutte tematiche che verranno approfondite nella prossima Assemblea dei soci del Consorzio.

Fipe: Il caffè agli italiani piace al bar 6 miliardi di tazzine consumate e un valore di 800milioni
Ogni giorno venti milioni di italiani entrano nei 130mila bar caffè presenti nelle metropoli come nel più sperduto borgo di campagna. L'espresso si conferma assoluto protagonista con 5,7 miliardi di fatturato e 6 miliardi di tazzine consumate, per le quali i baristi acquistano 47mila tonnellate di materia prima per un valore di 800 milioni di euro.
Baristi, torrefattori e consumatori si sono dati appuntamento a TriestEspresso Expo per dibattere sul valore della tazzina di caffè al bar e la Fipe presenta dati inequivocabili. "Il prezzo della tazzina - sottolinea Lino Stoppani presidente della Fipe, la maggiore associazione di pubblici esercizi - è inferiore ad un euro. Un dato che spiega come il caffè espresso in Italia vada difeso perché punto di forza del bar con i suoi 390 mila occupati; prova ne è che le imprese hanno espresso la necessità di assumere 7.000 baristi e tuttora cercano adeguate competenze". L'indagine Fipe ha posto in evidenza come siano almeno 500 le richieste di personale capace di fare e presentare un ottimo espresso.
“Per comprendere cosa muove la tazzina di caffè – nota Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio di Trieste – basta fare un giro nei padiglioni di questa fiera. Il caffè muove migliaia di persone, interessi, risorse umane, design...”.

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